"Caro Calderoli"
L'autonomia non è tema solo leghista. Parla il governatore toscano Giani
"A porre il tema per primo fu Calamandrei. Non lasciamolo alla destra", dice il presidente della Regione, esponente del Pd
“Porrò al governo la richiesta di una vera autonomia regionale su energia, cultura e turismo”, diceva nella primavera scorsa il governatore della Toscana Eugenio Giani, quando presidente del Consiglio era Mario Draghi e ministro per gli Affari regionali e le Autonomie era Mariastella Gelmini. E oggi, con Giorgia Meloni premier e Roberto Calderoli al vertice del ministero prima guidato da Gelmini, Giani ribadisce. Anzi, il governatore ha già incontrato Calderoli informalmente e lo rivedrà tra qualche giorno, perché di autonomia vuole continuare a parlare, come ha detto sabato scorso a Firenze, nell’ambito della “Festa dell’ottimismo” di questo giornale. Il tema è urgente e trasversale, tanto che Giani, da sinistra, è stato tra i primi ad augurare buon lavoro a Calderoli, storico portatore di istanze autonomiste dal centrodestra. Non teme, in questo momento, Giani, che ci si possa arenare preventivamente come in passato, vista la difficoltà della materia e le diverse sfaccettature con cui la parola “autonomia” può essere vista e trattata. “Anzi, di autonomia differenziata si parla fin dal 1946”, dice al Foglio: “A porre questo tema in sede costituente è stato un toscano, Piero Calamandrei. E nella Costituzione, all’articolo 5, si legge che ‘la nostra Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali… e adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento’. Ecco, penso sia necessario dare una lettura oggettiva della situazione, senza ridurre l’autonomia a una sorta di recupero regionale del gettito fiscale. Ogni regione ha i suoi bisogni, cerchiamo di leggerli oggettivamente”.
Per quanto riguarda la Toscana, dice Giani, “una maggiore autonomia potrebbe aiutarci a valorizzare la regione nel settore dell’energia e in quello dei beni culturali. Si pensi soltanto che il 34 per cento del consumo energetico toscano per famiglie e aziende è garantito da energia autoprodotta grazie alla geotermia. In questo senso sarebbe giusto, io penso, che questa peculiarità possa essere un volano per portare ricchezza al territorio, per esempio per quanto riguarda le concessioni degli impianti. Serve un meccanismo che dia più royalties. Imprese e cittadini debbono poter usufruire di una riduzione del costo dell’energia. Se una regione produce più energia rinnovabile della media italiana, e fa nuovi impianti, deve avere vantaggi”.
Seconda materia per una gestione più autonoma, dice Giani, i beni culturali: “In Toscana abbiamo il 25 per cento dei beni culturali di tutta Italia. Faccio un solo esempio: da un Museo come gli Uffizi, visitato ogni anno da molti milioni di persone, neanche un euro ricade sulle amministrazioni locali toscane. E poi: ci sono piccole realtà non valorizzate, sul nostro territorio, un territorio dalla storia in questo senso illuminante. Si pensi a come, alla fine del Settecento, Anna Maria Luisa de’ Medici gestì la transizione dalla sua dinastia a quella dei Lorena, rendendo possibile il passaggio dei beni medicei al Granducato di Toscana, ovvero allo Stato, e quindi favorendone la gestione e fruizione pubblica. Autonomia differenziata come strumento, questo servirebbe”. Che cosa ne direbbero i governatori (anche di centrosinistra) al Sud? “Il Sud mi pare già molto garantito a livello di Pnrr”, dice Giani: “Lì arriverà circa il quaranta per cento degli investimenti”. A monte della pandemia, nel 2018, la Toscana aveva chiesto autonomia in campo sanitario: “Meno male che c’erano le Regioni”, dice Giani, “durante il lockdown e la campagna di vaccinazione. Il tema dell’autonomia non è tema solo leghista, per così dire. Posto nei giusti termini, può essere un tema molto progressista”.