Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Lo sceicco

Emiliano detta la linea del Partito democratico: sì alla Moratti, no alle trivelle

Gabriele De Campis

Sulle regionali in Lombardia il presidente della Puglia tenta la linea inclusiva, poi, in merito ai dubbi sull'energia, rilancia l'estrazione e prova la linea della nazionalizzazione dei pozzi di petrolio e gas

Nel Pd in crisi d’identità post 25 settembre, non ci sono argini per le nuove intemerate dell’Emiro pugliese, in arte Michele Emiliano. Intervenendo all’evento Metropolis, il governatore - dopo la partecipazione alla manifestazione arcobaleno di Vincenzo De Luca a Napoli - prova a dettare la linea ai dem: apre alla Moratti, chiude alle trivelle e ipotizza con retorica da vero caudillo di nazionalizzare i pozzi petroliferi sul territorio nazionale. 

 

Sulle alleanze in Lombardia, lo sceicco offre la sua visione inclusiva: “Personalmente non chiuderei la porta all'ipotesi terzo polo e Letizia Moratti, perché con un campo più largo potremmo mandare all'opposizione Fratelli d'Italia e Lega alla Regione Lombardia. Sempre meglio che rivedere Fontana”. Sostanzialmente pensa che sia utile riproporre anche a Milano uno schema largo come quello vigente in Puglia (nell’emirato si va dai vendoliani a Casapound): “È evidente che questa rottura nel centrodestra è molto interessante e pesante perché Letizia Moratti è persona di straordinaria personalità. Ho sempre lavorato molto bene con lei, anche quando ha fatto l'assessora alla Salute in Lombardia e ha salvato la regione”. Intanto però sta con il Terzo polo, che l’ha subito accolta: “È una mossa intelligente tipicamente renziana, secondo me Calenda l'ha un po’ subita. Adesso il problema è che il Pd della Lombardia è un gruppo importante che governa assieme Beppe Sala e il civismo progressista la città di Milano”. Ci sono personalità di grande rilievo che non si fanno buttare fuori dal campo con una gomitata perché Renzi si è fatto venire questa idea”. E così ammette: “Adesso è tutto complicato”.

 

Dopo le alleanze c’è l’incursione chavista nella querelle energetica: “Trivellare l'Adriatico, che è un mare chiuso, per ricavare il 5-6 per cento di gas e petrolio è una cosa che fa tanti danni e garantisce pochi vantaggi”. Ecco il rilancio alla venezuelana: “Faccio un'altra proposta. Proviamo a fare un'operazione più grande: proviamo a nazionalizzare tutti i pozzi di petrolio e gas che ci sono sul territorio italiano, rientriamo nel possesso almeno per la durata dell'emergenza e distribuiamo gas e petrolio che, lo sottolineo, sono combustibili ormai fuori dalla storia”. Infine una botta visionaria sudamericana, unita a un pizzico di realismo: “Non mi oppongo alla Meloni, rilancio. Facciamo come la Norvegia, un'azienda di Stato. È chiaro che abbiamo bisogno di una deroga europea”. L’ultima battuta? Insinua il dubbio che non si ricandidi alla fine del secondo mandato regionale. “Potrei chiudere da imbattuto”, china rivendicando il filetto di vittorie dal 2004 (due volte sindaco di Bari e due volte governatore). Ma in fondo in fondo, resta convinto di rimanere "sceicco per sempre".