Sono insopportabili questi parvenu del fascismo liberale
Tremonti e Pera, in questo caso portabandiera di una causa sbagliata, portano alla festa le idee. Sono anche simpatici, ma la loro funzione è turiferaria, la loro tempestività esornativa sospetta
I parvenu del fascismo liberale mi sono francamente insopportabili. Tremonti, Pera ne sono un esempio. Sogno un governo, dopo il 25 settembre, di veri fascisti, fedele a quanto dissi, dopo la vittoria del 1994 di Berlusconi, a chi mi rimproverava di essere alleato con i fasci: “Magari!”. Fascisti liberali, naturalmente, non proprio picchiatori di strada, integrati alla bell’e meglio con tecnici politicamente neutrali, che sanno quello che fanno. Scherzo, ma non così tanto. A me il tema della presentabilità sociale ha sempre fatto ribrezzo. I voti sono voti, se li prendono, cosa che mi piacerebbe poter scongiurare con una trionfale avanzata del Pd e dei suoi alleati de sinistra, ma non lo prevedo, che se la sbroglino.
Del trasformismo ho tessuto lodi che a me paiono giuste, è un sistema complesso che ha attraversato tutta la storia italiana dall’unità a oggi, se siamo ancora in piedi lo dobbiamo alla flessibilità di sistema e a quella che il sulfureo e sottile Pomicino chiama la “scomposizione e ricomposizione di partiti e alleanze”, sebbene egli pensi a qualcosa di ideologico e storico, non proprio ai voltagabbana (lui non lo è).
Mi rendo conto che una prospettiva eticheggiante è in conflitto con questa in fondo banale analisi politica e istituzionale, descrittiva, aderente ai fatti, ai connubi, ai compromessi, alle alterne vicende di liberalesimo, fascismo, comunismo, popolarismo sturziano e degasperiano, chiesa cattolica (quando ancora ce n’era una).
Questi parvenu portano sé stessi a Meloni, che guaio, secondo una linea (Trem) che va da Buttiglione a Berlusconi a Bossi a Salvini, un gran casino sostenuto da una allure profetica, e nel caso di Pera, il croque-mort delle cause giuste, in questo caso portabandiera di una causa sbagliata, una serie di insopportabili equivoci. A me tocca votare per cose e persone e idee a cui non credo, in mancanza di alternativa, ma non aderisco a una retorica ambientalista e wokista che è destinata a essere travolta dalla realtà. Nella mia estrema confusione mentale mi è capitato per ragioni diverse di votare per Fini a Roma, e addirittura per Bonino non ricordo se al Senato o alla Camera. L’ultimo voto allegro e consentaneo, a parte il comunismo italiano un po’ totalitario e molto benedetto, fu per Berlusconi contro il pool, le cui ultime vestigia hanno trovato rifugio in Quadrisconte, sono spiccioli inutili ma faranno uno score invidiabile da terzo polo.
Per fortuna c’è stata la riforma Cartabia e l’afflusso di togati in Parlamento è ridotto, lo scandalo rimpicciolisce, non devo fare una campagna nel Mugello contro l’eroe dalle mani pulite appoggiato da D’Alema, Prodi, Veltroni e molti altri che oggi ne saranno abbondantemente pentiti. Ma Tremonti e Pera portano alla festa le idee, che sono pericolose, sebbene sbagliando sia stato detto “non mi preoccupano le idee ma le facce che le rappresentano”. Niente di personale, infatti, mi sono entrambi anche simpatici, e pensa se mi fossero antipatici, ma la loro funzione è turiferaria, la loro tempestività esornativa sospetta, la loro incapacità di essere felici restando soli nella propria stanza, scelta che a una certa età dovrebbe essere predisposta ex lege, mi sconcerta.