Moratti rompe gli indugi: "Mi candido in Lombardia col Terzo polo". E il Pd ora deve scegliere
L'annuncio dell'ex sindaco di Milano: "Ho decisio insieme con Calenda e Renzi". E il leader di Azione rilancia anche in Lazio: "Sosteniamo Alessio D'Amato". Due assessori alla Sanità che diventano un grattacapo per i dem. Che dicono: "Fermatevi, niente diktat"
Il primo passo, pochi giorni fa. Quando aveva ufficializzato le sue dimissioni da vice di Attilio Fontana esprimendo una forta critica al colpo di spugna del governo Meloni sul fronte della lotta al Covid. Il secondo indizio era arrivato sabato, alla manifestazione in difesa del popolo ucraino davanti all'Arco della Pace, a Milano: la scelta di esserci, in quella piazza, il ricordo dal palco di suo padre partigiano, le strette di mano e gli abbracci con esponenti di Azione e di Italia viva. Ora, finalmente, l'ufficialità: "Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi ho condiviso l'avvio di un percorso che mi vedrà candidata alla presidenza di Regione Lombardia". E' lei, Letizia Moratti, ad annunciarlo in prima persona. Prova lei, la ex sindaca di Milano, chiamata nel pieno della buriana pandemica a risollevare le sorti di un assessorato alla Sanità, quello lombardo, che annaspava alquanto, a sparigliare.
La scelta è maturata nel corso dei mesi. Un lungo periodo di ambiguità e tensioni, tra Moratti e il suo presidente, tra lei e l'intero centrodestra. Neppure l'offerta di un ministero a Roma, neppure l'incontro con Matteo Salvini, erano valsi a dissuaderla dal suo proposito: correre per la presidenza della regione. Alla fine la candidatura è arrivata, in favore del Terzo polo: una "collaborazione sostenuta dall'ampia e consolidata rete civica a me vicina e dal Terzo Polo, ampiamente aperta all'adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni, con i quali realizzeremo interessanti e positivi confronti per la costruzione di una coalizione vincente", spiega.
Ed è una scelta che spiazza il Pd, quella di Moratti. E non a caso Alessandro Alfieri, dirigente dei dem lombardi che ieri aveva non a caso preso parte alla manifestazione milanese, guardandosi bene dall'escludere l'eventualità di un "ticket" tra Moratti e Carlo Cottarelli, prova ora a indurre Calenda e Renzi a un ripensamento: "Se vogliamo vincere le prossime regionali in Lombardia dobbiamo evitare gli errori fatti alle ultime politiche. Con i diktat sulla candidature però non si va lontani. Si fermino e dimostrino di voler provare davvero a vincere le regionali", dice, rivolgendosi ai leader del Terzo polo.
Che però sembrano intenzionati, almeno per ora, a non recedere dai loro intendimenti. E infatti è lo stesso Calenda a rivendicare la scelta, che non riguarda solo la Lombardia. "Appoggiare due persone che in Lombardia e nel Lazio hanno fatto bene sulla campagna vaccinale e la sanità come Alessio D’Amato e Letizia Moratti è la scelta giusta per il TerzoPolo. Vengono da storie diverse ma hanno lavorato sulla stessa linea di serietà nell’emergenza".
Non solo la Lombardia, dunque. Ma anche il Lazio. Dove il Pd è, se possibile, ancora più in difficoltà nella scelta di un candidato. Al Nazareno sono convinti che solo costruendo una coalizione larga, che includa anche i 5 stelle, si possa evitare di consegnare la guida della regione al centrodestra. Ma D'Amato non pare essere il profilo adatto, per questa missione, se è vero che Giuseppe Conte non ha mai speso buone parole per l'assessore alla Sanità di Nicola Zingaretti.