(foto Ansa)

al parco dei principi

Meloni festeggia: "Ha vinto il centrodestra. Governeremo per tutti gli italiani"

Valerio Valentini

La leader di FdI usa toni cauti e istituzionali per celebrare il successo elettorale. Consapevole delle difficoltà che ci saranno: "La campagna elettorale contro di noi è stata violenta"

Il rammarico, paradossale, sta nel fatto che il sogno di una vita va celebrato con un'esibizione di aplomb quasi estenuante. A mezzanotte passata da un pezzo, Giuseppe Valentino, volto storico di AN, già sottosegretario alla Giustizia con Berlusconi, incrocia sulle scale Francesco Lollobrigida. Abbraccio maschio, occhi lucidi: "È il momento che aspettavamo da una vita", dice. Ma il capogruppo di FdI alla Camera trattiene il fiato: "Ci siamo", dice quasi in un soffio. Ma è come se la sfida non fosse quella delle urne. Quella la si dà quasi per scontata. "Sarà una vittoria netta. Ma se sarà 23 o 26, o 28, cambia poco", spiega Giovanni Donzelli, dimagritissimo ("Una campagna logorante") mentre ancora tutti strologano sugli exit poll. Del resto l'ordine dall'alto è tassativo: silenzio assoluto, nessun commento fino a che non arrivano le proiezioni. E allora tutti sorridono, ma come trattaenendosi. Al punto che Ignazio La Russa, col solito tono guascone, all'una e mezza sbotta coi colleghi: "Oh, ma qui sembra un mortorio". 

  

   

Poi, alle due e mezza, l'urlo a lungo strozzato in gola finalmente si libera, esplode in un boato sulle note di Rino Gaetano. Eccola, Giorgia Meloni. Completo azzurro, volto teso ma estasiato. Sale sul palco della sala stampa dell'Hotel Parco dei Principi - a due passi da Villa Borghese, qui dove nel 2018 i grillini di Luigi Di Maio, oggi escluso dal Parlamento, festeggiavano la loro apoteosi - si trasforma in una curva da stadio. E lei, però, ci tiene a richiamare tutti agli ordini, di nuovo. "Questo è il momento della responsabilità davanti a decine di milioni di italiani". La sfida vera inizia ora: bisogna governare. E passa anzitutto dalla richiesta, garbata ma piuttosto esplicita, di ottenere un incarico da presidente del Consiglio. "Non sono certo io, a dover scegliere", sorride, sornione, Guido Crosetto. "Ma conoso Sergio Mattarella come uomo profondamente democratico e rispettoso delle regole della democrazia. Quindi...". Quindi sì, tocca a Giorgia. "Da quello che emerge dai risultati, dagli italiani arriva una indicazione chiara per un governo di centrodestra a guida Fratelli d'Italia", dice lei dal palco.

 

Ma davvero l'insidia maggiore viene dal Quirinale? Crosetto, vecchia volpe, capisce subito dove si va a parare. "Chi avesse intenzione di sabotare questa missione, non remerebbe contro a Giorgia o al centrodestra, ma all'Italia intera". La Russa è ancora più esplicito. "Siamo stati leali con i nostri alleati quando noi eravamo al 5 per cento, non vedo perché dovremmo temere che loro non lo saranno con noi". Malefico. Certo le tensioni già si intravedono: "Salvini? Se la sta giocando con Forza Italia, no?", commenta, con perfidia laconica, Lollobrigida. E allora già iniziano gli interrogativi: la Lega reggerà? Salvini proporrà di salire al Colle tutti insieme come coalizione per le consultazioni? Tutte incognite che andranno chiarite nelle prossime ore, quando il progredire dello scrutinio definirà i contorni del successo, specie per quel che riguarda il Senato. E si capirà, allora, se è stato successo o trionfo. "La soglia di sicurezza? Ci servono almeno 110 senatori", ragiona Donzelli. Il traguardo, quando ormai è notte fonda, non pare affatto lontano.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.