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Matteo Salvini XXIII. Negozia la pace tra Meloni e Cav. Ipotesi Ceccardi vicesegretaria

Carmelo Caruso

Cerca di portare il sereno nella coalizione e all'interno del partito. Molinari resta irritato. In Lombardia la candidatura di Fontana resta in bilico. La partita dei vicesegretari

Il Viminale non potrà averlo ma il papato sì. E’ Matteo Salvini XXIII, il segretario “buono”. E’ impegnato in ben cinque negoziati di pace. Il più importante: la crisi cubana tra Giorgia Meloni e il Cav. Anche ieri Salvini ha lavorato per il ritiro dei missili nucleari. In Lombardia si occupa del conflitto tra Letizia Moratti e Attilio Fontana. Nella stessa regione dialoga con il Comitato Nord di Umberto Bossi. A est disinnesca la guerra civile tra leghisti veneziani e leghisti padovani. All’interno, nella Lega, è pronto a riconoscere i diritti delle donne. Susanna Ceccardi, detta la principessa Leila, potrebbe essere indicata vicesegretaria. Se il prossimo anno, a Stoccolma, non assegnano il Nobel per la Pace, a Salvini, sono dei veri farabutti.

 

Questa volta chi insulta Salvini è un ribaldo. Se i sovietici (Forza Italia) e gli americani (FdI) si sono seduti al tavolo di pace, ieri sera, è solo merito suo. Già domenica fluidificava con “ottimismo e determinazione”. Di mattina, Salvini XXIII è pure andato a trovare Konrad Lorenz, Lorenzo Fontana, neo presidente della Camera, per portargli solidarietà, lui che è stato vittima di attacchi “volgari e inauditi”. Di pomeriggio ha trascorso ore di meditazione con i suoi (c’era anche Claudio Durigon, vero uomo di pace, che si merita un ruolo; lo diciamo noi) per ragionare sul superamento della legge Fornero. Sentite il verbo cristiano, tenero: “Superare”. Mica abolire.

 

L’impresa di Salvini il buono è purtroppo tra le più complesse. Siamo costretti infatti a cambiare metafora e ambientazione. Come sapete, da venerdì, da quando è stato preferito Fontana a lui, Riccardo Molinari, detto il “Mol” è ritirato nella sua tenda come Achille. L’ira non si placa. L’ultimo suo post sui social risale a cinque giorni fa. Salvini, che in questo caso è capitan Agamennone, gli ha portavo via Briseide (la presidenza). Nel campo acheo ci sono state scene aperte di dolore. Alessandro Vigna, deputato e amico del Mol, il suo Patroclo, il giorno del ratto, è stato visto piangere. In Piemonte, ad Alessandria, città del Mol, è come se si fossero bruciate le mura di Ilio. A Novara, a pochi chilometri, il sindaco Alessandro Canelli, il numero 10 degli amministratori locali, è la seconda volta che lo raggirano. Non si fa così. Gli avevano promesso la presidenza della Regione. Aveva le carte. Niente. Questa volta, se il Mol fosse andato al posto di Fontana, Canelli sarebbe diventato il segretario regionale. Nulla. Oggi il Mol, alle 15, sarà nominato capogruppo alla Camera mentre alle 13 Massimiliano Romeo dovrebbe restarlo al Senato. Il Mol è indignato. Vorrebbe dialogare con gli altri capi achei: Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Giancarlo Giorgetti (chiamato anche il Giangiacomo “Leopardi” per il suo noto pessimismo cosmico).

 

C’è un problema. Il giorno dopo la caduta di Draghi, su ordine di Salvini Agamennone, il Mol aveva scagliato le sue lance (interviste) contro i governatori. Un leghista: “Povero Mol”. Ma Salvini, capitan Agamennone, questa volta non poteva fare altro. Il morale dell’esercito non è dei migliori. I soldati leghisti, i militanti, come si sa, mugugnano perché il rancio della Lega non è più quello di una volta. In Lombardia e Veneto, nelle chat della dissidenza, gira il manifesto di Bossi. E’ un distillato di Lega in purezza. Tra le richieste: “Preservare la cultura e la lingua dei popoli del nord”.

 

Salvini, il segretario buono ma anche capitan Agamennone, deve vedersela pure con Letizia Moratti, nota Lady Thatcher. Si vuole candidare a tutti i costi in Lombardia al posto di quel buon uomo di Fontana, tanto che in FdI ora si dice: “L’unica soluzione è scegliere Guido Guidesi, assessore di Fontana”. Salvini spera ancora che Moratti vada a fare il ministro della Salute: “Giorgia, ti prego chiamala”. Ma non c’è verso. Questo umile servo della pace, Salvini, non può affrontare tutto. La pace è fatica.

 

In Veneto, dove non sono “miga mona” vogliono ancora qualcosa. La presidenza della Camera per Fontana (Lorenzo) non è sufficiente. Salvini starebbe allora riflettendo se promuovere Andrea Ostellari, alias Star Trek, vicesegretario. Ma ha un difetto: è veneto ma non piace ai veneti. Inoltre, ancora uomini? Il segretario, lavoratore indefesso, ha pensato dunque che Susanna Ceccardi, principessa Leila, sarebbe una bella scelta. Come lo sarebbe, ma questa è un’altra partita, Lucia Borgonzoni ministro della Cultura. I negoziati sono così tanti che non è da escludere che Borgonzoni possa farcela. E’ stata sottosegretaria nel Conte I e in quello Draghi addirittura unica. Raccontano che il settore dell’audiovisivo faccia il tifo per lei. E’ troppo presto per dire se Borgonzoni ce la possa fare ma, qualora ci riuscisse, è doveroso un suo gesto. Deve chiamare Sorrentino e chiedergli di girare “Salvini, the last pope”. Jude Law, ma chi sei?

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio