"Il Terzo Polo si farà". Calenda annuncia che la coalizione diventerà un partito
Il leader di Azione: “I gruppi unici alle Camere sono previsti nell’accordo con Italia viva, oltre a quelli adesso partirà il processo per creare un partito più ampio, non una semplice fusione”. E chiude di nuovo al Pd: "Sono destinati anche loro a diventare populisti, non si può tenere insieme tutto e il suo contrario"
Nascerà davvero il terzo polo? La domanda dopo il quasi 8 per cento raggiunto dalla colazione elettorale tra Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi, né un successo, né una sconfitta, rimane sospesa. Finché, a mezzogiorno, parlando finalmente con i giornalisti al comitato elettorale all'hotel Mediterraneo di Roma è proprio Calenda a rispondere. “I gruppi unici alle Camere - ha detto - sono previsti nell’accordo con Italia viva, oltre a quelli adesso partirà il processo per creare un partito unico che non sarà la somma di Azione e Italia viva ma qualcosa di piu' grande ed aperto". Ci vorrà tempo ma quella è la direzione chiara”. Accanto a Calenda in conferenza stampa per Azione Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, per Italia Viva Elena Bonetti ed Ettore Rosato. Nel corso della conferenza stampa il leader di Azione conferma anche che il dialogo con il Pd non ripartirà anche qualora a diventare nuovo segretario fosse un "riformista" come Stefano Bonaccini. A chi gli chiedeva se questa interlocuzione potesse ripartire Calenda ha risposto secco: "No. Il Pd riaprirà un rapporto con il Movimento 5 stelle, come lo stesso Bonaccini ha sostenuto. Il Pd ha ormai dentro una pulsione populista fortissima, che non riesce a separare dal pezzo che ha cultura di Governo. Pensano di tenere tutto dentro, da Bonino a Taverna, dicendo ‘noi siamo i buoni’ e questa cosa non può funzionare, è una situazione destinata a esplodere".
Eppure non in pochi gli hanno fatto notare come alcuni successi del centrodestra nei collegi uninominali siano da imputare alla mancata alleanza con i dem. Il caso più clamoroso il collegio del Senato di Roma centro, dove la candidatura contemporanea di Carlo Calenda ed Emma Bonino, ha determinato la vittora della consigliera capitolina doi FdI Lavinia Mennuni. Un risultato, che sommato al mancato raggiungimento del 3 per cento da parte di + Europa, che terrà la storia leader radicale fuori dal parlamento. "Mi dispiace molto che Emma Bonino non entri in Parlamento, il Pd l'ha usata contro di me. Mi spiace per +Europa che non raggiunge la soglia, le porte continuano assolutamente a essere aperte", ha detto Calenda, replicando specularmente ad Enrico Letta che in conferenza stampa ha parlato di "fuoco amico" che ha silurato Bonino.
Se c'è un dato che fa masticare amaro al comitato del terzo polo è quello che indica il mancato sorpasso su Forza Italia. A parlarne nel corso della conferenza stampa sono state le ex ministre e dirigenti forziste Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. "Non abbiamo mai fatto la corsa su Forza Italia, perché questo partito ha rincorso i sovranisti, comunque Azione e Italia Viva vincono su FI in molte regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio e Basilicata. In soli due mesi e senza promesse miracolose", ha detto Gelmini. "Il risultato raggiunto in realtà è simile, La differenza è di circa 100mila voti, solo che per FI è un punto di arrivo, mentre per noi è un punto di partenza", ha aggiunto Carfagna.