(LaPresse) 

Meloni ferma gli sbarchi della società civile nelle liste di FdI

Simone Canettieri

Generazione Atreju, ragazzi di Colle Oppio: la leader della destra è pronta militarizzare i gruppi parlamentari. Ma per il governo i ministri di peso saranno tecnici 

Ha svuotato consigli regionali e comunali. Da nord a sud, passando ovviamente per Roma, la sua culla. Ed è andata a pescare militanti che iniziarono a far politica con lei nei consigli d’istituto. Le liste di Giorgia Meloni sono fatte a immagine e somiglianza della leader: sono l’autobiografia di Fratelli d’Italia. La delega in bianco che le ha dato la direzione del partito è stata usata dalla capa della destra per militarizzare il futuro Parlamento. Gli spazi per la società civile sono stati ridotti al lumicino (vengono in mente solo tre nomi: Giulio Tremonti, Marcello Pera, Carlo Nordio). Il gruppo delle truppe meloniane, secondo rilevazioni di inizio mese, potrebbe contare su circa 110 deputati e su una sessantina di senatori. Rispondono a Meloni, non fanno parte di correnti, parola bandita dalle parti di FdI. Un mix di generazione Atreju e ragazzi di Colle Oppio, invenzione politica di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera.

 

E allora ecco spuntare dalla capitale l’ex europarlamentare Marco Scurria, primo capo della costola universitaria Fare fronte alla Sapienza. E ancora: Massimo Milani e Andrea De Priamo, consigliere comunale che aprì a Giorgia la sede del Msi nel quartiere Garbatella. Sempre nel Lazio: entrerà a Montecitorio Chiara Colosimo, consigliere regionale, considerata una di famiglia a casa Meloni. 

 

In Sicilia sono candidati Gianluca Caramanna, responsabile turismo e uomo macchina degli eventi del partito e l’assessore regionale Manlio Messina. Da Catania arriva il sindaco Salvo Pogliese, fra coloro che sostenne Meloni al congresso di Azione giovani a Viterbo nel 2004. Così come è stato valorizzato in Veneto Raffaele Speranzon. La lista è davvero lunga e conferma l’istinto di autoconservazione del partito. “La sindrome di Colle Oppio”, la chiamano i critici. Una mossa per evitare trasformismi e cambi di casacca, viene giustificata da FdI. E così è. In Abruzzo correrà il presidente dei giovani Fabio Roscani, in Piemonte Marco Perissa, presidente dell’associazione sportiva d’area Opes. E si potrebbe continuare con Marta Schifone, figlia d’arte di uno storico dirigente del Msi, o con Etelwardo Sigismondi da Chieti. A questa lista di volti nuovi si aggiungono le conferme degli attuali (più pezzi da novanta della storia della destra romana come Andrea Augello, che ritorna in Parlamento dopo essersi fermato un giro). La consapevolezza diffusa fra le truppe meloniane è che i fedelissimi potrebbero finire in ruoli di sottogoverno, ma i ministri pesanti (Economia, Lavoro, Esteri) saranno tecnici. Poi magari potrebbe esserci il posto in un paio di dicasteri per gli uomini della cerchia ristrettissima di Meloni. Coloro che hanno fatto le liste, promuovendo una generazione che non tradirà mai la Capa, dicono.

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.