Palazzo Chigi

Draghi sos. Salvini lo implora sul gas. Il premier: "Ora mi vogliono dare i pieni poteri..."

Carmelo Caruso

Il governo studia le mosse della Germania, ma sul gas non vuole illudere. Il sorriso di fronte a quelli che adesso lo cercano: "Pensare che ci accusavano di finire i soldi"

Se non li prende a parolacce è perché non sono leader di parola. E infatti, Matteo Salvini, quello che lo ha cacciato in malo modo, e il “modo ancor mi offende”, ha proposto di dargli addirittura “i pieni poteri”, e si dice che lui, Draghi, ascoltandolo  abbia sorriso: “Adesso me li vuole dare... dopo aver tolto la fiducia al governo”, mentre Silvio Berlusconi, uno che è convinto che lo abbia inventato lui, ripete, “Draghi? E mica lo abbiamo cacciato noi?”. A Palazzo Chigi, dove arrivano già le suppliche dei vincitori, “dovete intervenire”, hanno cominciato ad apprezzare Giorgia Meloni che almeno conosce la pudicizia e non propone “l’armistizio”, l’ultimo imbroglio di “questo ragazzo” (così viene chiamato Salvini).

 

Quando hanno sentito dichiarare al leader della Lega che è il caso di affidarsi a Draghi, “e che lui è “pronto a tutto”, e che il governo (uscente) deve trovare il denaro, si racconta che abbiano risposto in questo modo: “Certamente lo troverà quello entrante”. E dato che alla fine Draghi è un nonno, e tenuto conto che sarà la Germania a scrivere la storia del price cap sul gas (“se la Germania cede – spiegano i diplomatici – è fatta”) c’è davvero da sperare che l’Italia ce la possa fare, ma sarebbe chiaro, precisano dall’esecutivo, “che se ce la fa è solo merito suo ma se la Germania non dovesse cedere non è più un problema suo”.


Gli chiedono miliardi di euro che non ci sono e gli chiedono pure di fare in fretta. Ieri mattina, il “soprasegretario”, Roberto Garofoli, ha convocato delle riunioni che sono lontanissime da una soluzione perché la soluzione sul gas, come Draghi ripete da mesi, è altrove, è in Europa. Tutte le volte che a Palazzo Chigi leggono le note dei partiti, già in campagna elettorale, quelle note scalcinate, nella quale si desiderano “provvedimenti, subito”, i tecnici rispondono: “Hanno forse confuso un governo con una pizzeria. Credono che i decreti si sfornano come si sfornano le Capricciose”.

 

La soluzione per Lega e FI sarebbe inserire un emendamento al Dl Aiuti che deve essere ancora convertito. Non si capisce dove trovare le risorse. I partiti che avrebbero potuto fare una battaglia ideale non l’hanno neppure compresa. Da mesi, Draghi, per ultimo al Meeting di Rimini, definisce “immorale” i profitti generati da alcune compagnie di energia rinnovabile. Molti di queste compagnie, tra l’altro, non hanno versato la tassa sugli extraprofitti. Ormai la sinistra qui la deve fare un banchiere. Premesso dunque che l’ultimo intervento dell’esecutivo sul gas risale a meno di venti giorni fa, la verità è terribile ma semplice: non ci sono altre strade praticabili se l’Europa non accetta di rivedere le sue regole.

 

Lo scostamento di bilancio sarebbe un pessimo segnale da dare ai mercati. Le tasse sugli extraprofitti sono misure che non si possono replicare altrimenti diventano anticostituzionali. Un prelievo regolare non si può più definire straordinario. Le idee della Lega, il modello francese, viene invece definito impraticabile. Il suo responsabile del programma, Armando Siri, è uno che si presentava alle feste della Lega con i suoi trenta libri in borsa. Lo raccontano alcuni militanti veri: “Ne vendeva dieci. Gli altri venti le faceva comprare alla sezione”. Perché raccontarlo? Perché restituisce la cifra di un mondo che, senza badare alla faccia tosta, pretende da Draghi una soluzione, quello stesso mondo che denunciava, pochi giorni fa: “Draghi sta utilizzando tutte le risorse disponibili. Vuole lasciarci senza”. Sarebbero capaci di invitarlo a cena e chiedergli alla fine di pagare il conto per aggiungere: “Ci sarebbe da saldare anche l’amaro …”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio