oggi il voto
La Lega punta su Fontana alla presidenza della Camera per fare felice il Veneto
Salvini indica il suo vicesegretario come candidato al posto di Riccardo Molinari. Potrebbe anche prendere il ministero dell'Ambiente per Vannia Gava
Dalla sacrestia della Lega: “Le preghiere stanno funzionando”. Matteo Salvini non si è disunito. Il segretario è vigile, attento. Detto in lingua Lega: “Al momento non c’è l’ipotesi del bidone”. Sono solo cambiati i candidati priori. Avevamo lasciato, la notte di mercoledì, il fradèll Riccardo Molinari, candidato alla presidenza della Camera, poi dal cielo è calato lo spirito santo veneto. Si chiama Lorenzo Fontana, è il vicesegretario di Salvini, è stato un ottimo vicepresidente, sa chiedere scusa quando sbaglia, e adesso è lui il candidato presidente del centrodestra. Ha pure una laurea in filosofia presa all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino. Sono conversioni repentine.
Stefano Candiani, noto latinista di partito, ex sindaco di Tradate, che parcheggia benissimo, (altrimenti ci insegue con le scopa) e che merita un ruolo nel prossimo governo, dice che per fortuna lui ha la dispensa del segretario: “Non partecipo alle trattative”. Anche i governatori sapevano che il candidato ufficiale della Lega era “il Mol”. Possiamo raccontare la dinamica. Salvini, mercoledì sera: “Ora scelgo un veneto e vediamo sei i veneti parlano ancora male di me”. Fontana è veneto, di Verona. L’operazione di disturbo nei confronti di Luca Zaia, e dei governatori draghiani, la continuerà Massimo Bitonci, detto il “Totò Cutugno del Carroccio, arriva sempre secondo come Cotugno a Sanremo per gli incarichi di governo”. Si scherza. E poi Cotugno va rivalutato. Per tutta la giornata sono circolati i nomi della leghista Cavandoli (dicono che sia bravissima) di Nicola Molteni (dicono che sia bravissimo). Il solito Candiani che già di mattina aveva inquadrato la giornata spiegava da frate cappuccino, saggio: “Preghiamo affinché Giorgia Meloni dia dimostrazioni di tolleranza”. Nino Minardo, leghista siciliano: “Giorgia Meloni non si è comportata bene con Berlusconi …”. Qui sta cambiando il mondo.
Salvini, noto agitatore di governi, ormai si muove come Helmuth Kohl. Fa il paciere tra il Cav. e Meloni che tra un po’, come si sa, si strapperanno le orecchie a morsi. Salvini ha chiesto cinque ministeri, più due bignè. E dicono sia contento. Se va bene gli affidano pure l’Ambiente per Vannia Gava. Al federale dell’altro giorno, arrivano ancora dispacci, Fontana, Zaia, Fedriga si dice che abbiano chiesto a Salvini: “Prenditi il Mef e scappa”. Il Mef al momento è nelle mani di Giancarlo Giorgetti. E’ un altro che quando il sabato si faceva catechismo aveva sempre la risposta pronta: “Io la so, io la so”. Ieri, dopo una riunione, insieme a Salvini, Fontana, Molinari e Andrea Crippa, è uscito e ha detto ai giornalisti: “Se la Lega vuole il Mef e mi manda io li ci vado”. Questa storia della Lega con la religione sta scappando di mano. Giorgetti, padre perdonaci, ormai sembra il Cristo che alza la testa ed esclama: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Dategli un fazzoletto per il sudore. Se ci va, e sembra sempre di più che ci vada, può contare sulla competenza di Federico Freni (si veste magnificamente, confidiamo nel suo sarto). E’ l’ex sottosegretario di Daniele Franco, grande amico di Claudio Durigon. Freni è il leghista di terza generazione. Alla Camera racconta “Io ho già fatto gli scatoloni. Se serve sono a disposizione del partito. Se serve”. Economista umile.
Ora nella Lega sono più modesti di San Francesco. Si stanno intenerendo. Andrea Crippa, vicesegretario, ha un pensiero dolce per “il Calde”. Lo ha detto lui stesso, il Calde, Roberto Calderoli: “Ho incontrato La Russa e gli ho fatto gli auguri”. Questa estate, il Calde, aveva preparato un’altra legge elettorale. Un giornalista stordito che aveva bevuto, la sera precedente, non si ricordava del suo Porcellum. E’ vero che il Calde ne ha fatte tante, ma questa volta pure per Crippa meritava “il Senato. La Russa sarà bravo ma il Calde è il Nobel”. Le televisioni, che di questi giorni sono le protagoniste, hanno inquadrato il Calde nel momento in cui Liliana Segre annunciava “La Russa presidente”. Il Calde tratteneva le lacrime. Avrebbe dovuto farlo, liberarsi, perché non ce niente di male nel piangere, quando piange un “eroe” ferito. Si è sacrificato per il partito e si dice che la ricompensa siano gli Affari Regionali. L’Agricoltura, ormai lo sa pure il fattore di Siracusa, sarà di Gianmarco Centinaio.
Ieri sono, in via Ufficio del Vicario, sono stati distribuiti dei volantini con il suo faccione e sotto: “La competenza, no la poltrona. Il ministro che vogliamo”. Dicono fosse claque, ma poi se lo scriviamo dicono “cattivi”. Se l’ha fatto, bene. Lo facevano pure a Parigi ai tempi di Maupassant con le prime teatrali. Anche oggi, quando leggerete, inizia il secondo giorno di veglia. Vale sempre la frase di Blaise Pascal: “Un leghista sarà in agonia fino alla fine di questi giorni (di formazione di governo) non bisogna dormire in questo tempo”.