Lanciare Zaia al posto di Salvini e puntare su una federazione tra FI e Lega. Ci scrive Roberto Maroni

Roberto Maroni

Federare il Carroccio con Forza Italia per prepararsi alle sfide del domani. Con chi? Con un nuovo leader, dice Maroni. Ecco perché secondo lui il governatore del Veneto come segretario farebbe un gran bene alla Lega

Dopo il voto di domenica (che ha visto la Lega in evidente difficoltà) è partita in quasi tutte le sezioni la richiesta di un congresso straordinario, per eleggere un nuovo segretario al posto di Salvini. Io saprei chi eleggere, l’ho già detto, non vorrei fare nomi ma forse può essere utile farne uno per capire di cosa si sta parlando. Un indizio: è un governatore. Un profilo: quello di Luca Zaia. Martedì la Lega ha convocato il consiglio federale che non ha indetto nessun congresso, ma si è limitato a fare una valutazione dei risultati elettorali.

 

Condivido il pezzo di Venanzio Postiglione sul Corriere della Sera. La vincitrice unica è la Meloni, che nella terra di Zaia e Fedriga è arrivata al 26 per cento. Umberto Bossi, l’inventore della Lega e dell’autonomia, non entra in Parlamento dopo 35 anni consecutivi, ha scritto poi Postiglione non potendo sapere gli ultimissimi sviluppi del conteggio dei voti, che ieri pomeriggio ha assegnato a Bossi un seggio alla Camera. “Non è solo una questione di leadership. Se il Carroccio parte dai nomi invece che dal profilo politico, si racconta una bella storia, tutto qui. Matteo Salvini ha portato la Lega al 34 per cento alle europee del 2019. Ma la Lega sta perdendo sia i lottatori sia i governisti. I presidenti di regione nordisti, che erano legati a Mario Draghi, chiedono l’autonomia”. Quella che la Lega vive dopo il voto, a Postiglione sembra la fine di un’epoca: “Sullo sfondo il voto che verrà, dove la Lega si tiene stretto Fontana, mentre i nuovi rapporti di forza spingono la Moratti. Nella regione che guida l’economia italiana, come ha scritto Luciano Fontana. La stessa autonomia, mantra e traguardo della storia recente, si è presa un turno di riposo. Poi c’è Milano. Uno dei pochi luoghi d’Italia dove il Pd ha battuto Fratelli d’Italia”. 

  
Milano, dunque, in futuro, diventerà un laboratorio per i democratici, che dovranno decidere come ripartire in vista del congresso e della leadership del Pd. Il cammino della città negli ultimi venticinque anni, con tutte le giunte di ogni colore, fino a Beppe Sala, è un patrimonio comune. Tema: come conciliare le richieste delle imprese del nord e l’ansia di protezione di una fetta delle imprese del sud? Sarà particolarmente difficile. Tenere assieme Milano che ha scelto il Partito democratico e Scampia, che ha dato il 64 per cento al Movimento 5 stelle, non potrà che essere uno dei rompicapi del prossimo governo. In sintesi: liberare e sospingere le energie del nord senza perdersi lo sviluppo possibile del sud. Chiusa l’analisi del voto, ci vorranno le risorse europee del Pnrr. Ma anche una ventata di idee e di innovazione per ricucire l’Italia. 

    
Tutti i quotidiani (tranne Libero) la pensano come chi scrive e descrivono una Lega in grandissima difficoltà. Cominciamo dal quotidiano che rappresenta la vera patria della Lega, il Veneto. Il Gazzettino, quotidiano del nord-est, parla di flop della Lega e di processo a Salvini. Cita le parole del governatore Luca Zaia: “Risultato deludente, serve serietà, si ascoltino anche le posizioni più critiche”. Roberto Marcato, potente assessore di Zaia: “Salvini riconosca il flop: ora congresso o la Lega muore”. La Repubblica: “La rivolta della vecchia Lega contro Salvini: ‘Il Nord va ascoltato’. Ora il Consiglio federale”.  Il Corriere della Sera: “Messaggio rivolto a Salvini: il popolo del nord va ascoltato”. La Stampa: “Processo alla Lega, Maroni: “Ora un nuovo segretario”. Anche Libero è dubbioso sulla strategia di Salvini: “Convocato il consiglio federale della Lega, con Giorgia Meloni ci sentiamo oggi per prossimo governo”. Anche il Giornale ci va giù pesante: “Lega nel caos, Maroni contro Salvini. Bossi: ‘Ascoltate il Nord’”. E, per finire, ecco Dagospia: “S’alza l’onda del dissenso nella Lega per cacciare Matteo Salvini: è in preparazione un documento contro l’animatore del Papeete firmato da assessori, amministratori locali, sindaci, esponenti di primo piano e governatori”. 

  
Al consiglio federale della Lega, convocato da Salvini, non si è fatto alcun cenno al congresso federale, anche se la segreteria di Salvini scade proprio nel 2022. Detto questo, i nostri politici sembrano fregarsene di ciò che è successo. Basta leggere le dichiarazioni di Tajani al Sole 24 Ore su quanti ministeri spetterebbero a Forza Italia: “A Forza Italia tre ministeri? Io spero anche quattro”. Naturalmente uno spetterebbe a lui. Si dirà. Ma di fronte a queste difficoltà mostrate dai due alleati di Meloni, Forza Italia e Lega, come se ne può uscire? Cosa si può fare? Che progetto potrebbe avere un nuovo segretario della Lega? Io un’idea ce l’ho: far nascere una federazione tra Forza Italia e la Lega. Mi sembra una cosa buona e giusta, visti i tempi che corrono nella politica di oggi. E nella sua piuttosto modesta (e uso un eufemismo) classe politica. Come andrà a finire? Per saperlo, stay tuned.

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