l'intervista
L'ex sindaco di Livorno ci spiega come combattere l'ideologia nimby (appunti per Piombino)
Alessandro Cosimi da primo cittadino della città toscana ha dato il via al progetto del rigassificatore. "Se il Pd vuole difendere l'agenda Draghi non può essere contrario all'opera di Piombino", dice al Foglio
E se Piombino, capitale italiana del Nimby, avesse un esempio vicinissimo, virtuoso, verso cui guardare per risolvere la contesa sul rigassificatore? A largo delle acque di Livorno staziona dal 2013 il rigassificatore Fsru Toscana, gestito dalla Olt Offshore Lng Toscana, società partecipata da Snam, la stessa che dovrebbe gestire la nave verso cui quasi tutti i partiti a livello locale fanno le barricate, continuano a scendere in piazza ogni settimana. Ha una capacità di 3,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, il 5 per cento del fabbisogno nazionale. “Anche noi abbiamo dovuto subire un bel po’ di contestazioni, ma diluite nel tempo. Siamo stati più fortunati”, racconta al Foglio Alessandro Cosimi, sindaco della città dal 2004 al 2014, gli anni in cui il progetto venne approvato.
Guardare all’evoluzione livornese permette di avanzare qualche soluzione contro la cultura “non nel mio giardino”. “In Toscana si dice: se mi giudico non sono niente, se mi paragono qualcosa sono. Nel nostro caso ha fatto la differenza la trasparenza sull’iter di autorizzazione. Ma anche un piano importante per il supply chain, per le ricadute sul territorio”, spiega con tono paziente Cosimi, che alle elezioni del 25 settembre si presenta nel collegio della provincia di Livorno alla Camera, tra le file del terzo polo. “Io non credo che il problema sia la contrarietà a tutti i costi. Quel che bisogna far emergere sono le modalità con cui a livello locale possono esserci delle ricadute positive, al costo di qualche sacrificio. Perché è pienamente legittimo sostenere che Piombino abbia bisogno di un cambio di paradigma tout court, votandosi al turismo e ai servizi. Ma significa fare una scelta, precludersi tutta una serie di occasioni di sbocco per il settore industriale, soprattutto dopo gli importanti investimenti che sono stati fatti sul porto. Chi ha il coraggio di dirlo con chiarezza?”.
In realtà in questa occasione particolare s’è solidificata in maniera piuttosto plastica una delle incrostazioni italiane: in Parlamento s’è votato in maniera compatta il decreto che individuava l’area di Piombino. E invece poi a livello locale si è arrivati subito a contraddire quell’indicazione. “Mi pare stupefacente che non si capisca questo: se le posizioni sono così ondivaghe, la fiducia nelle istituzioni ne esce distrutta”, dice Cosimi. Nelle sue parole risuona un atto di accusa non solo nei confronti del sindaco della città, di Fratelli d’Italia. Ma anche del Partito democratico, i cui circoli cittadini hanno osteggiato con forza il progetto di Snam. “Se tu dici di voler difendere l’agenda Draghi, non puoi avere un atteggiamento così contraddittorio. La devi difendere fino in fondo, visto che soprattutto sulle questioni energetiche i piani di questo governo sono piuttosto chiari. Anche perché altrimenti non c’è discorso sulla transizione ecologica che tenga: l’unica alternativa vera al gas a quel punto sarebbe il nucleare”.
Il deputato dem Andrea Romano, sfidante nel collegio di Livorno, è stato tra coloro che hanno proposto una nuova Valutazione di impatto ambientale. Oltre che uno specifico “decreto Piombino”: soluzioni per strizzare l’occhio all’attivismo dei comitati locali? “Aprire un tavolo, garantire il rispetto del contratto di tre anni con Snam è un conto. Ma se uno inserisce degli elementi di incertezza, allungando le procedure, fa solo una furberia”, ci dice allora l’ex sindaco di Livorno. Secondo cui da qui alla fine della campagna elettorale è piuttosto inverosimile che si riesca a parlare, come dice lui citando un detto indiano, con la lingua dritta, sposando un atteggiamento pragmatico. “Credo che l’ideologia nimby proliferi laddove ci si aspetta che basti far scivolare i problemi. Ma gli esempi del passato sono lì a dimostrarci il contrario. In Toscana ha avuto un peso anche una certa opposizione della regione al gasdotto con l’Algeria, che avrebbe alleviato i nostri problemi di dipendenza dalla Russia. Così come adesso a Livorno si sta osteggiando la costruzione di un impianto per l’idrogeno. Bisogna prestare ascolto ai territori, senz’altro. Ma su alcuni dossier, per un discorso di credibilità, deve essere lo stato a decidere”. Il messaggio è che per questioni così tecniche l’ideologia dovrebbe essere messa al bando? “Non si impone niente a nessuno. Ma bisogna avere il coraggio di parlare chiaro. Se si dice no al rigassificatore bisognerà essere pronti a rinunciare a una serie di occasioni di sviluppo. E’ legittimo, ma non ci si può più nascondere”.