sognando il dieci

Il Terzo polo al Gianicolo per riprendersi ‘la grande bellezza' di chi “non dice sempre no”

Calenda e Renzi si travestono da risorgimentali e invitano a una gran rivolta contro le balle

Marianna Rizzini

Cala il sipario sulla campagna elettorale e il sole dietro al Gianicolo mentre sul palco conclusivo del Terzo polo la band dal vivo scalda il pubblico di sostenitori al ritmo di “I still haven’t found what I am looking for”. Invece loro, i leader di Azione e di Italia Viva Carlo Calenda e Matteo Renzi, hanno cercato e (sperano) trovato la formula per raggiungere la “doppia cifra”, quella che, dicono, metterebbe in sicurezza l’agenda Draghi e anche Mario Draghi alla guida di un futuro governo non populista e non sovranista, nel caso – questa l’altra speranza – che la destra non abbia la vittoria landslide già annunciata ma una vittoria a metà. E la formula è quella dell’Italia “del sì”, che non dice “no” come il Pd “farmaco generico” del M5S, dice da giorni Renzi, mentre Calenda rassicura a modo suo sulla tenuta di quella che viene chiamata “la strana coppia”: io e Renzi non siamo amici, mai stati amici, ma la vediamo allo stesso modo su molte cose.

 

Sul palco anche Renzi insiste scherzando: scommettevano che avremmo litigato, beh si, abbiamo litigato ma non lo abbiamo fatto vedere. Si sono divisi i compiti, Renzi e Calenda, dopo il “passo di lato” di Renzi, poco più di un mese fa: Calenda frontman a tutto campo, Renzi alla conquista del Nord e dell’elettorato in bilico tra Pd e Terzo polo (quello su cui fa presa la tematica del “non si può dire no a tutto”). La piazza si è intanto riempita. Alcuni sostenitori chiedono un selfie a Matteo Richetti, altri si complimentano con Luciano Nobili per la campagna caterpillar in un collegio difficile. Il vento improvvisamente gelido si placa assieme alla musica per accogliere i candidati in arrivo: tra i primi, Maria Elena Boschi in giacca bianca, Luigi Marattin con gli occhiali da sole, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. Calenda, a lato palco, dice che non si può affidare a mani inesperte il paese nel momento in cui c’è l’emergenza energetica e la guerra. Parte l’inno nazionale e i candidati cantano in piedi come la squadra prima del mondiale. Renzi sale sul palco: siamo gasati, siamo esaltati, dice, “non vi posso rivelare i sondaggi, ma...”.

     

Aleggia lo spettro degli indecisi. Da convincere. Poi il leader di Italia Viva saluta in francese l’omologo di Renew Europe. Il Terzo Polo, Italia sul serio, dicono Renzi e poi Mara Carfagna, punta al dopo 25 settembre: buon risultato e, dice Renzi, in prospettiva, tra due anni diventare primo partito.  Noi parliamo di contenuti, dicono tutti i candidati. Elencano quello che  “non sono” (a parte non essere il Pd): non siamo noi a vivere di navigator e reddito di cittadinanza. Siamo quelli che hanno fatto Industria4.0. Noi non abbiamo fatto campagna sulle tasse perché quando abbiamo governato le abbiamo ridotte, dice Renzi. Insistendo sul tema anti-Conte: perché avete chiuso l’unità di missione sul dissesto idrogeologico?

 

Cala la sera, e sullo schermo scorrono immagini di film italiani, scorre Roma, scorre la grande bellezza. “Da questa emozione e da questa eredità storica riparte la politica”, dice Calenda indicando la statua di Garibaldi – non è casuale la scelta del Gianicolo. “Siamo gli eredi di questa tradizione, di questa storia, del risorgimento, di questa cultura”, dice il leader di Azione. “Siamo qui per difendere quello che l’Italia potrebbe essere e può essere”. E’ l’ultima parola prima del voto, per non finire “nell’infinito loop” degli altri, quelli che votano contro l’italiano alla nostra destra o sinistra ma siamo quelli che votano per l’italiano davanti a noi”. “Non esiste democrazia dove non c’è cultura”. Si alzano gli applausi e Calenda abbandona il lirismo: “Sappiamo che sono palle la flat tax e il presidenzialismo”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.