Ddr Salvini

La roulette di Salvini. "Libera" Giorgetti al Mef ma vuole la guida o del Senato o della Camera

Carmelo Caruso

È tornato il "trattivista". Per mandare Giorgetti al Mef ("sarebbe un tecnico") chiede ancora contropartite. Fa asse con Ronzulli. Sogna di stangare FdI

Ormai è chiaro quale fosse il suo sogno: diventare campione di Risiko. E’ tornato Matteo Salvini “trattativista”. Si fa accompagnare nel gioco da Licia Ronzulli. Lei minaccia di sganciare l’uranio Silvio Berlusconi se non la indicano al governo. Lui negozia il rilascio degli ostaggi. Insieme vanno poi a riferire al Cav. come hanno fatto ieri sera. Sognano di stangare FdI. Chiedono ministeri e vicepremier. Giorgia Meloni non riesce a trovare ministri dell’Economia di valore e Salvini ha scoperto che Giorgetti vale oro quanto pesa. Pesa tanto. E’ pronto a cedere  Giorgetti da mandare al Mef ma chiede di ricevere in cambio il corpo di Ignazio La Russa. Sta trattando il Mef, le Infrastrutture per lui, il Senato per Calderoli. Dice che Giorgetti è un “tecnico” dunque “quella casella non è a carico Lega”. Salvini ha un nuovo biglietto vincente della lotteria. Sarebbe capace di perderlo nel tragitto che va dall’ingresso in banca all’ agente di cambio


Il cielo deve sul serio avere simpatia per Matteo Salvini. Ciclicamente i pianeti gli offrono la possibilità di lasciare un segno. Il più delle volte Salvini scarabocchia. C’è un buco al Mef. Non si trova un ministro disposto ad accettare. Giorgia Meloni spiega a Salvini che il suo numero due, Giorgetti, è perfetto per ricoprire quell’incarico, e Salvini sembra che abbia accettato. Perché si dice sembra? Perché Salvini è un po’ come l’italiano che non sa decidere in quale ristorante sedersi per troppa scelta. Quando finalmente sceglie l’oste gli risponde che è tutto prenotato. La serata si conclude a casa a cucinare due spaghetti con l’aglio. Meloni, che ormai lo conosce, lo avrebbe anche lusingato e chiesto un suo “atto politico”. “Caro Matteo devi essere tu a dare il via libera a Giancarlo”. E Salvini: “Nessun problema”. Ieri mattina, alla Camera, ha incontrato Giorgetti insieme a Lorenzo Fontana e Riccardo Molinari, detto il “Mol”.  Salvini ha lasciato diffondere una nota per dire che “sarebbe, per la Lega, un motivo di orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante di Economia e Finanze”.

 

Si dice che pure Giorgetti, che ormai non si veste più all’Upim, lo abbia guardato con attenzione. Che gliel’abbia detto non ci scommettiamo neppure un caffè corretto, ma che con le sue smorfie da filosofo presocratico abbia invece fatto capire a Salvini: “Ma sei sicuro che io sia l’uomo giusto? Non è che poi mi mandi Claudio Borghi a protestare insieme a Maurizio Landini?” è credibile. Stefano Candiani, leghista a cui restituiamo l’onorabilità che a Saronno gli abbiamo tolto (“Avete scritto una cosa gravissima”. Quale? “Che non so parcheggiare. Io parcheggio benissimo, e che cavolo”. Bravo! Così  fa un vero leghista!) precisa, alla Camera, che il Mef sarebbe una grandissima responsabilità e che “Meloni deve rispettare la sovranità di casa Lega”. Raccontano di telefonate drammatiche tra Salvini e Roberto Calderoli. Calderoli: “E’ la seconda volta che mi fregate alla presidenza del Senato. La scorsa volta con la scusa della Kyenge”. Grazie alla pepita Giorgetti (fate  un po’ voi) Salvini pensa ora di strappare il Senato a La Russa per “restituirlo” a Calderoli. A Villa Grande, Salvini e Berlusconi hanno concordato che “se Meloni vuole Giorgetti, FdI deve cedere la presidenza del Senato o la Camera”. Con troppa leggerezza, Salvini aveva promesso la Camera a Riccardo Molinari, uno che da consigliere regionale si era dimenticato di dimettersi da una vecchia carica. Venne eletto ma decadde. In queste ore, qualora la Lega non dovesse avere la presidenza del Senato ma quella della Camera, l’opposizione suggerisce Lorenzo Fontana. E’ stato già vicepresidente e dicono dal Pd: “In maniera egregia”.

 

Alla fine, quelli che salvano Salvini sono sempre i “fradèll”. Calderoli, con ore di anticipo, si era accorto dell’errore del Viminale per quanto riguarda l’elezione di Bossi (era dato fuori dal parlamento). Giorgetti lo tiene ancora con un piede dentro l’occidente. Nelle difficoltà torna sempre a loro. Salvini ha infatti il problema di come sedare il partito. Ferire Calderoli o Giorgetti provocherebbe il vespro tanto più se è vero, e sembra vero, che starebbe riflettendo su una norma. Ai prossimi congressi regionali potrebbero concorrere per la segreteria i militanti a eccezione dei consiglieri regionali. Per rabbonire i dissidenti Salvini sta dicendo che ci sarà posto per tutti. Perfino il suo responsabile all’Energia, uno sveglio, Paolo Arrigoni, è stato sacrificato nelle liste. Non si sa come ma siamo tornati alla settimana del Quirinale: “Scusi, è casa Cassese?”. E’ probabile che neppure Salvini lo abbia ancora compreso. A distanza di dieci anni (qualcosa di simile accadde al governo Renzi) ha la possibilità di avere un ministro dell’Economia chiamato a indicare i vertici di Enel, Eni, Poste Italiane, Leonardo, Terna, Rai… Ci sono 350 incarichi di governo e sottogoverno in ballo.

 

Un altro avrebbe già chiuso con Meloni, ma Salvini rilancia. Ricorda Nick, ne il “Cacciatore” di Michael Cimino che non riusciva a lasciare Saigon. Aveva bisogno di giocare ogni sera alla roulette russa. Puntava l’arma alla tempia e diceva “un colpo solo” come lui dice alla Meloni: “Ancora un ministro, uno solo”.
Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio