La manifestazione di sabato
Conte si vuole prendere la sinistra. Il Pd lo insegue alla marcia per la pace
Giuseppe Conte sogna di essere incoronato da Cgil, Arci e Acli leader del centrosinistra, Letta, nonostante le ambiguità, andrà per presidiare la piazza: non si può lasciare la Grande marcia ai 5 stelle. Ma c'è il rischio di contestazioni al segretario dem
Gli esponenti di spicco del M5s hanno le bocche cucite. L’ordine di scuderia diramato a tutti i parlamentari da Giuseppe Conte è chiaro: non dobbiamo metterci il cappello sopra, lo chiedono gli organizzatori. E però la manifestazione di domani a Roma promossa dalla Rete pace e disarmo – un consorzio di sigle dell’associazionismo, dalle Acli alla Cgil – è già passata su giornali e televisioni come la marcia per la pace di Giuseppe Conte. Non c’è dunque necessità di sottolinearlo ulteriormente. D’altronde fu proprio il leader grillino settimane fa a chiamare il mondo civico di sinistra per chiedere di organizzare l’evento. Per domani coltiva un sogno: essere incoronato dalla piazza leader del centrosinistra. Si accontenta di farlo anche in silenzio. Alla fine del corteo – che partirà da piazza della Repubblica alle 13 per arrivare a piazza San Giovanni alle 15 – infatti, parleranno i presidenti di Arci e Acli, il segretario della Cgil Maurizio Landini, il fondatore di Libera Don Ciotti e quello della comunità di Sant’Egidio Andrea Ricciardi. Nessun intervento politico.
Eppure, quello di sabato è un passaggio importante. Persino esistenziale per il Movimento di Giuseppe Conte. Parte da qui l’Opa sul centrosinistra italiano, lo scippo ai danni del Pd di un mondo di emozioni vaghe, ma essenziali per prendere voti. Anche i dem, che sulla guerra in Ucraina aveva mantenuto sin qui una linea di coerenza ammirevole, lo hanno capito. Questa volta, nonostante le ambiguità sulla guerra, non si può mancare. Dopo la batosta elettorale, da Beppe Provenzano a Marina Sereni, lo avevano detto in tanti: “No possiamo lasciare quei mondi al M5s, non possiamo bollarli come putiniani”. E così accanto a Nicola Zingaretti, Andrea Orlando e gli altri dem che guardano con simpatia ai grillini, ci sarà anche Enrico Letta che ha risposto no all’offerta di Carlo Calenda di partecipare al contro-corteo organizzato a Milano dal Terzo polo “per ribadire il sostegno all’Ucraina contro l’invasore russo senza ambiguità” (per i dem ci sarà solo il senatore Alessandro Alfieri). Non si può assolutamente lasciare la marcia ai grllini. Non si possono svendere Landini e Don Ciotti al M5s. D’altronde, come diceva già anni fa Milan Kundera, la sinistra non è tanto insieme di idee, quelle cambiano, ma un’ immagine, l’immagine della Grande marcia. Scriveva lo scrittore ceco: “Dittatura del proletariato o democrazia? Rifiuto della società dei consumi o aumento della produzione? Ghigliottina o abolizione della pena di morte? Non è questo l’ importante. Ciò che fa di un uomo di sinistra un vero uomo di sinistra non è questa o quella teoria, ma la sua abilità a far sì che qualunque teoria diventi una parte di quel Kitsch chiamato Grande Marcia”. E quindi poco importa per quale pace si manifesti– se per quella che desidera la Resistenza ucraina o per la resa degli ucraini – è superfluo, l’importante è marciare. Il Pd non può farne a meno. Bisogna esserci. La Grande marcia non può rubarsela Conte.
E però, se si guardano le prime avvisaglie, potrebbe non bastare. Le modalità con le quali Letta parteciperà al corteo non sono ancora state decise per una semplice ragione: c’è il timore concreto che il segretario dem venga contestato per le sue posizioni di coerente sostegno militare all’Ucraina, da queste parti considerato un impedimento a un accordo diplomatico. E se Letta si preoccupa, Conte si sfrega le mani: i suoi rapporti con il mondo della sinistra pacifista sono stati intessuti assai meglio. Solo ieri diceva ancora: “Sabato daremo un segnale ai nostri governanti in Italia, in Ue e nella Nato. Dobbiamo convincerli che questa strategia bellicista non è fruttuosa”. Parole di miele per cattolici e Cgil. La sera prima, poi, l’avvocato di Volturara Appula incontrerà l’economista Jeffrey Sachs, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e la saggista amata a sinistra Barbara Spinelli. Si parletà di “Politica e pace”.