il dopo quota 102
Per Giorgia Meloni sulle pensioni c'è l'opzione Draghi
La leader di FdI starebbe pensando a una “Opzione uomo”, ovvero un’Opzione donna estesa a tutti. La flessibilità nel contributivo è l’unica strada percorribile ma è stata immediatamente bocciata dai sindacati
Il governo ancora non c’è ma, come ogni anno in questo periodo, si parla di pensioni. Per il dopo Quota 102 in scadenza a dicembre, per evitare un ritorno traumatico alla legge Fornero, Giorgia Meloni starebbe pensando a una “Opzione uomo”, ovvero a un’Opzione donna estesa a tutti. Il meccanismo prevede la possibilità di un pensionamento anticipato a partire da 58-59 anni di età con 35 anni di anzianità, ma con un ricalcolo col metodo contributivo che può portare al taglio dell’assegno pensionistico fino a un terzo dell’importo. Si tratta, in sostanza, di un’Opzione Draghi. Nel senso che va nella direzione indicata dal presidente del Consiglio uscente nel suo ultimo discorso al Senato: “C’è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita e un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo”.
La soluzione proposta da FdI comporta comunque un costo, perché se i lavoratori aderiscono la spesa previdenziale aumenta nell’immediato (anche se l’effetto è neutrale nel lungo periodo) e questo comporta un impiego di risorse che sono scarse e servirebbero contro il caro energia. Però, dall’altro lato, la forte penalizzazione disincentiva molto i prepensionamenti e questo neutralizza in parte l’effetto sulla spesa. In attesa dei dettagli, è la soluzione migliore per una coalizione che si era presentata con enormi promesse sulle pensioni, in un paese che rischia di rimanere schiacciato dalla sua spesa pensionistica enorme e crescente. Trattandosi di una soluzione equilibrata, è stata immediatamente bocciata dai sindacati: “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile”, ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini, che evidentemente deve ritenere percorribile la strada inversa: mandare prima in pensione le persone senza ridurre l’assegno. Sarebbe la strada del disastro. Il problema della Meloni, e del paese, è che la strada di Landini è anche quella indicata dall’alleato di governo Matteo Salvini.