Foto di Cecilia Fabiano, via LaPresse 

M5s il ritorno

Conte ferma il tempo. A Santi Apostoli ci sono 3000 persone in tripudio per lui

Simone Canettieri

Il M5s torna alle origini: populismo, elogio della diversità e guerra al Pd. Nella piazza bandiere arcobaleno, svolte green e un (ex) Avvocato del popolo "rosso" che sembra sentirsi un po' Gramsci

“Ma che succede? Ci avevano dato per morti. E invece?”. Giuseppe Conte entra ed esce dal palco che chiude la campagna del M5s. In piazza Santi Apostoli più di tremila persone in tripudio per lui. Tutti qui per vedere la star di Volturara Appula. Non esistono più i grillini, quella era un’altra storia. Ora ci sono i contiani. Lo capisci dal merchandising: magliette col viso stampato dell’ex premier, berretti giallo -trumpiani che portano il suo nome, striscioni con tanto di gigantografia (“Grazie presidente”), signore anziane che candide ammettono: “Siamo le sue bimbe!”. Culto del capo niente di inedito. Nel teatro delle vittorie del centrosinistra – l’ultimo a festeggiare qui è stato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri quasi un anno fa – il nemico è l’ex amico: il Pd

 

L’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa, che a Napoli vuole soffiare il seggio allo scissionista Luigi Di Maio, lo chiama “partito destrorso”. Paola Taverna etichetta i dem pseudoprogressisti. La capogruppo al Senato Mariolina Castellone lo dice senza troppi giri di parole: “Vogliamo superarli”. 
Tra i parlamentari girano sondaggi da far stropicciare gli occhi. Ma forse sono intrisi di leggende metropolitane, soprattutto a tre giorni dal voto. Gli interventi che si susseguono ricordano le campagne delle origini, con tanto di elogio della diversità: noi e loro. Peccato che i pentastellati governino l’Italia da quasi cinque anni, essendosi alleati con quasi tutto l’arco parlamentare. Ma questi sono dettagli. 

 

“Renzi e Calenda ce devono dì dove la vojono mette’ ‘sta centrale nucleare”, dice Taverna, vicepresidente del Senato (ma qui in versione pasionaria del Quarticciolo). Con il Parlamento ha chiuso, Donna Paola. E non l’ha presa benissimo come si sa. Stesso discorso per Roberto Fico e Alfonso Bonafede che giurano che continueranno a fare politica ma fuori dal palazzo. Magari comodamente seduti in qualche consiglio di amministrazione tra fondazioni e partecipate. Alla fine Conte si è tolto di mezzo anche loro usando lo scudo di Beppe Grillo, il grande assente che si palesa solo con una clip da casa: ormai un leader in Dad.

 

“Presidente, sei un eroe”, urla a Conte una signora arrivata in piazza alle 15, cioè quattro ore prima che iniziasse l’evento con un’ora di ritardo. Costante contiana fin dai tempi delle dirette Facebook in piena pandemia, al ventesimo minuto dell’ora.
Il capo del Movimento cinque stelle attinge a piene mani dal repertorio che tutti conoscono: avvocato del popolo e del populismo. “Ma questa guerra con quale via di uscita la stiamo affrontando? Qual è la strategia, vogliamo i negoziati di pace o no?”. Si vedono in piazza le bandiere arcobaleno. “E questa svolta green? La vogliamo a chiacchiere?”.

 

Tra la gente spunta Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente. A destra e sinistra i maxischermi proiettano immagini del pianeta Terra. E per un attimo sembra di tornare ai tempi che furono con le profezie di Gianroberto Casaleggio su Gaia. Il Conte rosso, che ormai si sente un po’ Gramsci, vuole fare breccia tra gli indifferenti: “Chi non crede più nella politica non può rifugiarsi nell’astensionismo. Deve decidere con noi”. E così, come se il tempo non fosse passato, dal palco un po’ tutti picchiano sul resto dei partiti. Non solo Pd, ma anche Lega e FdI, con particolare menzione per Giorgia Meloni che vorrebbe toccare l’eldorado elettorale del M5s: il reddito di cittadinanza.

 

“La pace è uscita dai radar, i condizionatori però li abbiamo dovuti spegnere”. L’ex presidente del Consiglio se la prende anche con il suo successore, Mario Draghi, che sembra stargli proprio sul gozzo. Chiama l’attuale esecutivo “il governo dei migliori”, dimenticandosi di farne tuttora parte. Dettagli anche questi. "Il M5S è l'unica formazione politica che ha parlato di lotta alle mafie, alla corruzione, all'evasione fiscale”, dice l'ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, colpo di mercato in lista. A scandire l'intervento dell'ex magistrato, il coro della folla “Onestà onestà”. Sembra un’allucinazione.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.