L'editoriale

I confini necessari su ambiente e diritti per fare opposizione

Giuliano Ferrara

Le due tematiche  non possono definire in modo totalitario il volto del riformismo socialdemocratico e liberale. Altrimenti si fa largo una rivincita dei conservatori

I diritti, come l’ambiente, sono diventati per la sinistra europea (non è una questione solo italiana, ovvio) principi non negoziabili, come la vita e la dignità della persona per la chiesa cattolica non relativista prima di Francesco. Solo che la Chiesa, che pure questa battaglia la va perdendo se non l’abbia già persa, si appoggia su una tradizione, sulla ragione e sulla legge di natura, concettualmente tre bestioni filosofici o bastioni storici, mentre diritti e ambiente aspirano allo statuto di dogmi rivelati dell’ideologia contemporanea, sono assoluti in un mondo di relativi, vivono nel segno dell’evoluzione, non della tradizione. Dio Patria Famiglia e Popolo sono residuali in una società di single, di famiglie arcobaleno, di sessualità permissiva e libera, di consumi etici e estetici all’insegna del bel vivere invece che della buona vita, della sconfitta di ogni sofferenza, dell’incorporazione della vita e della morte come scelte, come portati dell’autonomia individuale, ma sono astrazioni paradossalmente meno fragili.

 

Diritti e ambiente non possono non avere un posto in area progressista, magari con il contorno delle diseguaglianze (altro mantra che vira il vecchio laburismo in dirittismo), ma deve essere un posto che ha limiti, confini, che non definisce in modo totalitario il volto del riformismo socialdemocratico e liberale. Altrimenti, per quanto confusamente, si fa largo in forme diverse da nazione a nazione una rivincita dei conservatori. Meloni vuole essere modello per gli altri in Europa, è ambiziosa forse al di là dei suoi poteri e delle sue capacità, ma il suo successo, che non è ancora e molto difficilmente sarà un achievement, un risultato solido, una soglia di credibilità, intercetta questo problema dei suoi avversari. Di lei non si può dire che sembra una incolore funzionaria della Commissione di Bruxelles, al massimo una testa d’uovo, timida e introversa, come Enrico Letta. Carlo Calenda questa cosa l’ha intuita, ma la sua carta resta nel fondo una minoritaria aspirazione manageriale alla competenza, al profilo di governo, più che a contenuti forti di società e di cultura.

 

 Il governo che sta per nascere da questo punto di vista, diritti e ambiente, è un salto nel buio, e le scelte istituzionali d’ingresso sembrano fatte apposta per deridere le retoriche di alto profilo di quella che dovrebbe essere l’opposizione. Se l’opposizione però non troverà un posto definito, con dei confini, alle tematiche ambientaliste e dirittiste, non credo che avrà la forza suggestiva, la potenza programmatica e d’immagine, per rovesciare il trend che l’ha portata, insieme con errori colossali di tattica e comportamento politico, alla sconfitta. E’ complicato. Ormai la teoria dei diritti come volano di una nuova visione del mondo, a esclusione di motivi considerati accessori, e non lo sono, della condizione umana, è come una seconda pelle, una seconda natura, e rischia di presentarsi come un linguaggio indisponibile e insostituibile, identitario come pochi, dell’area progressista. Non sono più i tempi del disgraziato viminalismo di Salvini, della caccia al negher, quel volto arcigno e poco professionale, eticamente intollerabile, della destra italiana dovrebbe andare in soffitta. I progressisti, qualunque cosa voglia dire questa parola usurata come tante altre nella sfera politica, devono registrare la loro linea su una scommessa un po’ più adulta e matura, almeno nelle premesse, di un governo e di un’area conservatori.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.