L'esattore di Giussano

Salvini money: nega di aver preso rubli, chiede euro ai leghisti. Fdi-Lega già litigano

Carmelo Caruso

Attraverso il tesoriere pretende dai parlamentari i rimborsi anche per ottobre (compresi dagli onorevoli che non ha ricandidato). In Veneto, FdI vuole assessori. La rubrica leghista di Giorgia Meloni

Ha fatto tutto lui. Ha anticipato la notizia, ha dato la smentita, ha minacciato la querela. Matteo Salvini, dopo le indiscrezioni americane, ha dichiarato che la “Lega non ha mai incassato denaro dalla Russia”. Al momento l’unico denaro lo  chiede infatti ai suoi parlamentari. E lo fa con insistenza. Vuole euro e non rubli. Con un messaggio del tesoriere, Giulio Centemero, il segretario desidera ricevere due bonifici: uno per le attività politico-parlamentari e un altro per le erogazioni liberali. La notizia è che lo esige pure dai non candidati e pretende il versamento per i primi 12 giorni di ottobre. E’ per la pace fiscale ma fa l’esattore di Giussano. 


Salvini sta scendendo. Scende nei sondaggi, scende nella polemica pure con la sua alleata. Nel suo ultimo “effetto notte” su TikTok, ha preso di mira Giorgia Meloni che sarebbe la sua “compagna di coalizione” ma un po’ troppo amica di Enrico Letta. Di questo passo farà un’intervista come quella di Totti: “Ha iniziato prima lei, l’ho scoperto dalla parrucchiera”. Adesso la strategia del leader della Lega è accomunare Letta-Meloni: “Non capisco perché Meloni e Letta...”. Dato che ci tiene a dare le note di servizio, occorre darne una che non viene comunicata sui canali ufficiali della Lega. A Pontida, i leghisti, quelli siciliani, secoli di astuzia, si sono sfilati in questo modo: hanno chiesto una deroga perché troppo impegnati per le elezioni regionali. E’ una scappatoia per evitare la conta che inevitabilmente ci sarà sul “sacro prato”.

 

Le federazioni sono già sotto pressione. La Lega, e lo rivelano i militanti, ultimamente non riesce neppure a eleggere i segretari di paese. Ormai mancano perfino quelli che vogliono comandare. Per cercare di convogliare moltitudine a Pontida si stanno mettendo a disposizione bus gratuiti: è tutto free. Con perfidia, un leghista l’ha detta con sagacia: “Vedrete che Salvini andrà a Lampedusa a prenderli”. Prima della campagna elettorale lo spauracchio era fermarsi al 10 per cento. Oggi l’asticella è scesa. Nella Lega questa è la cifra che gira: il 6 per cento.

 

E’ una cifra spaventosa. La decisione di Salvini di anticipare la stampa, di aggredire, in particolar modo la Repubblica, sembra l’azione di un impaurito. Su Instagram, chi studia i post di Salvini ha notato che l’algoritmo registra, facciamo un esempio, 355 commenti ma scorrendo la quantità è inferiore. Spiega un esperto: “Vengono cancellati i post probabilmente perché si tratta di insulti. Ma anche procedendo alla cancellazione, l’algoritmo registra il numero totale”. E sui social c’è un altro fenomeno interessante. I profili dei deputati stanno diventando una specie di via Paal.

 

FdI e Lega hanno iniziato a litigare. Un senatore leghista, famoso per condividere con Armando Siri un primato (non hai mai donato al partito) ha postato un articolo sul cosiddetto inciucio Meloni-Letta. Si tratta di Enrico Montani, eletto in Piemonte, ricandidato. Poche ore dopo il post lo hanno sbertucciato prima la federazione di FdI di Vercelli: “Veramente, allo stato ci pare che ad aver inciuciato con il Pd, sia stata la Lega e non FdI”, subito dopo il responsabile giustizia della Meloni, Andrea Delmastro: “Non ti preoccupare: Noi non governeremo mai con Pd e M5s. Noi non lo abbiamo mai fatto”.

 

In Veneto, sull’autonomia differenziata, si è già aperta una contesa. I leghisti veneti, non sono ancora andati al governo e hanno già fatto sapere che senza autonomia “si cade”. La verità è che FdI chiede già nuovi assessorati a Luca Zaia, uno che ha riconosciuto che dopo “aver visto la piazza di Mestre gremita per la Meloni, ho pensato che vinciamo le elezioni”. E’ una frase che FdI ha ritagliato e rilanciato sui social. Salvini è stato già superato, e non solo in termini di consenso, ma nella rubrica. Meloni telefona nell’ordine a Fedriga, Giorgetti, Zaia. La Lega è ammaccata. Si è parlato di corsari (il gruppo di Riccardo Molinari) e di duchi (Fedriga) per “rovesciare” Salvini qualora non dovesse dimettersi. Ma c’è una ulteriore figura che potrebbe entrare in azione. E’ una specie di “detonatore”. E’ un profilo di leghista popolare, un collegamento tra la vecchia e nuova Lega, con un consenso importante. Potrebbe essere mandato in avanti dai “duchi” con il compito di occuparsi esclusivamente del partito. Si tratterebbe di un’operazione di sgombero, una di quelle che sono sempre piaciute a Salvini: si deve ancora difendere, a Palermo, dall’accusa di abuso di potere e ora, nel suo partito, di fare l’abusivo.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio