Foto di Gregorio Borgia, via LaPresse 

.Tempi poco interessanti

L'ora di Meloni e l'Italia che somiglierà ancora a se stessa

Giuliano Ferrara

Un fascistone addomesticato al Senato, un tradizionalista cattolico alla Camera, un hobbit di ultimissima generazione, e donna, a Palazzo Chigi. Le ragioni di una rivoluzione senza pathos

Un fascistone addomesticato al Senato, un tradizionalista cattolico alla Camera, un hobbit di ultimissima generazione, e donna, a Palazzo Chigi. Ma non c’è pathos. L’arrivo a Roma dei nuovi marciatori era previsto con largo anticipo. Non c’è stata violenza. Il voto libero universale e segreto è stato rispettato al dettaglio. La legge elettorale, a questo punto direi una legge perfetta per la stabilità e il cambiamento, ha fatto il suo. Chi si è unito per prendere i collegi del maggioritario ha vinto, chi si è disunito ha perso.

 

Quando arrivò Berlusconi al potere, a sorpresa, dopo pochi mesi di campagna controintuitiva ed extraistituzionale, sembrava un colpo di stato, la riedizione del Diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, con il Politologo Collettivo al posto di Karl Marx e un’opposizione cieca che si faceva resistenza e marea. Oggi le istituzioni italiane, questo misterioso meccanismo di sistema che divora e digerisce qualunque cosa, hanno rottamato, la parola è spessa e abusata ma opportuna, postfascismo e postantifascismo. E’ un’alternanza, la guida va a chi fece opposizione parlamentare e sociale, il casino verboso e la frantumazione fuori di balcone hanno avuto e avranno la loro parte nel nuovo assetto di comando allo stato nascente, ma si mescolano prudente attesa, una vaga inquietudine, qualche sbadiglio.

Come Luigi Facta cento anni fa, il paese “nutre fiducia”, il Re repubblicano e i potentati si sottomettono senza strepito all’inevitabile. Il paese che tifa per Lei lo fa senza miti nazionalisti, a parte qualche enfasi raccogliticcia, richiamato a internazionalismo atlantismo europeismo dalla faccia tosta della nostra storia immortale di trasformismo ideologico. Il paese che avversa Lei si dice al massimo “preoccupato” (Letta al Quirinale), qualcuno prevede sei mesi prima della seconda crisi di governo (la prima c’è già stata, con verifica anche in assenza di governo), l’ultimo leader di sinistra conosciuto (Renzi) rivolge alla Ducia del fascismo liberale un caloroso “in bocca al lupo”.


Mario Draghi aveva messo in agenda, la vera agenda, una “transizione serena”, e così è stato. Ci sono problemi seri? Sì, ma è tale il peso del realismo di circostanza che sembrano a questo punto perfino esagerati.

L’Inghilterra è nel pantano di un fantastico sistema a rigidità incontrollata, con i mercati che fustigano a morte il mercantilismo mercatista, noi facciamo il cabotaggio costiero nella massima flessibilità di timoniere e rotta, con la destra sociale e lo statalismo che rilevano le competenze del keynesismo e del debito buono. La 194 è al sicuro, familisti e putinisti abbelliscono o imbruttiscono il paesaggio del paese inessenziale e chiacchierone, non ci possiamo lamentare.

Non c’è pathos. Il saggio prega Iddio di non farci vivere in tempi interessanti, quanto a questo il saggio dovrebbe essere soddisfatto, almeno per adesso. Viviamo l’ora presente in un fantasy tolkieniano, per le tempeste d’acciaio jüngeriane o per i viaggi al termine della notte céliniani, per dolore, disperazione, pathos, coraggio, nazione, libertà, e vera resistenza, per il dolore e la disperazione e il riscatto, lo sguardo si volge all’autunno e all’inverno degli ucraini. All’ingrosso, e forse anche al dettaglio, le stagioni italiane dovrebbero continuare ad assomigliare a se stesse. Scriveva Pascal, sempre in attesa di beatificazione da parte di un Papa che promette e non mantiene: “Non ci si mostra grandi per situarci a un estremo, piuttosto toccando insieme i due estremi, e riempiendo tutto lo spazio tra di essi”. Appunto

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.