La linea per gli Esteri
L'atlantismo di Tajani nei nomi-chiave per la Farnesina
Dopo aver tranquillizzato a parole gli alleati sull'atlantismo del nuovo governo, il ministro degli Esteri passa ai fatti. Capo di Gabinetto sarà di Francesco Genuardi, vice capo di Gabinetto invece Cecilia Piccioni
Come farsi baluardo di atlantismo in un governo di centrodestra in cui non tutti lo sono, questo è il problema, ma il vicepremier e neo ministro degli Esteri Antonio Tajani, già coordinatore nazionale di Forza Italia e ancora prima presidente del Parlamento europeo, si è caricato sulle spalle il fardello, forte dei buoni rapporti in Europa (dove comunque ha chiesto sostegno per la questione immigrazione). E dunque, a ogni occasione, Tajani sottolinea, ribadisce, rimarca dove siamo e chi siamo sullo scacchiere internazionale, come a voler togliere qualsiasi dubbio.
Così venerdì scorso, incontrando al G7 di Munster il segretario di Stato americano Antony Blinken, ha rassicurato idealmente l’America: “Per l’Italia è fondamentale rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti perché siete i nostri migliori alleati. Non dimenticheremo mai i vostri sforzi per liberarci durante la Seconda guerra mondiale. Molti giovani americani sono morti per difendere la nostra democrazia e liberarci dal nazismo. Oggi dobbiamo lavorare tutti insieme per difendere lo stato di diritto in tutto il mondo e la democrazia. In questo momento dobbiamo proteggere l’Ucraina e raggiungere la pace. Non si può avere la pace senza giustizia e giustizia significa liberare l’Ucraina”. Non solo. “Le priorità di questo governo sono l’Europa, la Nato e una forte cooperazione con gli Usa”, ha ripetuto Tajani, atlantista in prospettiva anche nelle mosse in area Farnesina, attraverso i nomi da scegliere per le posizioni chiave. Tanto che si attendeva la nomina (fatta ieri) a capo di Gabinetto di Francesco Genuardi, già console generale d’Italia a New York nonché attuale ambasciatore a Bruxelles. Anzi si potrebbe dire presso il Re dei Belgi, ché a Bruxelles l’Italia, come ogni paese, ha tre ambasciatori, uno presso l’Unione Europea (Pietro Benassi), uno presso la Nato (Francesco Maria Talò), uno presso il capo di Stato che in questo caso è appunto un re. E chissà se Tajani, che di storie reali è conoscitore, è rimasto affascinato dai ritratti della famiglia reale belga che, raccontano nell’ambiente diplomatico, campeggiano nella residenza di Avenue Legrand. Fatto sta che Genuardi, europeista doc, nato a Bruxelles, figlio di un funzionario della Commissione, nella capitale belga si è ritagliato un ruolo non scontato di ambasciatore culturale, tra arte contemporanea, design e made in Italy, trasformando il palazzo in una sorta di hub, anche grazie alla collaborazione attiva della moglie regista Isabel Achaval.
Vice capo di Gabinetto sarà invece Cecilia Piccioni, alto dirigente alla Farnesina, già in servizio nella missione permanente d’Italia alle Nazioni Unite a New York. Di sicura impronta atlantista pure i tre nomi che aleggiano per il ruolo di Segretario generale. Si parla infatti di Armando Varricchio, ambasciatore a Berlino, esperto di relazioni transatlantiche e precedentemente ambasciatore negli Usa, ma anche di Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia all’Onu, già consigliere politico a Washington durante il secondo mandato dell’amministrazione Clinton, e di Pietro Benassi, come si è detto rappresentante permanente presso la Ue, ex ambasciatore a Berlino e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con funzioni delegate in materia di Sicurezza nel governo Conte II. Possibile outsider, per lo stesso ruolo di segretario generale, l’ambasciatrice italiana negli Stati Uniti Mariangela Zappia, già rappresentante permanente presso il Consiglio Atlantico e le Nazioni Unite.