l'intervista
Dario Nardella: “La rimonta del Pd può partire dai collegi contesi nelle città”
L’invito del sindaco dem di Firenze a Enrico Letta: “Punti su noi primi cittadini, possiamo fare la differenza”. Obiettivo non perdere
“In questi ultimi venti giorni la vera partita si giocherà nelle città italiane e ora più che mai la differenza per il Pd la possono fare i sindaci: nei principali venti centri urbani si trova la maggior parte dei collegi uninominali che possiamo strappare alla destra, la rimonta si gioca qui”, dice al Foglio il sindaco di Firenze Dario Nardella. Ieri il segretario Enrico Letta, prima di inaugurare la campagna elettorale dalla storica piazza Santi Apostoli, parlando su Zoom con i candidati del Pd, ha dato la scossa: ci sono ancora 60 collegi uninominali contendibili, quelli che potranno se non fermare, almeno ridurre la vittoria del centrodestra. E Nardella indica una via che suona come un paradosso: il Pd riparta dalla Ztl! Quella che fu la croce del partito, che fuori dai centri urbani non riusciva a racimolare consensi, può esserne oggi la salvezza.
Certo non solo dai centri storici delle città può partire la riscossa, ma la strada del consenso urbano è quella che può aiutare il Pd. “Ora – ricorda Nardella – il modello delle campagne elettorali comunali può essere esportato anche su scala nazionale: possiamo battere il centrodestra in tutte le principali città italiane, perché lo abbiamo già fatto nelle ultime tornate amministrative: nel 2019, nel 2021 e nel 2022”. Anche per questo, il 18 settembre a Monza, Letta incontrerà i primi cittadini dem: per ribadire che il Pd è il partito dei sindaci, quello che più degli altri è radicato sul territorio.
E farlo, sostiene Nardella, significa anche sfatare alcuni tabù “andando – dice – anche sul terreno della destra, come, ad esempio, sul tema della sicurezza. La Lega confonde volutamente sicurezza e razzismo, il video del leghista Alessio Di Giulio con una signora rom non è uno sbaglio, ma una scelta precisa. A destra fanno volutamente questa confusione. Per noi la sicurezza è una questione seria, per la Lega e FdI è un problema di immigrazione: vogliono armare gli italiani e concedergli sempre la legittima difesa, il Far West nelle città. Noi crediamo che la sicurezza la debba garantire lo stato, e che debba farlo senza alcun cedimento al razzismo”.
E d’altronde la strategia di Enrico Letta è piuttosto chiara: per massimizzare i consensi occorre coprire, anche senza le alleanze sperate, il campo ideale più largo possibile. Non è un caso che due giorni fa il segretario dem archiviava il Jobs Act, mentre ieri, intervistato da LaPresse, prometteva un futuro per Mario Draghi in caso di “risultato importante” per i dem. Ma ieri è anche stato il giorno in cui Letta, pur promettendo di “pesare le parole”, ha allertato gli italiani: “C’è un rischio democratico”. Due le argomentazioni principali: la presunta vicinanza di un pezzo della coalizione di centrodestra a Vladimir Putin e le aberrazioni di legge elettorale che, col taglio dei parlamentari, potrebbe dare alla Meloni e soci il 70 per cento dei seggi a fronte di un 43 per cento dei consensi effettivi.
Di qui, la tesi conseguente: quello al Pd è l’unico voto utile. Le preferenze per il Terzo polo e il M5s “sono voti regalati alla destra”. “E Letta ha ragione” dice Nardella. “C’è un rischio democratico: c’è una destra populista, trumpiana e filoputiniana pericolosa e che non ha mai governato il paese e che con meno della metà della maggioranza dei voti rischia di trovarsi con i due terzi dei seggi in Parlamento”.
Eppure Calenda e Renzi dicono che non sarà il Pd, ma il Terzo polo nella quota proporzionale al Senato a fermare la destra.
“Carlo e Matteo – spiega il sindaco di Firenze – sono cari amici, ma neppure loro possono negare quello che dice Letta: non c’è nessun collegio in Italia, dalla Valle d’Aosta a Trapani, alla Camera come al Senato, che possa essere vinto dal Terzo polo o da Conte. Non è un’opinione, è matematica: in nessun collegio hanno più del 10 per cento. I collegi possiamo vincerli noi o il centrodestra, il senso delle parole di Letta è proprio questo: con pochissimi voti in una cinquantina di collegi dati a noi invece che a 5 stelle e Terzo polo si può ribaltare il risultato”.
Sugli esiti a Firenze e nel resto della Toscana il sindaco è fiducioso. “Nel collegio di Firenze partiamo favoriti, speriamo di fare un grande risultato, ma non bisogna dare nulla per scontato”. Il Pd, almeno per i sondaggi, parte invece indietro nei collegi della costa e del sud: “Qui – dice Nardella – secondo me possiamo ribaltarla anche facendo valere la nostra cultura di governo, di una sinistra non ideologica, ma pragmatica. Basti vedere che sul rigassificatore di Piombino io e il governatore Giani siamo favorevoli, mentre il sindaco di FdI Francesco Ferrari continua a opporsi”.