Le imprese e il voto
Calenda, Conte e Letta, confronto a distanza (di caratteri e di idee) nella sede di Confcommercio
Gli applausi più sostanziosi sono per i leader di Pd e Azione, il capo del M5s sembra invece più teso, come prima di un esame. Al centro dell'incontro, a cui ha parteicpato anche il forzista Tajani, le richieste delle aziende del terziario di mercato “che da tre anni si confrontano con crisi gravissime”, e le proposte dei partiti
Uno sembra giocare in casa, da ex ministro dello Sviluppo (Carlo Calenda, leader di Azione), l’altro sembra teso come prima di un esame (Giuseppe Conte, leader del M5s), l’altro ancora mostra di aver studiato a lungo il tema (Enrico Letta, segretario del Pd), e forse anche per questo viene applaudito (ma votato, poi, chissà). Loro, gli imprenditori e i vertici di Confcommercio che hanno organizzato la due giorni di incontri con i leader politici di ogni schieramento, per illustrare le richieste delle imprese del terziario di mercato “che da tre anni si confrontano con crisi gravissime”, dice il presidente Carlo Sangalli, e per ascoltare dal vivo le proposte dei partiti, ascoltano attentamente. Ed educatamente applaudono: applauso sostanzioso per Calenda e Letta, applauso più flebile per Conte.
C’è anche l’azzurro Antonio Tajani, unico del centrodestra nella prima giornata (oggi sarà la volta di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, e di Emma Bonino per il centrosinistra). E al coordinatore nazionale di Forza Italia giunge un applauso un po’ meno sonoro di quello riservato a Calenda ma più sonoro di quello riservato a Conte (il reddito di cittadinanza va rivisitato, ha detto intanto più volte Sangalli). Le imprese, dice il presidente Confcommercio, chiedono “risposte immediate all’emergenza energia in raccordo con l’Europa, stabilendo in primis un tetto al prezzo del gas, una migliore spesa pubblica e un riordino del sistema fiscale, politiche a sostegno dell’innovazione, del lavoro e della transizione energetica” e chiedono “di concentrare le risorse su queste priorità per superare le emergenze che minacciano la ripresa economica e la stabilità del nostro paese”.
Le imprese, queste le priorità indicate nel documento “Proposte del terziario per la prossima legislatura”, preparato da Confcommercio in vista delle elezioni, chiedono di “ridurre le aliquote Irpef e gli scaglioni di reddito, semplificare gli adempimenti e introdurre una no tax area senza disparità di trattamento tra redditi da lavoro o da pensione e mantenere il regime forfettario di tassazione in favore dei piccoli imprenditori e dei lavoratori autonomi con ridotto volume di ricavi o compensi”. I leader del centrosinistra hanno ricette diverse e soprattutto toni diversi. Calenda da giorni chiede di potersi “mettere davanti a un tavolo” con i colleghi e gli avversari, fermando la campagna elettorale per approvare subito un provvedimento che possa alleviare la tragedia del caro-energia: “Altrimenti chiunque venga eletto governerà sulle macerie”, dice Calenda (che ripete: “la campagna elettorale in questi giorni è demenziale”. Gli risponde Tajani, dopo aver ribadito che la riforma fiscale per Forza Italia è “la priorità”: “Ogni giorno Calenda ne spara una”).
Reduce da Piombino, il leader di Azione racconta le contestazioni in piazza come momento utile e costruttivo, rispondendo a Sangalli sul tema delle “opportunità” e auspicando che a sinistra non si ricada “nel giorno della Marmotta”, in cui si ripetono sempre le stesse cose senza farle. Qualche ora dopo, quando Conte si affaccia davanti alla platea delle imprese, il tema diventa quello della guerra, nel senso che il leader M5s si dilunga sul febbraio 2022 in cui, dice, “abbiamo detto no alla corsa al riarmo”. E va ancora a ritroso, a quando era premier e lottava sul Mes, e al “portentoso”, così lo definisce, strumento del cashback. Il LeitMotif, nelle parole di Conte, è la rateizzazione delle cartelle e il superbonus “incomprensibilmente attaccato dal governo Draghi”.
E se Sangalli a più riprese ricorda ai leader le priorità per le imprese, Conte a intermittenza si rifugia nel passato: addirittura, a un certo punto, in quello del governo gialloverde. Fatto sta che Letta arriva ultimo ma non ultimo, nella giornata: mostra di aver letto a fondo il documento programmatico di Confcommercio, e ci tiene a ribadire uno dei punti chiave della campagna elettorale Pd: noi abbiamo fatto di tutto perché il governo Draghi potesse lavorare, e ne siamo orgogliosi. Detto questo, il segretario dem può ben parlare di Putin che non vuole il tetto al prezzo del gas (“vuol dire che la misura è giusta”) e di rateizzazione, raddoppio del credito di imposta, attività energivore, Pnrr ed Europa, problema salariale e giovani (che Letta ha non a caso messo in lista). Partirà con un bus elettrico da Brescia, il segretario Pd, dice, con un occhio al tema “mobilità” innovativa, e annuncia una delle proposta per il terziario: incentivi per l’apertura di “mille bar multifunzione nei piccoli borghi”.