tradimenti
I giornali sovranisti temono il "Draghismo" di Meloni
Il direttore della Verità Maurizio Belpietro teme di ritrovarsi "un Letta in gonnella, ligia ai diktat dell’Ue"
"Se la manovra è già scritta la Meloni ha le mani legate" titola oggi la prima pagina della Verità. Maurizio Belpietro teme di ritrovarsi "un Letta in gonnella, ligia ai diktat dell’Ue". Il direttore, nel suo editoriale di oggi, critica quei giornali e quegli intellettuali secondo cui "Dopo essere stata all’opposizione del governo Draghi per un anno e mezzo, Giorgia Meloni dovrebbe prendere l’agenda dell’ex governatore della Bce e trasformarla nel suo programma, divenendo più draghiana di Draghi". Una critiche che è anche un timore che questo si possa davvero realizzare.
"Giorgia Meloni - scrive Belpietro - deve stare attenta a non spaventare Bruxelles con proposte economiche che non piacciano a Bruxelles. Poi deve badare a non scontentare gli Stati Uniti, che in Europa non vogliono qualcuno che si scontri con i loro piani per Ucraina e Vecchio Continente. La leader di Fratelli d’Italia deve anche evitare di strizzare troppo l’occhio a Viktor Orbán e ai suoi amici dell’Est, come polacchi e cechi, perché questo potrebbe non piacere al gruppo che governa la Ue. Inoltre, la sempre più probabile futura presidente del Consiglio deve mettere da parte le sue idee sull’immigrazione, cioè il progetto di blocco navale, perché è guardato con sospetto dalle socialdemocrazie europee, ma non piacerebbe neppure agli imprenditori del Nord Est, i quali chiederebbero (il condizionale è mio) maggiore manodopera, possibilmente a basso costo".
Attenzione, avverte anche Claudio Antonelli, perché "La 'transizione' può diventare il pretesto per ingabbiare il governo".
"Descrivere Meloni e Draghi a braccetto", scrive il vicedirettore della Verità, "significa insinuare che Fratelli d’Italia possa bersi la cosiddetta agenda Draghi, che altro non è il binario rigido imposto dall’Ue. Eppure bisogna ammettere che queste insinuazioni colpiscono proprio nel punto più delicato della formazione del nuovo governo, che cammina su un filo sottile che divide la transizione ordinata dal pilota automatico (quello imposto dall’Ue)".
"Una strada sottile - prosegue - che imporrà subito scelte importanti. Il futuro governo farà scostamento? O si limiterà a navigare con bonus e aiuti ma senza interventi strutturali, come ha fatto l’uscente? Prenderà decisioni sul fisco impegnative e quindi taglierà le tasse, o si limiterà a limare il cuneo fiscale, come chiede l’Europa o come piaceva al Pd? Tra l’altro, su questi temi, FdI e Lega sono su posizioni diverse".