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Letizia Moratti unchained. Rifiuta ministeri, vuole il Pirellone. La pazienza della Lega

Carmelo Caruso

La Lega spinge affinché Letizia Moratti venga a Roma. La protesta per il ministero dell'Agricoltura da parte dei veneti che se lo vedrebbero scippato da un senatore di FdI (veneto)

Chiamala se puoi, rimuovila ti prego. Se Giorgia Meloni vuole davvero offrire una prova d’amore a Matteo Salvini non può che risolvere il pasticciaccio brutto Letizia Moratti. I leghisti lombardi: “Datele qualsiasi dicastero ma portatela via da qui. Si candida contro il nostro Attilio Fontana”. Riccardo De Corato, bastone di FdI, oggi alla Camera, “sono la chioccia”, lui che della Moratti è stato vicesindaco, dice: “Io la conosco bene. Faceva i bilaterali con Angela Merkel. Non si ferma”. La Lega adesso non può essere offesa. In Veneto c’è un problema. Si racconta che il ministero dell’Agricoltura (che doveva andare a Centinaio) potrebbe andare a un veneto di FdI. E’ Luca De Carlo e ha pure i giornali a favore. Possiede un’edicola (è scritto sul cv). E’ già Meloni quotidiani.

 
Il governo va bene, ci siamo. Ma la Lombardia no. La Lega non può perderla. Letizia Moratti, è scatenata, unchained. “Mi candido, mi candido al Pirellone”. Salvini, per evitarlo, se potesse, le darebbe quello che probabilmente sarà il suo ministero, le Infrastrutture, e che per Edoardo Rixi, il “coministro” (affiancherà Salvini) è un incarico oneroso. Alla Camera, Rixi: “La Lega si sta caricando il governo sulle spalle. E’ una grande responsabilità. Attenzione, ci stiamo prendendo ministeri pesanti”. E’ un camallo, uno abituato a faticare e tacere, e dunque non lo può dire. Lo diciamo noi, la Lega sta per avere   le rogne del governo Meloni. Rixi: “Almeno ci venga riconosciuto”. Ha ragione. Ma torniamo alla Moratti. Mercoledì sera, a Milano, eh sì, cuore Lega e non solo, è circolato un sondaggio. E’ un sondaggio di Radio Lombardia. E’ un po’ complesso e arzigogolato da spiegare, ma tanto poi ve lo svisceriamo noi.

 

Dunque, leggiamo questo sondaggio: “Il 47 per cento dei lombardi promuove Attilio Fontana, ma solo il 31 per cento pensa che debba ricandidarsi. Letizia Moratti vincerebbe contro Cottarelli, Sala e lo stesso Fontana”. In soldoni: la Moratti va meglio di Fontana. Ma dalle parti di Fontana, dove conoscono la Lombardia avvisano: “Attenti, il sondaggio è di Radio Lombardia. E’ fatto in casa”. Il proprietario di Radio Lombardia è infatti Tiziano Mariani, noto amico di donna Letizia. Un deputato leghista che legge Carlo Fruttero: “Lo sanno tutti che lady Thatcher lo ha conosciuto all’istituto di biopsicotronica di Mario Azzoni, detto il mago. Senza tenere conto che quando Moratti faceva la sindaca era consigliata da Red Ronnie”. Salvini che anche ieri (segretario instancabile; niente spirito di patata) ha lavorato “per superare la legge Fornero” ogni qual volta che chiama Meloni le chiede: “Ma con Moratti?”.

 

Fino alle 14.30 di ieri tra Salvini e Meloni non ci sarebbero stati incontri. Questo per la cronaca di governo. Le cronachette della Lega sono invece queste. Con la loro fantasia i leghisti hanno già mandato Letizia Moratti: a) Sanità (“Se sei assessore in Lombardia lo puoi fare ovunque”); b) istruzione (“Beh, lo ha già fatto”); c) Cultura (“E’ stata presidente della Rai, la più grande impresa culturale”); d) Università (“Vabbè, è uguale”). Il solito De Corato, che per i milanesi è “il grandmaster” De Corato, continua a ripetere che con Moratti si è sbagliato qualcosa: “E’ chiaro che qualcuno, e penso Salvini e Berlusconi, le abbiano promesso di succedere a Fontana”. Fontana che è un modello di eleganza anche quando parla, non alza la voce, non offende nessuno, tace come fanno gli uomini che devono ingoiare i dispiaceri. Un suo amico: “Questa storia che a Letizia Moratti sia stata promessa la regione Lombardia non regge. Perdonatemi, ma non era lei a dire che assumeva l’incarico di assessore alla Sanità per spirito di servizio? Prima era servizio, ora dice ‘me lo devono’. Fontana ripete sempre “noi della giunta”. Lei sempre ‘io’. Vi sembra giusto?”.

 

I leghisti piemontesi, liguri, laziali, detto con tutto il rispetto, hanno altro di cui occuparsi. I veneti quando hanno saputo che l’Agricoltura sta per andare a De Carlo si sono immediatamente andati a vedere il suo cv. Si sono accorti che nel suo cv, nella sezione istruzione e formazione, c’è “Università di Venezia, inizio 2013-oggi”. Non si è laureato. I leghisti di questa regione formidabile dicono è un “che te magna i risi in testa”, insomma uno “sgamà”. L’Agricoltura era un ministero a targa leghista ed era “poco spesa e tanta resa”. Darlo a un veneto di FdI scontenterà i leghisti veneti che sono sempre originali. Mentre a Roma discutono di governo, a Venezia, Luca Zaia ha già superato Elly Schlein ed Enrico Letta. E’ andato a trovare Stefano Gheller, un italiano che chiede di accedere alle pratiche di fine vita, e al Gazzettino sentite cosa ha dichiarato Zaia: “Non decide la politica, ma la coscienza”. Massimiliano Fedriga taglia invece nastri. Ha inaugurato il nuovo termovalorizzatore di Trieste. Perché ogni giorno continuiamo a scrivere di Lega? Perché a differenza di altri partiti hanno la rosa lunga. Quando sbaglia uno, la indovina l’altro. Quando uno ringhia, l’altro accarezza. Come Fontana, un presidente che avrebbe potuto dire alla Moratti: “Basta, vai via”. E invece: “Ne discuteremo, aspettiamo”. Soffrono, studiano, bevono anche camomille. Berlusconi omaggia Putin, Meloni duella con Berlusconi. Mai avremmo immaginato. La Lega è in queste ore il partito di Norberto Bobbio: moderati per Salvini.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio