L'incontro

"Noi con la Germania e l'Europa, loro con l'Ungheria". Letta fa tappa a Berlino per tentare la rimonta

Gianluca De Rosa

Quaranta minuti di colloquio tra il segretario dem e il cancelliere Scholz per differenziarsi da Meloni che a Bruxelles difende il presidente ungherese Orbán. Il messaggio agli elettori è chiaro: con il Pd al governo l’Italia potrà vantare le giuste entrature in Europa. Con Fratelli d’Italia, invece, il rischio è di finire nella lista dei paesi paria dell’Ue

Relazioni internazionali ed equilibri europei per tentare la rimonta. La strategia del Pd per evitare l’imbarcata elettorale, o persino per ribaltare i pronostici passa per i destini italiani in Europa. E d’altronde Enrico Letta a questo giornale lo aveva detto chiaramente: “Il voto del 25 settembre sarà la nostra Brexit perché, se vince, il centrodestra ci farà fallire in Europa”. Ieri per il segretario del Pd è stata una giornata importante per sostanziare con i fatti le parole ripetute in questi giorni, per dividere chiaramente gli schieramenti in campo. Da una parte il Pd, dall’altra il centrodestra. Loro con l’Ungheria, noi con la Germania. Meloni con le violazione dello Stato di diritto e il presidente ungherese filoputiniano Viktor Orbán, il Pd con i tedeschi e l’Europa unita e solidale. Riduzioni forse troppo schematiche, ma perfette per la campagna elettorale. Insomma, quello di questa mattina tra il cancelliere tedesco Olaf Sholz ed Enrico Letta alla Willy Brandt Haus di Berlino era un incontro tra leader di importanti formazioni del partito socialista europeo solo sulla carta.

 

Perché per temi e, soprattutto, tempismo il colloquio nella sede del Spd, nel Nazareno dei socialisti tedeschi, aveva tutto un altro sapore. Un’occasione unica per mandare un messaggio nel bel mezzo della campagna elettorale, in grado di marcare quella differenza con Meloni e soci predicata da Letta. Un fatto perfetto da affiancare a quello di qualche giorno fa, quando FdI e Lega al parlamento europeo hanno votato contro il taglio del 65 per cento dei fondi di coesione all’Ungheria per la violazione, non sanate, dello stato di diritto. E infatti durante la conferenza stampa congiunta con il giovane presidente del Spd Lars Klingbeil – Scholz, da capo del governo, per grammatica istituzionale non ha partecipato all’incontro con i giornalisti – il segretario del Pd ha voluto anche ricordare: “E’ gravissimo che Meloni e Salvini aiutino Orbán. Se vince questa destra, la prossima Ungheria rischia di essere l’Italia. Non solo non ci daranno più soldi a fondo perduto, ma sospenderanno quelli in corso”. Insomma l’esempio dell’Ungheria serve al segretario per far capire che le alleanze europee non sono solo questioni di politica estera lontana dai cittadini, ma “se rompi con l’Europa, i danni li pagano gli italiani, con la recessione, gli interessi sui mutui, il debito, il taglio ai servizi”.

   
Ai Fratelli d’Italia che da settimane ripetono ai giornalisti che è molto più il veto della socialista Germania che quello della tanto vituperata Ungheria a frenare sul tetto unico al prezzo del gas a Bruxelles, ieri Letta rispondeva con una promessa: “Sono molto ottimista, dopo aver sentito Scholz: ha detto che serva una soluzione europea, per evitare che si acuisca l’emergenza energetica”. La convinzione del segretario dem è che la soluzione comune, tetto al prezzo o meno, possa arrivare già al consiglio europeo del prossimo 30 settembre.

  
Letta poi non si è limitato a garantire soluzioni per il rebus energia, ma ha persino promesso futuri accordi con Berlino: “Germania e Italia sono i grandi produttori industriali dell’Europa, se cadono cade l’industria europea. Ho proposta un patto Italia-Germania per salvarla”, Il messaggio agli elettori è chiaro: con il Pd al governo l’Italia potrà vantare le giuste entrature in Europa, il riconoscimento all’estero, e un prestigio e una credibilità in grado persino di convincere la Germania a fare un passo avanti sul gas. Con Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, invece, il rischio è di finire nella lista dei paesi paria dell’Unione europea e di ritrovarsi senza fondi. E d’altronde, pur non dicendolo il cancelliere tedesco, il messaggio è arrivato chiarissimo. Lo ha pronunciato quasi per interposta Klingbeil: “Mancano sei giorni alle elezioni politiche in Italia e diciamo che c’è molto in gioco. Non si tratta solo di decidere chi guiderà l’Italia, ma anche di stabilire il corso dell’Europa. Sarebbe davvero un segnale fondamentale se Enrico Letta potesse vincere su Meloni, che, con il suo partito post fascista, poterebbe l’Italia in una direzione sbagliata”. Il pericolo fascismo stavolta lo evocano da Berlino