Pier Luigi Bersani (Ansa)

Mucche in corridoio

Il Pd guarda sgomento il Bersani loquace sulla destra ma silente su Conte

Marianna Rizzini

Al Nazareno speravano nell'ex segretario per coprire l'elettorato a sinistra dei dem, quello che guarda oggi al M5s. E invece dal fondatore di Articolo 1, che in tv rincorre ancora l'idea di un campo larghissimo, nessuna parole sulle ambiguità del leader grillino

Ci speravano, dentro e fuori le stanze preoccupate del Nazareno. Ci speravano, nel Pier Luigi Bersani ex segretario del Pd, fondatore di Articolo 1 e ora non-candidato nobile che dà una mano come anima sostanziale e mediatica della sinistra-a-sinistra del Pd, primo uomo che in tempi ormai lontani fu costretto alla pantomima dello streaming grillino: colui che oggi, come per mossa di una Nemesi benigna, pareva tornare non a casa ma davanti a casa per svolgere il ruolo scomodo di colui che toglie la terra sotto ai piedi e quindi gli elettori più di sinistra agli ex alleati scomodi, i Cinque Stelle. E invece no. Perché Bersani parla, e va in tv a difendere la ditta nel complesso, cioè il campo progressista che voleva e vorrebbe.

 

E gira e vede gente: il 14 va a Biella a parlare di lavoro, il 17 in Calabria, il 20 a Napoli, dov’è candidato Roberto Speranza. Le forze le spende, insomma, ma non per fare da contraltare a Marco Travaglio. Parla della cosiddetta mucca in corridoio, evoca la destra già forte quando nessuno voleva vedere, auspica che Giorgia Meloni “riconosca il 25 aprile” come in Francia “anche gli aristocratici il 14 luglio”, e però non parla male del M5s, tantomeno di Giuseppe Conte. Anzi: va a “DiMartedì”, su La7, e discute del grado di liberismo non evaso dal berlusconismo, e va all’“Aria che Tira”, sempre su La7, e sembra rimpiangere il mancato “incoraggiamento dell’evoluzione” dei Cinque stelle, attaccati “ad alzo zero”, rei di un “peccato di immaturità” forse per “eccesso di legittima difesa”.

E per il Pd è come l’ennesimo spillo conficcato nella carne, vista anche la collocazione di Conte sul piano internazionale. Preoccupato si mostra il deputato Pd Enrico Borghi, che dal Copasir ne ha viste molte: “Le dichiarazioni di Donald Trump a sostegno di Giuseppe Conte e di quest’ultimo nei confronti di Vladimir Putin confermano che chi ha considerato l’avvocato del popolo di sinistra è stato vittima di un’abbacinazione. È progressista il trumpismo che nega i cambiamenti climatici? È progressismo voltare la faccia davanti al diritto di un popolo aggredito di difendersi? È di sinistra unire i propri voti alla destra per far cadere un governo” che stava affrontando il tema “dell’agenda sociale?”. Vallo a dire a Bersani (che intanto dice tutt’altro).
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.