"In politica estera la Meloni porterà avanti l'agenda Draghi", dice Urso (FdI)
“Russia, energia e diplomazia: bisogna lavorare, tutti insieme, nel solco del premier”, assicura il presidente del Copasir
Suonerà bislacco che proprio lui, senatore dell’unico partito di opposizione del governo uscente, lo dica con tanta chiarezza. Ma Adolfo Urso non ha dubbi: “Sulla politica estera, sulle questioni inerenti la difesa e l’energia, non possiamo disperdere il patrimonio di credibilità internazionale che abbiamo conquistato grazie a Mario Draghi e, se permette, anche al ruolo di grande responsabilità di Giorgia Meloni”. Pure Fratelli d’Italia, dunque, sventola adesso quella ormai famigerata agenda del premier? “Sulla politica di sicurezza del paese non dovrebbe esserci contrapposizione politica. Noi rivendichiamo il nostro rapporto di collaborazione con Draghi sul dossier ucraino. E spero che se dopo il 25 settembre le parti si invertiranno, col centrodestra al governo, siano gli altri ad adottare lo stesso atteggiamento”. Se insomma scansa come può la polemica di giornata, non è perché non ravvisi l’incombenza del pericolo. Anzi Urso, presidente del Copasir, l’allarme sulle interferenze russe nella campagna elettorale in corso lo ha messo nero su bianco in una relazione che il Comitato che vigilia sui servizi segreti ha approvato ieri. “All’unanimità, segnalo”. E allora, in nome della responsabilità, che pensare di Medvedev, delle accuse rivolte alla destra da Letta, delle titubanze di Salvini?
“Non mi piace – dice Urso – quando si usano le questioni di sicurezza nazionale come una clava da brandire contro l’avversario, anche se siamo in campagna elettorale. Medvedev è un personaggio grottesco, privo di ogni credibilità. Le sue illazioni vanno condannate: gli va spiegato che sì, noi preferiamo la libertà ai frigoriferi anche perché, come la storia ci insegna, con la prima arrivano anche i secondi, a differenza di quanto accadeva nell’Urss”. Eccessivo, dunque, l’attacco di Letta a Salvini sui suoi rapporti con Mosca? “La carnevalata di Medvedev non è che la punta dell’iceberg: a me spaventa quello che c’è sotto, e cioè una guerra ibrida che va avanti da anni, un’opera coordinata e scientifica di disinformazione e di condizionamento del dibattito pubblico, e talvolta dei processi elettorali, portata avanti dal Cremlino nei confronti di molti paesi occidentali. Lo vediamo ogni giorno, anche in queste ore”.
E se questo è il fronte di battaglia, la campagna elettorale del 25 settembre la si combatte proprio sulla faglia. “L’Italia può rappresentare il grimaldello con cui forzare l’atlantismo europeo”, si legge nella relazione approvata dal Copasir. “Non c’è dubbio che le ingerenze russe divengano più intense ed accentuate con l’approssimarsi delle consultazioni elettorali. E noi siamo i prossimi”. Sbaglia, dunque, chi esibisce sufficienza, dicendo che tanto in fondo votano gli italiani, non i russi o gli esquimesi. “Quel che è successo negli ultimi anni, e in particolare dopo l’invasione della Russia all’Ucraina, non rende più tollerabile alcuna sottovalutazione del rischio da parte di leader politici che ambiscono a ruoli di responsabilità, tanto a destra quanto a sinistra”.
Con Meloni a Palazzo Chigi, c’è da attendersi una revisione della condotta italiana nella crisi ucraina? “Nessuno nel centrodestra nega il lavoro straordinario che ha fatto Draghi per rimettere l’Italia nel giusto solco euroatlantico, dopo una legislatura iniziata in modo quantomeno confuso, tra gilet gialli e accordi con Pechino”.
A proposito: una vittoria del centrodestra potrebbe essere il preludio di una revisione, o di uno stralcio, della Via della Seta? “Molte delle collaborazioni previste nel Memorandum con la Cina sono state congelate proprio da Draghi, o comunque lasciate procedere su un binario morto”. Quanta stima, per un premier che si è fatto cadere senza pensarci troppo. “Ma quelle sono dinamiche politiche: la maggioranza che lo sosteneva è venuta meno. Per scelte più o meno discutibili anzitutto di Giuseppe Conte, ma comunque legittime”.
Anche la questione migratoria, su cui pure tanto si insiste nel centrodestra, dipende però dalla politica internazionale. Come si legge nel report del Copasir, a spingere molti migranti africani sulle coste della Cirenaica sono proprio forze riconducibili a Putin. Ed eventuali accordi di contenimento coi libici, spesso chiesti proprio dalla Meloni, sono impensabili al momento, col paese in totale subbuglio. “La Libia dovrà diventare una priorità nell’agenda del prossimo governo. Dalla stabilità di Tripoli dipende molto della nostra sicurezza energetica, migratoria e militare”. E della proposta del Cav., che invita Lega e FdI a fare un passo nel Ppe, cosa si pensa nel cerchio dei consiglieri della Meloni? “Giorgia è leader di una formazione, quella dei Conservatori, che nel prossimo Parlamento europeo giocherà un ruolo decisivo. Semmai, bisogna lavorare affinché i Popolari abbandonino l’abbraccio del Pse e guardino alla propria destra. Quello mi pare l’orizzonte più giusto”.