in sordina
Il noioso ritorno di Grillo a Roma e il tributo al nuovo leader Conte
Lo sbarco del comico a Roma è un rito già visto, ormai. Stavolta era dettato soprattutto da motivi economici: doveva ridiscutere il contratto di consulenza che lo lega al partito, 300 mila euro al mese
“Ah, c’è Grillo a Roma”. Scambio di messaggi fra parlamentari, volti annoiati. Niente pathos. Cronisti rilassati. Questa volta, forse per la prima volta da quando il M5s è entrato in Parlamento, la calata del garante non ha scosso gli animi. Il fondatore dei grillini ha passato 24 ore nella capitale per curare più i propri affari che per incidere sulle sorti del Movimento che ha creato.
Accompagnato da Nina Monti, manager e curatrice del blog, ha incontrato a cena Giuseppe Conte all’hotel Forum martedì sera, poi questa mattina ha visto i parlamentari nella biblioteca del Senato. Salvo andarsene dopo un’ora in taxi (“Io voto Fratoianni”, ci ha confessato il conducente dell’auto bianca) sempre con Nina Monti ma con un terzo protagonista: Claudio Cominardi, tesoriere del M5s. Lo sbarco di Grillo a Roma – appuntamento noioso, ormai – era dettato soprattutto da motivi economici. Deve ridiscutere il contratto di consulenza che lo lega al partito: 300mila euro al mese per pubblicare i contenuti sul blog, una volta sacro adesso quasi ininfluente nelle dinamiche politiche. “Sarà rimodulato al ribasso perché non siamo più i 300 parlamentari eletti nel 2018, ma molti meno”, assicurano da via di Campo Marzio, sede del Movimento visitata per la prima volta anche da Beppe.
Altri tempi, altra storia ormai. Perché Giuseppe Conte che ha stravolto i pronostici elettorali e adesso veleggia con i sondaggi sopra al Pd sembra avere pieno controllo della macchina. E dunque il famoso arrivo di Grillo a Roma altro non è stato che un rito già visto, ma senza l’attesa messianica di una volta. Non c’è infatti da benedire l’intesa con la Lega, né con il Pd e nemmeno con Mario Draghi: tutte partite che videro il garante protagonista assoluto. Questa volta anzi ha reso onore all’ex premier “per l’orgoglio che ha ridato al M5s”. Insomma, un tributo davanti alle truppe parlamentari, ormai tutte turbocontiane, che mesi fa sembrava impossibile. Questa volta ad attenderlo, per nulla impauriti come in epoche passate, c’erano soprattutto i nuovi deputati e senatori. Volti sconosciuti all’ex elevato. Che si è permesso di rivendicare almeno questo: “Se siete qui è grazie alla regola del secondo mandato che non abbiamo modificato”. Della vecchia guardia infatti non c’era più nessuno o quasi ad attendere il vecchio capo. Avvistati solo Vito Crimi, ex reggente ed ex parlamentare, e Paola Taverna, già senatrice ma ancora vicepresidente del partito. “Beppe era in forma e carico”, confida la pasionaria incrociata nei corridoi di Palazzo Madama ormai orfani delle sue proverbiali grida.
Non c’era soprattutto Luigi Di Maio, l’ex enfant prodige, che sembra essersi inabissato dopo la scoppola post scissione rimediata con Impegno civico. “E’ finito il tempo delle correnti e delle correntine”, ha detto a tal proposito Grillo rilanciando da padre nobile “l’unità”. Poche battute, niente guizzi. A proposito del governo Meloni, ecco questa va segnata, ha auspicato “che duri”. E che quindi mangi il panettone e magari anche la colomba e il cocomero. A margine solite scenette con i giornalisti (pochissimi rispetto al passato): “Vi lascio il mio Iban per le interviste. Anzi sono solo per chi è abbonato”. Tutto già visto, ma senza nemmeno il brivido di ricostruire retroscena particolari. La novità ormai è altrove. E anche Beppe sembra un busto del Palazzo. Con il pallino sempre per i soldi, questo sì. Ecco perché – come rivelato dall’Adnkronos – tornerà in scena con uno spettacolo a partire da febbraio. Un ritorno al botteghino, perché per la politica ormai basta e avanza Conte.