l'intervista
Corazza (+Europa): "La destra illiberale europea è amica di Putin. Dobbiamo fermarlo"
Il colloquio con la capolista della coalizione di centrosinistra in Emilia Romagna, già eurodeputata per il Partito moderato svedese. "Nel 2015 sono stata inserita in una black list del Cremlino. È una medaglia che mi appunto al petto"
“Nel 2015 sono stata inserita in una black list del Cremlino – racconta Anna Maria Corazza, capolista di +Europa, al Foglio – È una medaglia che mi appunto al petto, ne vado fiera ancora oggi perché nei dieci anni di attività al Parlamento europeo non ho mai smesso di denunciare la prepotenza di Putin e il suo piano volto a scardinare l'ordine di pace e di sicurezza europeo”. Perché ha scelto di tornare in Italia e di correre per il Parlamento italiano? “Dopo la caduta del governo Draghi ho avvertito come un richiamo della patria, ma non nel senso inteso da Giorgia Meloni. Sin dall'invasione della Georgia nel 2008, il progetto di Putin era ben chiaro: rifondare l'impero zarista. In Europa ce ne siamo accorti con colpevole ritardo. Putin si ferma solo se noi lo fermiamo. Gli amici di Putin io li conosco e non ho paura di contrastarli”. A chi si riferisce? “Alla destra illiberale europea, da Orban a Marine Le Pen fino a Salvini e Meloni. Esistono decine di rapporti della Cia e dello stesso Parlamento europeo che provano i legami economici tra l'apparato di Putin e i principali esponenti dell'estrema destra europea e italiana”.
Il gas è usato come un'arma? “Dopo il 2014, l'anno dell'annessione della Crimea, l'Italia ha aumentato la sua dipendenza dal gas russo. Quell'atto di aggressione, compiuto da Mosca in palese violazione del diritto internazionale ed europeo, non è stato preso sul serio. Putin apre e chiude i rubinetti del gas per esercitare pressioni sui paesi europei. È lui la causa principale, non l'unica, dell'aumento del prezzo del gas e del pane. Se oggi la spesa alimentare costa di più, è colpa di Putin. La posta in gioco per il nostro paese è altissima: l'Italia ha uno dei debiti pubblici più alti al mondo, il secondo in Europa. Abbiamo bisogno dell'ancoraggio in Europa come il pane quotidiano. Rischiamo di mandare al governo una banda di euroscettici, amici di chi vuole scardinare l'ordine europeo”.
In Svezia le elezioni appena concluse registrano un testa a testa con un'unica certezza: il boom della destra di Akesson. “Qui il sistema ha anticorpi più forti che in Italia. È vero, la destra illiberale è arrivata al 20 percento, circa tre punti in più del 2018. I Democratici svedesi sono riusciti a incentrare la campagna elettorale sul loro cavallo di battaglia, l'ordine pubblico e la sicurezza interna. Gli svedesi sono un popolo pacifico, scioccato dall'ondata di sparatorie e gang war che negli ultimi tempi hanno colpito il paese. Eppure i Democratici non hanno chance di entrare nel governo grazie alla decisione strategica dei moderati di tenerli fuori. Probabilmente si formerà un governo di minoranza che su singoli provvedimenti potrà contare sull'eventuale appoggio esterno dei Democratici. In Svezia c'è una red line verso Putin e i suoi amici. Io sono stata eletta per due volte, da italiana in Svezia, con le preferenze. Lo dico con fierezza perché lì la politica è una cosa seria, ti devi guadagnare la fiducia delle persone, una per una. Se non fai ciò che dici, sei fuori”. Dalla premier svedese uscente Andersson fino alla premier in pectore italiana Giorgia Meloni, il XXI secolo si preannuncia all'insegna della riscossa femminile. “Io dico: avanti le donne, purché siano competenti. È una questione di valori: quelli di Giorgia Meloni sono diversi dai miei. Io non voglio andare avanti in quanto donna, ma per quello che so fare e per le idee in cui credo”.