elezioni truccate
Il Pd in Puglia traballa: fedelissimo di Emiliano e consigliera di Decaro arrestati per voto di scambio
Emesse misure cautelari per Francesca Ferri, eletta al comune di Bari (passata dal centrodestra al centrosinistra civico con la lista emilianista Italia popolare), e per Nicola Canonico, ex consigliere dem nel parlamentino regionale e attualmente presidente del Foggia calcio. Il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi: “Un gruppo criminale che interferiva nei processi democratici”
Alle ultime politiche aveva sostenuto le liste di Azione con il suo leader territoriale Massimo Cassano, alle comunali di Bari si era candidata in una civica nel centrodestra promossa da ex Pd, salvo dopo l’elezione passare in maggioranza con il sindaco dem Antonio Decaro: è stata arrestata oggi Francesca Ferri, consigliere comunale di Italia popolare nel capoluogo pugliese, in seguito a indagini che avrebbero accertato la costituzione di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Già vicesindaco di Valenzano (amministrazione comunale sciolta nel 2017 per infiltrazioni mafiose), aveva deciso di sbarcare nella politica metropolitana e per questo, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un'attività di selezione e reclutamento di elettori attraverso il pagamento dei loro voti con una cifra tra i 25 e i 50 euro.
Del sodalizio avrebbe fatto parte, oltre al suo compagno (distintosi per frequentazioni con elementi apicali dei clan locali), anche l’imprenditore edile Nicola Canonico, ora agli arresti domiciliari, già consigliere comunale di Bari dal 2004 al 2009, consigliere regionale dal 2005 al 2015 (eletto con i centristi passò con il Pd), nonché ex componente del cda dell’Acquedotto pugliese (fu anche vicepresidente) dove venne nominato come fedelissimo del governatore Michele Emiliano. Canonico è anche presidente del Foggia calcio, club di Lega pro.
Inquietante il contesto emerso dalle investigazioni della Dda di Bari, che aveva acceso i riflettori su ipotesi di reato di compravendita di voti dopo lo scioglimento del comune di Valenzano: nell’inchiesta ci sono 47 indagati e 19 arrestati (17 in carcere, compresa la Ferri, e due ai domiciliari).
Secondo il gip lo schema operativo con cui si organizzava la raccolta del consenso per le elezioni era questo: Ferri, il fidanzato e Canonico avrebbero promosso una rete con sette "collaboratori o portatori di voti” che piazzavano “pacchetti”, ovvero accordi con donazioni in cambio delle preferenze. In una intercettazione il compagno della Ferri spiegava a un capoclan: "Se Francesca vince a Bari e dovrebbe vincere perché non vado a buttare 70mila euro, non sai neanche cosa ci esce". E chiariva il progetto: "Mo' pensiamo a Bari, poi a Valenzano". Dalle intercettazioni risultano anche le assicurazioni di Canonico: “Francesca, se loro ti portano 1.100 persone, penso che non trovi meno di 800 voti, ti do io la differenza, tanto 10mila euro ce li ho da parte di Filippo".
Il protagonismo politico della Ferri, dopo l’elezione nel centrodestra alle comunali, con il passaggio successivo nella maggioranza di centrosinistra, aveva registrato l’ultima tappa nelle politiche dello scorso settembre, quando aveva sostenuto la lista Azione-Italia Viva, partecipando anche a incontri elettorali – di cui c’è traccia sul suo profilo social – con Massimo Cassano, ex sottosegretario e leader di Puglia popolare, e con l’ex ministro Mara Carfagna, poi eletta alla Camera in Puglia.
I tentacoli del malaffare sono così descritti dal procuratore di Bari Roberto Rossi: ”Questo gruppo criminale ha avuto una capacità di penetrazione nel mondo politico attraverso un'interferenza con i processi democratici. C'è un'intercettazione in cui gli indagati si chiedono a vicenda l'orientamento politico. 'Non mi importa di essere di destra o di sinistra: importante è fare affari’". Sulla vicenda si registra la presa di posizione di Marcello Gemmato, deputato di Fdi: "L'ennesima inchiesta pugliese porta in carcere due esponenti della coalizione di Michele Emiliano e Antonio Decaro, con l'ipotesi di corruzione elettorale e scambio elettorale politico-mafioso. Ma dal centrosinistra nessuna parola è stata sollevata”.