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Bollette e caro energia, i programmi dei partiti a confronto

Lorenzo Borga

Le forze politiche vorrebbero mettere altre risorse per abbattere i costi del gas e dell’elettricità, ma quello che manca è un piano ragionevole di riduzione dei consumi. Secondo Bruegel, il governo Draghi ha già speso quasi 50 miliardi di euro

“Pensavi solo ai soldi, soldi”. Ad ascoltare alcuni leader politici e le loro richieste di scostamento di bilancio viene in mente il ritornello del brano con cui Mahmood ha vinto Sanremo 2019. L’invocazione di una revisione dei conti pubblici per aumentare il deficit (oggi previsto al 5,6 per cento, ben sopra i limiti europei oggi sospesi) è stata inutile, fino a ora, di fronte alla compattezza del governo Draghi. Ma concentriamoci su cosa propongono i diversi partiti per la spesa di quei miliardi che vorrebbero prendere in prestito per calmierare i costi delle bollette.

 

Matteo Salvini parla di almeno 30 miliardi di euro, il che vorrebbe dire un rialzo del deficit di un paio di punti percentuali, visto che una decina di miliardi si troverebbero tra il maggiore gettito fiscale e vari risparmi trovati nelle pieghe di bilancio. Ma per farci cosa? “Bloccare gli aumenti di luce e gas” dice Salvini, che non spiega come vorrebbe riuscirci. Secondo uno studio della Cgia di Mestre la spesa energetica di famiglie e imprese nel 2022 salirà a più di 207 miliardi di euro, più che raddoppiando rispetto all’anno scorso. Nel frattempo secondo uno studio del think tank Bruegel il governo Draghi ha speso quasi 50 miliardi di euro, eppure Salvini continua a dire che dovremmo fare come Germania, Francia e Inghilterra che fino a oggi – in rapporto al Pil – hanno speso meno di noi.

 

Salvini si è concentrato anche sulla Germania, affermando che “dovremmo copiare” la strategia tedesca. Il governo guidato da Olaf Scholz ha infatti annunciato un piano da 65 miliardi di euro, per finanziare la riduzione delle bollette, la proroga dei biglietti super-scontati per il trasporto pubblico e gli assegni anti-inflazione per pensionati e studenti. Buona parte del piano è stato però finanziato da nuove tasse sulle aziende produttrici di energia rinnovabile, che godono di bassi (o nulli) costi di generazione dell’elettricità – il Sole e il vento sono ancora gratis – per poi venderla a prezzi simili a quelli del gas, molto elevati. Tutto ciò Salvini non lo dice, impuntandosi sull’aumento del deficit.

 

Un altro che ha presentato idee bizzarre sul taglio delle bollette è Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri vorrebbe “che lo Stati pagasse l’80 per cento delle bollette delle famiglie del ceto medio e in povertà e quelle di tutte le imprese, dal piccolo bar alla grande azienda, fino alla fine dell’anno”. Con che soldi? Secondo Di Maio l’operazione taglia-bollette sulle imprese costerebbe 13,5 miliardi, che si otterrebbero dai maggiori incassi dello Stato. Ma non spiega come fare altrettanto con le famiglie, dal momento che si dichiara contrario a uno scostamento di bilancio. Il piano appare ispirato a quanto accaduto nel Regno Unito, in cui la neo-premier Liz Truss ha annunciato che fino al 2024 la spesa per le bollette non potrà superare le 2.500 sterline a famiglia, invece delle 3.549 previste inizialmente. Una misura che in Gran Bretagna potrebbe costare circa 130 miliardi di sterline, arrivando a 170 se venissero incluse anche le imprese.

 

Meloni vorrebbe sganciare il prezzo del gas da quello dell’elettricità con una norma nazionale, per cui a suo dire servirebbero solo “3 miliardi da qui a marzo”. Non esistono però dettagli della proposta di Fratelli d’Italia, che visto il costo esiguo probabilmente si concentrerebbe sull’acquisto a prezzi regolamentati dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, sulla scia di quanto proposto da Azione e di quanto sta approfondendo la Commissione europea.

 

Ciò che manca però nelle parole dei leader di partito è l’attenzione ai consumi. Il modo più rapido e diretto per abbattere i costi del gas e dell’elettricità sarebbe infatti un piano credibile e ragionevole di riduzione dei consumi delle famiglie e delle imprese. Il prezzo è salito di 6-7 volte rispetto agli anni normali perché il mercato si è convinto che con la chiusura delle forniture russe in inverno non arriverà abbastanza gas per soddisfare la domanda europea. E dunque per riequilibrare il mercato è alla riduzione dei consumi che bisogna guardare. Oggi famiglie e imprese ci stanno pensando da sole, perché è così che funziona il mercato: l’offerta scarseggia, i prezzi si alzano, la domanda cala di conseguenza. Ma probabilmente non basterà, soprattutto se le promesse di pagare l’80 per cento delle bollette si realizzassero.

 

Se così fosse sarebbe più difficile convincere le famiglie ad abbassare il termostato ed evitare gli sprechi. Se i partiti italiani vogliono tornare a regolamentare il mercato dell’energia italiano ed europeo, dovranno anche fare i conti con i razionamenti. A dirlo – a microfoni spenti – sono anche gli stessi operatori del mercato energetico europeo, che fino a pochi mesi fa erano convinti che tetti al prezzo e regolamentazioni non avrebbero avuto successo anzi avrebbero portato ancora meno gas in Europa. Oggi invece loro stessi sono convinti che debba essere lo stato a decidere chi deve avere la priorità per il consumo energetico. Perché la grana delle bollette potrebbe essere solo l’inizio, se dovessimo affrontare anche black-out e blocchi energetici.

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