L'intervista

"Conte vende sinistra, ma la sinistra è molto più del Rdc". Parla il "compagno" Bassolino

Carmelo Caruso

"Basta dire che Giorgia Meloni è fascista. Il problema della destra è l'impreparazione. La serietà. A sinistra litigano per i voterelli e non guardano alla moltitudine di astenuti". Intervista all'ex sindaco di Napoli

C’è il “rosso pompeiano” e  c’è il “rosso Bassolino”. E’ il colore dell’ex sindaco di Napoli, ex presidente della regione,  parlamentare del Pci, “o’ ninno” che a sedici anni, comiziava insieme a  Giorgio Napolitano. Il 25 settembre, alle elezioni, Antonio Bassolino, sceglierà ancora il “rosso” Pd? “Sceglierò i miei colori, quelli di un'intera vita". Se Giorgia Meloni dovesse vincere, in Italia, avanzerà il fascismo? “Non esiste un pericolo fascismo”. E allora cosa esiste? “Un problema di serietà, di stile e riguarda tutti i partiti italiani”. Ha paura di questo voto? “Non bisogna avere mai paura delle elezioni e del conflitto. Ma il conflitto non deve mai essere stonato. Il problema non è il fascismo. E’ il linguaggio”.


Bassolino, Giorgia Meloni è fascista? “Sono l’uomo più lontano da lei, per storia, cultura, formazione. Ma Giorgia Meloni non è fascista”. Chi è? “Una donna di partito con una vena popolare. Lo dico nell’accezione di popolo. E’ una che ce l’ha fatta da sola. Non si può negare”. Si può battere? “Si batte con la bella polemica, aspra, ma civile. Si batte mostrando le contraddizioni della sua coalizione. La politica non è marmellata”. Torniamo al rosso contro nero? “La battaglia è serietà contro impreparazione. Sento dire che la destra è fascista mentre pochi dicono che la destra è un’altra cosa. La destra è impreparata. E’ impreparata di fronte alla realtà, alle sofferenze civili, alle grandi decisioni di politica estera”. E infatti, Giorgia Meloni, a Cernobbio, quando ha ascoltato Matteo Salvini parlare di sanzioni, si è messa le mani tra i capelli e rovistava la sua frangia che, scriveva il poeta Eugenio Montale, “tu distrarla con la mano non devi/anch’essa parla di te”.

 

I sondaggi fotografano un vantaggio straordinario. La sinistra deve trattare la resa? “Non servono i sondaggi a dirci che la destra è in vantaggio. E’ un vantaggio che si respira parlando con la gente. Ma la destra ha un problema di rapporti con i fatti”. E’ un “fatto” che FdI  abbia riproposto il semipresidenzialismo. Lei è  ‘pronto’ al governo della “marescialla”? “Vede, torniamo alla serietà. Come potrei avere paura del semipresidenzialismo?  Mi sono pure battuto durante la Bicamerale per il semipresidenzialismo. Il guaio italiano non sono le riforme ma le riforme spezzettate. Io chiederei alla Meloni: come lo fai, come pensi di riequilibrare i poteri? Non mi preoccuperei del semipresidenzialismo alla francese. Chiederei piuttosto un semipresidenzialismo da persone adulte”.

 

C’è stato un tempo, quello del rosso Bassolino, e a parlare siamo noi, in cui la sinistra era la grande “forza popolare” e non aveva le nuance di rosso. Oggi c’è il rosso Letta, il rosso Fratoianni, ma c’è anche il rosso Conte, il leader del M5s che sogna di portare Mélenchon in Italia. Donald Trump lo chiama “Giuseppi, my guy”. E lui gira il sud, si propone come la vera sinistra, lui che, si racconta, fino a pochi mesi fa, chiedeva al Pd di togliere la parola “sinistra” dalle note congiunte. “Compagno Bassolino”, la sinistra di Conte è sinistra o è vino adulterato? “Diciamolo con stile”. Diciamolo… “Il Rdc non lo ha inventato Conte. Lo ha inventato la sinistra, quella campana, la nostra. Conte, e lo dico senza bisogno di insolentire la persona, sta vendendo meglio qualcosa che la sinistra non riesce a rivendicare”. La sinistra di Bassolino si sarebbe accontentata del Rdc? “La sinistra è lavoro.  E’ naturalmente molto più del Rdc”.

 

Il Pd sembra in queste settimane il “partito a sonagli”.  Ripete “è il M5s che ci ha tradito!”. Dove è  finita la sinistra dell’egemonia? “Mi limito a dire che il M5s  si presenta come un partito che è stato all’opposizione. Ma il M5s ha governato quanto e più del Pd”. Che elezioni saranno? “Inedite. Abbiamo un governo di affari correnti che si occupa di affari straordinari. E il governo che arriverà dovrà affrontare guerra, razionamento e anche il Covid, voglio ricordare”. Perché a sinistra si insultano con tanta violenza? Calenda insulta Letta e, insieme, Renzi e Calenda insultano Letta mentre Bonelli insulta Conte. “Stanno litigando per togliersi qualche voterello e non si accorgono che ne possono guadagnare una quantità eccezionale se solo guardassero al partito dell’astensione. Come sarebbe bello vedere una gara per conquistare questa moltitudine. C’è inoltre una parola che manca in questa campagna elettorale e che è destinata a essere la parola del nostro tempo”.

 

Qual è? “E’ riflessione”. Il Pci non esagerava con la riflessione? “Ricordo che per una leggera flessione alle elezioni comunali di Castellamare di Stabia il partito mi impose di scrivere 16 cartelle di analisi su Rinascita”. Perché? “Si doveva capire se quel calo era dovuto a errori del Pci stabiese o se in quella flessione si rifletteva il mancato voto del Pci nazionale al governo Andreotti. Eravamo esagerati ma dopo il 25 settembre sarà necessario riflettere”. Cosa accadrà? “Tutti credono che il mondo finisca quel giorno”. E invece? “Il mondo inizierà. Inizierà per la destra se sarà al governo e per la sinistra se sarà opposizione”. Bassolino in quale parte di mondo sarà? “A Napoli, con il mio gatto”. Nome? “Fred, come Astaire. Adesso vado da lui a ballare il tip- tap”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio