Festa dell'Ottimismo
Monti: “Con questo governo si prospetta un dibattito più civile”
Il senatore a vita ha fatto riferimento al dibattito su fascismo e antifascismo parlando dell'attuale esecutivo come di "un'occasione per fare chiarezza sul collocamento dell'Italia"
Il senatore a vita Mario Monti, intervistato dal vicedirettore del Foglio Maurizio Crippa durante la Festa dell'Ottimismo, ha fatto riferimento alle parole di Giuliano Amato, intervenuto qualche ora prima sullo stesso palco. Il tema su cui Monti ha aggiunto le sue riflessioni è quello della polarizzazione tra i nostalgici del fascismo e degli antifascisti, che torna attuale nella situazione politica contemporanea. dei presupposti per la ricomposizione dei vecchi schieramenti: quello dei Su questo ha dichiarato che si tratta di “un’occasione per fare chiarezza sull'appartenenza politica dell'Italia”.
Ha poi continuato dicendo che si ritiene “abbastanza fiducioso che si possa creare un dibattito politico più civile, a partire da questo governo”. Poi Monti precisa: “sembrerà a molti una contraddizione”. L'ex premier spiega meglio: “alcuni dei partiti del governo di centrodestra si sono ravveduti in modo significativo, hanno cambiato posizione sull'Alleanza Atlantica, e soprattutto su quelli europei”.
Maurizio Crippa: Dovessimo fare il curriculum del senatore a vita Mario Monti, perderemmo tutto il tempo, per cui lasciamo perdere, diciamo solo che è un ospite sempre gradito qui alla festa dell’ottimismo del Foglio, è un amico di questa festa, quindi benvenuto. Oggi è la giornata della fotografia del giuramento del governo. Tocca partire da lì, tocca partire da questa piccola cosa, da questa fotografia in filigrana. Prima Carlo Calenda ha detto, giustamente, che siamo un paese non pacificato, cosa vede in filigrana di questa fotografia al di là delle personalità che ci sono?
Mario Monti: Le personalità sono importanti, molto di più lo è la personalità del presidente del Consiglio, ovviamente. Giuliano Amato prima si è riferito al grande conflitto che in Italia si è sviluppato a partire da cento anni fa: fascismo, antifascismo, resistenza, antisemitismo… su questa cosa che affonda nelle ideologie e nel sangue, ha detto il professor Amato, oggi ci potrebbe essere un irrigidimento sul passato, ma forse anche un graduale sciogliersi di questi temi. Ecco, l’altro conflitto, per ora meno sanguinoso, per nulla sanguinoso, è quello nato dieci o quindici anni fa sul posto che l’Italia deve occupare rispetto all’Atlantico e rispetto all’Unione europea. Questa è un’occasione, non so quanto per questo governo, per riandare ai temi tragici di cui parlava Amato, ma sicuramente per fare chiarezza su questo dissenso sulla posizione che occupa l’Italia. Da questo punto di vista, io sono abbastanza fiducioso che si possa creare un dibattito politico più civile a partire da questo governo. A molti sembrerà una contraddizione, ma seguitemi un attimo: alcuni di questi partiti del governo di centrodestra amano, adorano i condoni, le rottamazioni delle cartelle, i ravvedimenti operosi. Loro stessi hanno fatto in questi ultimi tempi dei ravvedimenti operosi molto importanti, hanno cambiato posizione sul tema dell’appartenenza all’Alleanza atlantica, soprattutto sui temi dell’Europa.
Prendiamoli uno per uno. Giorgia Meloni è quella che in fondo meno, e meno frequentemente, si era esplicitamente battuta contro l’europeismo, ma oggi di sua convinzione profonda, credo, e grazie a un formidabile assist periodico da parte del senatore Berlusconi è arrivata a delle affermazioni che nessuno avrebbe potuto sperare così cristalline. E a seguito dell’ultima esternazione nota del senatore Berlusconi la presidente Meloni ha risposto che “chiunque sia non atlantista o non europeista non appartiene al mio governo”. Questa è una dichiarazione scolpita nel marmo.
E’ un capovolgimento delle posizioni storiche.
E’ una posizione che non ci sarebbe stata, credo, senza la quotidiana, fastidiosa aggressività di Berlusconi. Il quale, veniamo a lui… Questo è il governo che passa il convento, un convento che ha operato abbastanza velocemente questa volta e che è guidato da un padre superiore che abita al Quirinale che è di grande saggezza ed esperienza… sto cercando di capire a quali condizioni questo possa non essere un disastro e se c’è questa possibilità. Ma può anche diventare una miscela interessante per fare migliorare l’Italia, non solo per non farla peggiorare. Allora Berlusconi è stato ancora una volta, non so se sapendolo, non so se volendolo, non so se ove l’avesse saputo l’avrebbe voluto, ma sta di fatto che in re ipsa è stato di enorme aiuto per la chiarificazione più recente.
Adesso, come anche ho detto, a beneficio degli scettici che sono così numerosi sul piano internazionale, la presidente Meloni è on the record con la frase più scultorea e più suscettibile di rassicurare anche i tabloid, se si interessassero a lei. Matteo Salvini è stato quello che più ha animato il secondo episodio negli ultimi cento anni di grande perplessità sul posizionamento dell’Italia perché in particolare nel 2018, prima delle elezioni europee, ha preso le posizioni che sappiamo. E il combinato disposto di Salvini e di Di Maio, nel governo Conte I, ha prodotto dei materiali da laboratorio, una evidenza empirica su cui l’osservatrice Giorgia Meloni, dall’opposizione, deve avere molto riflettuto e questa è stata una sorta di vaccinazione contro un suo populismo antieuropeo ove mai, estremamente improbabile, un giorno le fosse toccato di governare.
Giorgia Meloni ha una capacità concreta di fare quel ravvedimento operoso che è storico su tante materie, insomma ha le carte in mano lei per fare questo passaggio. Lei ci crede?
Lei è quella che ha meno bisogno di fare un ravvedimento operoso perché è stata, dei tre, quella che meno ha insultato in modo grave anche con istigazione a delinquere, rispetto per esempio a Salvini. Ma quello che vorrei sottolineare è che quelli che sono stati presi di mira non credo che si aspettino delle scuse per gli insulti e le minacce – questo non ha nessun rilievo. Ma dei ringraziamenti per avere contribuito a far sì che il paese che adesso loro governano non sia andato in fallimento un paio di volte. Ma i nuovi protagonisti di governo hanno interesse a far credere e a convincere che hanno avuto una sincera conversione, non effimera e di convenienza per esempio all’europeismo e che non saranno cangianti alla prima difficoltà, quindi il trasformismo, diciamo la verità, quando va nella direzione che ciascuno di noi in cuor suo auspica, è il benvenuto. E tuttavia per essere una credibile àncora di policy e di politics, ha bisogno che si facciano un attimo i conti con il passato. Io penso che questa occasione andrà a finire in due modi, ma già nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, nel dibattito sulla fiducia al quale penso, molto probabilmente c’è o ci sarà in alcuni per inerzia una continuazione di un atteggiamento demonizzante nei confronti degli europeisti, o ci sarà necessariamente, nel caso contrario, un inizio di un clima più disteso.
C’è solo un ministro dell’attuale governo che a mio parere non ha bisogno di cambiare, né di giustificare alcunché. E’ il ministro Giorgetti, il ministro dell’Economia e delle Finanze, che si è formato all’Università Bocconi, di cui io so pochissimo, ma sento dire che non è in Italia il luogo che più istighi alla dissipazione di risorse o al caos. Una formazione che lo lega oltretutto a Luigi Einaudi.
Giorgetti ha anche un certo legame con la Lega e con un partito, quello di Salvini, che predica molta spesa pubblica e molte cose simili.
Io devo ringraziare l’onorevole Giorgetti che, come molti ricorderanno, nel 2012 era presidente della commissione Bilancio della Camera, quando il governo che presiedevo ha presentato la proposta di riforma costituzionale che è passata via liscia con il supporto di moltissimi di quelli che poi l’hanno dichiarata un misfatto storico, e Giorgetti ha portato questo provvedimento, che è poi l’articolo 81 di cui anche Einaudi, seppur con minore efficacia di Giorgetti si era occupato, l’ha portato a buon fine dentro la commissione Bilancio della Camera. E quindi lui non ha bisogno di essere chiamato a dimostrare il cambiamento, basta che quella voce che così può risparmiare la usi quando molti dentro il governo, e immagino moltissimi dentro il suo partito, gli chiederanno di venir meno ai principi di cui lui è stato grande artefice e di ricorrere spesso a quella cosa che in modo un po’ viscido si chiama scostamento di bilancio.
L’Europa sarà il banco di prova per un sacco di cose per questo governo. Lei è stato il presidente del Consiglio, come prima ha ricordato anche Calenda, che ci ha salvati dalla strada che stavamo prendendo, però dovendo contrattare e pagare un prezzo. Oggi si torna a parlare di molto egoismo, come si diceva già allora, della Germania e della questione dei 200 miliardi messi sull’energia. Questo egoismo dell’Europa c’è ancora? Lei come lo valuta, come lo giudica? Ai suoi tempi si diceva che la Merkel era egoista, oggi cosa si dice?
La Merkel le assicuro che era egoista e teneva moltissimo alla non dissipazione delle risorse, anche lei come Giorgetti, ed è stata un osso duro, tant’è vero che il presidente della Bce Draghi non ha osato andarle contro e ha fatto una politica monetaria espansiva solo dopo che i colleghi della Merkel al tavolo del Consiglio europeo si erano lungamente occupati di lei neutralizzandola e quindi avendo anche il suo consenso su una dichiarazione che toglieva la camicia di forza alla Bce.
La Merkel poi, sappiamo, è diventata molto più di larghe vedute in occasione della pandemia, ma noi vediamo in questa occasione la Germania egoista, i 200 miliardi, mi fa piacere che sia presente il commissario Gentiloni che ci può insegnare queste cose. Qui vediamo perché l’Europa non può stare senza regole. Tutti, molti, in Italia, in Francia, in questi paesi, hanno spesso detto “ma che noia gli aiuti di stato, il controllo sugli aiuti di stato”. Perché il governo sovrano di una nazione, mi adeguo alla terminologia, non dovrebbe poter fare con i suoi soldi quello che ritiene di fare a favore delle sue industrie. Ecco, dal Trattato di Roma in poi c’è sempre stato il controllo sugli aiuti di stato come una delle forme per tenere il mercato unico abbastanza equilibrato. Sono stati giustamente sospesi, così come il Patto di stabilità e di crescita, all’indomani della pandemia per un certo periodo, ma ci sono tutti questi personaggi dietro il tendone che stanno per rientrare… Ma noi vediamo come senza il controllo sugli aiuti di stato, quel paese che per meriti suoi è più dotato di risorse perché le ha dissipate meno, può nei momenti in cui lo ritiene dare un aiuto, un supporto alle proprie imprese che mette veramente fuori mercato gli altri, ecco perché è interesse anche dell’Italia, della Francia, di paesi meno solidi finanziariamente della Germania che tornino questi controlli.
Insomma, mettiamoci in testa quando magari ci svegliamo antieuropeisti – cosa che a me è capitata raramente – che se l’Italia fosse uscita dall’euro come veniva proposto, se l’Italia fosse uscita dall’Unione europea, non solo assomiglierebbe penosamente a quel disastro ambulante che è oggi il Regno Unito, ci sarebbe un paese come la Germania, in Europa, che avrebbe molta maggiore facilità di prevalere sugli altri.
La fiducia a questo governo la vota? Lasciamo la suspense.
Sarò sicuramente alla votazione sulla fiducia al governo, ma con tutto il rispetto per questa sala, con un numero di presenti molto superiore a quello ormai ridotto dei senatori, e con grandissimo rispetto per il Foglio, preferisco rifletterci ancora un po’.