il viaggio
"Non sono una Marziana". Il tour di Meloni a Bruxelles fra Valpolicella e ritardi di Ursula
La premier esce dai palazzi europei con l’assicurazione che l’Italia potrà usufruire di circa 7 miliardi di euro. Non manca qualche stoccata, a partire dai migranti
Bruxelles, dal nostro inviato. “Ciao Roberta. Fa freddo qua, eh”. Giorgia Meloni scende dalla Maserati in dotazione al corpo diplomatico e si trova davanti Roberta. Cioè Metsola. La presidente del Parlamento europeo, eletta grazie anche ai voti dei Conservatori, che la sta aspettando sotto a una pioggerellina molto brussellese da quattro minuti. Le due parlottano con ostentata confidenza davanti alle telecamere. Come due amiche (che si vedono alla Valletta o magari alla Garbatella). Red carpet. Delegazione italiana. Raffaele Fitto ha la faccia appagata. Zitto zitto è riuscito a piazzare tre super incontri alla sua underdog in un periodo in cui, qui, in questi palazzoni di vetro è tutto deserto, causa ponte lunghissimo (tipo universitari della Sapienza). Eccole, le due M. Meloni e Metsola. Foto insieme. Stretta di mano. Bandiere italiane, della Ue e della Ucraina. Gag. Questa volta sui tacchi. “Risprendi tutto!”. Rai schieratissima: tre corrispondenti, quattro inviati (Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews), più “Porta a Porta”. Per il grande evento, Viale Mazzini ha concesso la deroga: tutti a Bruxelles.
Il primo incontro istituzionale dura per forza di cose più del previsto. Ursula von der Leyen non si trova. È in ritardo. È partita da Berlino, ma c’è stato un contrattempo con l’aereo. “Nebbia”. Meloni e Metsola si confrontano. Un altro caffè? “Domani ho il Consiglio dei ministri con la Nadef: una corsa contro il tempo per la manovra”. La premier scriverà, prima di andarsene, una dedica nel libro d’onore: “L’Europa vive nelle identità delle sue nazioni, nelle tradizioni dei suoi popoli, nei sogni dei suoi giovani e nelle speranze dei suoi cittadini”. Passano i minuti, gli staff italiani si guardano perplessi: possibile che Ursula abbia dato una buca così clamorosa a Giorgia? È questa la vendetta della perfida Ue dei soloni? Metsola chiama al telefono la presidente della Commissione Ue: “Sono in ritardo per colpa della nebbia”.
Alla fine il primo bilaterale si può sciogliere. Si passa al secondo. Quello più duro per la capa del governo italiano. Il faccia a faccia viene preparato con un pranzo fra Meloni e Paolo Gentiloni nella residenza dell’ambasciatore Pietro Benassi. Appunti e Valpolicella. La premier incontr il commissario per gli Affari economici appena atterrata in Belgio. Una sponda franca, ma collaborativa. L’esponente del Pd è il canale diplomatico per costruire con la Francia un asse per un debito condiviso per affrontare il caro energia e le resistenze della Germania. Escono da casa di Benassi dispacci del tipo: massima sintonia fra i due, massima collaborazione da parte della premier nell’accogliere i consigli del commissario in vista dell’incontro con von der Leyen. Si tratta insomma di chiedere alla commissione di prendere atto delle conclusioni dell’ultimo consiglio europeo: nuovo Sure per far fronte all’emergenza di imprese e famiglie davanti alle bollette che schizzano alle stelle. Germania permettendo.
La presidente del Consiglio italiano chiederà nel secondo incontro, durato quaranta minuti (con in più l’incidente del ritardo) che “tutti gli strumenti pertinenti a livello nazionale e della Ue dovrebbero essere mobilitati per rafforzare la resilienza delle nostre economie, preservando nel contempo la competitività globale dell’Europa e mantenendo le condizioni di parità e l’integrità del mercato unico”.
Meloni alla fine di questo tour nei palazzi, che tanto ha combattuto, se ne ritornerà a casa anche con l’assicurazione che l’Italia potrà usufruire di circa 7 miliardi di euro tra fondi strutturali non utilizzati e la quota del Repower Eu. L’ultima tappa da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, serve solo a rimettere in fila le richieste e gli impegni. Insomma: che fatica e che ansia tutta questa giornata, giocata da parte della nuova inquilina di Palazzo Chigi sul canovaccio del buio.
Non si danno informazioni, si parla il meno possibile, non si risponde alle domande della stampa. Solo una dichiarazione di tre minuti, prima di andare a cena con Michel per ripartire poi alla volta di Roma. Ecco le parole della premier degne di essere riportate: “Dopo questi incontri abbiamo smontato una certa narrativa, non siamo marziani”. Sui migranti, dopo la stoccata Ue sul caso della nave tedesca Humanity 1, dice invece di aver trovato “orecchie disponibili: vogliamo difendere l’interesse nazionale”. Sul Pnrr: “Va tarato per metterlo a terra”. Cronaca spicciola: la premier è stata osannata da una piccola delegazione di fan fuori dall’Eurocamera (“sei la numero uno”) e contestata da due studenti Erasmus fuori dal Consiglio (“un governo di fascisti non mi rappresenta”).