Il caso

Salvini ricandida i furbetti del bonus Covid al contrario di quanto impose a Zaia

Simone Canettieri

Confermati in posti sicuri i parlamentari leghisti che usufruirono dell'aiuto dell'Inps, in Veneto un caso analogo non venne tollerato dal segretario. I malumori per le liste continuano: poche adesioni per Pontida 

In Veneto Luca Zaia ancora se le ricorda le pressioni che ricevette da Matteo Salvini. Era l’agosto del 2020, piena pandemia: uscì fuori che due consiglieri regionali e il vicepresidente della giunta avevano richiesto il bonus Covid dell’Inps. Ovvero: seicento euro. Gianluca Forcolin, vicegovernatore, dovette dimettersi subito annunciando che non si sarebbe ricandidato il mese dopo. Lo stesso accadde agli altri due:  Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Il caso toccò anche  tre parlamentari del Carroccio che Salvini ha deciso di ricandidare alle politiche.

 
Eppure due anni fa, con l’Italia piegata da mesi di lockdown, la notizia fece un certo scalpore. In Parlamento c’erano stati cinque eletti “insaziabili”. Pronti a chiedere anche un sussidio pubblico, nonostante lo stipendio non proprio da muratore. Furono subito bollati come furbetti del bonus. Dei cinque si risalì solo all’identità di quattro: Marco Rizzone del M5s venne subito espulso dall’allora reggente Vito Crimi, e poi il tridente leghista: Andrea Dara, Elena Murelli e Marzia Casolati. Subito Salvini, per non essere da meno rispetto ai grillini, ci andò giù pesante: tutti sospesi dal partito. Il leader del Carroccio però, a distanza di tempo, li ha perdonati. Di più, li ha premiati piazzandoli in posizioni più che eleggibili, in un contesto non proprio di vacche grasse per il partito visti i tagli abbastanza clamorosi.

Dara, imprenditore tessile, sarà il candidato del collegio uninominale (dunque rappresenterà tutta la coalizione del centrodestra) nella sua Mantova. La città di Virgilio ha dato i natali anche ad Andrea Paganella, capo segreteria di Salvini che su richiesta del capo ha lasciato il collegio di Mantova per essere dirottato nel Lazio, al Senato. Dara è amico del segretario della Lega. E fanno discutere in queste ore anche le altre due parlamentari uscenti riconfermate, considerate vicine al giro dei vertici del partito, compresi quelli parlamentari. Ecco dunque Elena Murelli, diventata nel frattempo anche una delle responsabili delle Frattocchie leghiste, pronta a correre nel disteso uninominale di Parma e Piacenza, e la gioielliera torinese Marzia Casolati, capolista per la Lega al Senato e candidata anche in un collegio a nome di tutto il centrodestra.

La vicenda dei tre perdonati, che definivano il bonus Covid un’elemosina salvo incassarlo, è l’ennesima goccia nel lago dei malumori. La vicenda è rimbalzata in queste ore in Veneto, dove la Liga  è su tutte le furie per non aver toccato palla al momento di compilare le liste. Non a caso Zaia ha tenuto a specificare  di “aver letto i nomi dei candidati della mia regione sul giornale”. Gli esclusi aspettano il Capitano al varco in un misto di delusione e rabbia. Come quella di Raffaele Volpi che in queste ore ricorda agli amici di non aver ricevuto nemmeno una telefonata di avviso dal segretario nonostante per un periodo lo avesse anche ospitato nella sua casa di Roma. Salvini sembra guardare oltre: vuole la doppia cifra, cerca spazi mediatici, è il primo a cercare di togliere Enrico Letta dallo scontro quotidiano con Giorgia Meloni. “Signori, dovete fare i conti anche con me”, insiste a dire.

E intanto lavora al grande evento: il ritorno di Pontida, fissato per il 17 e il 18 settembre. Sarà la sua prova di forza, quella che lancerà dal sacro pratone. E però le ripercussioni delle polemiche interne di questi giorni iniziano a dare qualche grattacapo all’organizzazione. Storicamente la festa nazionale del Carroccio, da quando c’è il leader attuale, è il ritrovo di tutti i territori. Truppe di parlamentari, amministratori e militanti che piombano nella valle bergamasca da nord, sud e centro. La crisi dei consensi e la rabbia di chi non siederà più in Parlamento sta mandando a rilento le prenotazioni dei pullman. Basti pensare che ieri dall’Emilia-Romagna sono arrivati segnali allarmanti. Da Bologna tre pullman prenotati ma al momento solo 15 adesioni confermate, come a Ferrara; e poi 20 da Parma, 13 da Reggio Emilia. Di sicuro a Pontida ci saranno i candidati blindati, questo sì. A partire da chi dopo aver beneficiato del bonus Covid ha fatto il bis con il bonus Salvini.
 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.