(foto Ansa)

l'intervista

Caio Giulio Cesare Mussolini: "Meloni? Il fascismo oggi è solo una carnevalata"

Luca Roberto

Parla il pronipote del Duce, militante di Fratelli d'Italia: "Abbiamo archiviato la stagione nostalgica. Giorgia ha vinto parlando di futuro, non di passato. Una nuova Fiuggi? Non cediamo alle strumentalizzazioni della sinistra"

Siamo noi per primi, in famiglia, a condannare certe carnevalate nostalgiche, per esempio lo sfoggio delle camicie nere. Per cui fa bene Giorgia Meloni a mostrarsi inflessibile. Tacciarla di fascismo è semplicemente ridicolo: una mistificazione della realtà”. Lo dice dall’alto di un nome altisonante, zeppo di evocazioni. Caio Giulio Cesare Mussolini sa benissimo di non essere immune, lui per primo, dalle accuse di folklore. “E’ da quando sono piccolo che sono vittima di insulti, attacchi gratuiti. Il mio cognome ha sempre pesato. Fino a dieci anni fa la vivevo in maniera tutto sommato tranquilla, adesso il clima è peggiorato, sembra di essere tornati negli anni Settanta. E’ stata una campagna elettorale violenta”, racconta al Foglio. Cinquantaquattro anni, ex ufficiale di Marina, da tempo lavora negli Emirati Arabi. E’ il pronipote di Benito, il Duce. Milita in Fratelli d’Italia, con cui si è candidato alle Europee. S’arrabbia quando in giro si scrive, lo fanno anche i giornali stranieri, che Meloni è un pericolo per l’Italia? “Credo che la risposta migliore sia il risultato elettorale. Di solito quando vince la destra si dice sempre che il popolo è ignorante, non sa niente. Ma gli italiani sono stanchi delle provocazioni stucchevoli. Giorgia ha fatto una campagna tutta rivolta al futuro, alle soluzioni concrete, non al passato. Il risultato del Pd è anche il segno che l’antifascismo oggi è diventato soltanto una forma di sostentamento economico. Guardate a Sesto San Giovanni: in un feudo rosso Isabella Rauti è riuscita a doppiare Emanuele Fiano”.

 

Eppure la provenienza, i simboli, sono quelli del Msi, di Alleanza nazionale. Meloni è stata chiara nel ribadire che il fascismo è una stagione conclusa. C’è bisogno di una sorta di Fiuggi 2.0 per renderlo ancor più esplicito? “Non dobbiamo prestarci alle richieste strumentali della sinistra, che alza sempre l’asticella morale. Non abbiamo niente di cui vergognarci, perché i conti con il passato li abbiamo già fatti. Questo paese ha bisogno di parlare dei problemi concreti dei cittadini. Lasciamo la Storia agli storici. Il fascismo è morto con l’uccisione di Mussolini”, argomenta allora con pacatezza l’altro Mussolini. Che sì, lo confessa, questo trionfo l’ha vissuto anche come il riscatto di una comunità. “Sono cresciuto in un’epoca in cui si diceva ‘ammazzare un fascista non è reato’. Ho visto crani spaccati, la violenza da parte dei gruppi della sinistra. E’ ovvio che per noi, che ci siamo sempre sentiti figli di un dio minore, questa è una grande occasione”. Vi accusano già, ancor prima di governare, di voler far tornare l’Italia al Medioevo per quel che riguarda i diritti civili. “E anche in questo caso si tratta di una mistificazione. Perché quando si parla di diritto all’aborto, di unioni civili, nessuno in Fratelli d’Italia pensa a restringere alcunché. Certo, per noi la famiglia tradizionale rimane la priorità: perché ogni bambino possa avere un papà e una mamma. Così come personalmente sono contrario a quella pratica deplorevole che è l’utero in affitto. Del resto, se questi non fossero stati valori condivisi, non ci sarebbe stato un consenso elettorale così ampio”. 

L’altro grande tema è se con Meloni a Palazzo Chigi anche una festa nazionale come il 25 aprile possa tornare a essere terreno di scontro tra fazioni nemiche. “Per me quella giornata è sempre stata divisiva –  spiega il figlio di Guido Mussolini – e mi auspico che questa sia l’occasione per arrivare a una sorta di pacificazione nazionale. Il passato va studiato, contestualizzato, capito”. Ha visto che il sindaco di Sant’Anna di Stazzema, del Pd, ha detto di vergognarsi perché nel suo comune, teatro di uno dei principali eccidi compiuti dai nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale, Fratelli d’Italia ha preso il 32 per cento? “Gli rispondo così: piuttosto che vergognarsi dovrebbe essere il primo a prendere atto di come funziona la democrazia. Se oltre il 30 per cento dei suoi concittadini la pensa in quel modo, dovrebbe avere grande rispetto per loro”. Le piace se le appiccichiamo addosso l’etichetta di patriota? “La patria è un concetto mazziniano, ottocentesco, non c’entra niente col fascismo”. E il trittico Dio, patria e famiglia? “Sono i fondamenti di qualsiasi società evoluta”. Insomma altro che ritorno delle ombre nere, dei saluti romani. La futuribile premier, in fin dei conti, potrebbe avere tutte le carte in regola per far dimenticare le proprie ascendenze, riassorbirsi all’interno delle grandi famiglie politiche europee. “Man mano che invecchiano, coloro che si considerano fascisti scompaiono. Se a distanza di 80 anni non capiamo che quella è una stagione archiviata continuiamo a parlare del nulla. Meloni ha credibilità internazionale, una rete di contatti. Presto se ne accorgeranno tutti che questa storia del fascismo era solo una strategia della sinistra rimasta arroccata a Capalbio, nei centri storici: fallimentare”.