Il ritratto
Ignazio La Russa, il catanese milanese malato di Inter (e di Philip Roth)
Il rapporto con Pinuccio Tatarella, la passione per le Marlboro e per le minnuzze di Sant'Agata. Viaggio nelle origini, nelle abitudini e nella quotidianità del nuovo presidente del Senato
Forza Ragalna ha battuto Forza Italia. Cercate questo paese sulle mappe. Provincia di Catania. Prefisso telefonico 095. Cap 95030. E’ il paese dove è cresciuto e dove ha ancora la casa, “delle vagaaanze”, Ignazio La Russa eletto presidente del Senato con 116 voti. Sono mancati quelli di Fi ma sono arrivati quelli della mano di Dio. Si malignano due mani: Dario Franceschini e Matteo Renzi. Entrambi negano. E dobbiamo crederci. L’amico d’infanzia di La Russa si chiamava Roberto Pappalardo. Era insegnante. Il ristorante milanese dove La Russa pranzava era “I Matteoni” a Piazza Cinque Giornate. Silvio Berlusconi, che pure lo ha votato, gli ha detto: “Ma vaffanculo”. Sembrava il soldato Cambronne. “Merde!”. La Russa in siciliano: “Vaffanculo, ammia?”.
Con un’operazione militare, il surrealista La Russa, nato a Paterno, trasferitosi a Milano da giovane, avvocato (studio di fronte a Palazzo di Giustizia, era quello del celebre avvocato Demarsico) ha gettato il suo pitale, metaforicamente parlando, su Forza Italia. “Voglio ringraziare, chi mi ha votato pur non facendo parte della maggioranza”. Atterrato sullo scranno alto ha offerto un mazzo di rose bianche a Liliana Segre, presidente della seduta. E’ la vera segretaria che il Pd cerca. Durissima la sua introduzione sul fascismo. La Russa, che con i salti della storia viene da quella storia, quando ha preso la parola sentite come l’ha ringraziata: “Non c’è una sola parola che non abbia meritato il mio applauso”.
Tutta Italia ha già capito quanto è doloroso, per Berlusconi, diventare il numero tre della Meloni. Lei voleva La Russa presidente e La Russa è stato eletto. Si racconta che Salvini abbia dovuto dire a Roberto Calderoli: “Caro Roberto, Giorgia preferisce un amico come Ignazio rispetto a uno bravo come te”. Calderoli che è un signore: “La Russa è bravissimo”. Maurizio Gasparri che è stato il fratello di strada di La Russa (Vincenzo, il maggiore, è scomparso l’anno scorso, Romano è quello del mezzo saluto, romano) dice che lo sta cercando al telefono: “Il dolore è stato non votarlo”. Erano entrambi i beniamini di Pinuccio Tatarella, il totem della destra sociale, il primo a lasciarsi alle spalle Piazza Venezia. Una notte, lo racconta Pietrangelo Buttafuoco, in uno dei suoi libri benedetti (lo sono tutti) due turisti lo fermarono sotto il balcone del Duce e gli chiesero: “Perdoni, è questo il famoso balcone?”. E lui: “Ah, io non lo so”.
Gasparri era il faticatore, La Russa lo sregolato. Fabrizio De Corato, altro ex missino, dice: “Non capisco Berlusconi. Ignazio non se lo meritava”. Ministro della Difesa con il Cav. (la classe 1985 ringrazia La Russa ogni santo giorno: eliminò la leva obbligatoria) amico degli americani… e anche degli scrittori. Erano gli anni di “Gomorra”, di Roberto Saviano, quando sul tavolo di La Russa venne recapitata questa singolare richiesta: “Ministro voglio andare in Afghanistan”. La Russa, che non voleva deludere il grande scrittore, chiamò i generali: “Generaaale, dungue?”. Risposta: “Ministro, ma dobbiamo fare i soldati o i custodi di questo monumento della letteratura?”. Preso in giro per la sua dizione sicula (Fiorello ha costruito un repertorio) La Russa è in realtà poliglotta. Legge letteratura tedesca. E poi Pirandello, Camus, Asimov, ma anche Pastorale Americana di Roth. Venne deriso, anni fa, sui social per una citazione errata. A Concetto Vecchio, di Repubblica, dichiarò: “Io Roth l’ho letto tutto. Quelli che mi criticano, la sinistra, hanno letto solo il necrologio”.
La Russa ha ringraziato i senatori e premesso che non aveva un discorso pronto, ma solo una bozza. Con Berlusconi, prima, aveva duellato per Licia Ronzulli che sarebbe la Lola di Cavalleria Rusticana. Al Foglio è stato La Russa a illustrare il movimento del coltello: “Miccichè e Ronzulli fomentano Berlusconi e lui si fa portare”. Da ragazzo Lotta Continua gli dedicò un volumetto invitando: “Picchiatelo”. Lui, La Russa, girava al tempo in Mercedes. A Milano, le ha date (e le ha date) e le ha prese. Abita ancora nel quartiere di Piola. Goloso delle “minnuzze di Sant’Agata”. Fumatore antico di Marlboro. Dice il deputato Marco Osnato di FdI: “Sono un allievo di Ignazio che Ignazio non riconosce”. La Russa è scivolato, come tutti, nelle battute. Ce n’è una bruttissima su Rosy Bindi, ma Bindi è riuscita a perdonare Berlusconi. C’è da credere che lo abbia già fatto anche con La Russa. A Ragalna, l’amico Pippo Failla dice che Ignazio aveva messo su una squadra: “Credo che si chiamasse Fiamma”. La Russa giocava da centrocampista, mezz'ala. L’Inter lo fa sbandare. E’ stato pizzicato a presiedere il Senato, era ancora vice, con la Gazzetta dello Sport. E La Russa: “Io la mattina leggo sei giornali”. E’ sempre accompagnato da una sua assistente che prende sotto braccio. Anche ieri. “Ndiamo”. Adesso la Russa sta brindando. Osnato: “La Russa è per noi lo zio”. E come cantava Paolo Conte: “Zio, zio spiega la vita, spiega cosa è”.