L'intervista
Morani (Pd): "Con Moratti candidata in Lombardia possiamo disarticolare il centrodestra"
"Letta persevera nella confusione. L'ex sindaca di Milano si è smarcata proprio su temi identitari per la destra, dopo che Meloni ha sdoganato i No vax. Dobbiamo avviare una valutazione seria", dice l'ex deputata dem
Rompere lo schema centrodestra - centrosinistra a partire da una regione, la Lombardia, e da un nome: quello di Letizia Moratti. “Bisogna prendere atto di un fatto politico rilevante: si è rotto l'asse di centrodestra, che ormai è un'estrema destra, con le forze più liberali e centriste che si smarcano in una regione chiave”. L'ex deputata Pd Alessia Morani non ha troppi dubbi e vede nella candidatura di Moratti al Pirellone una grande opportunità – di quelle che ultimamente al Nazareno non sono proprio all'ordine del giorno. E non va sprecata: “Tanto più se si considera che l'ex sindaca di Milano ha preso le distanze proprio su temi identitari per la destra, come il Covid, dopo che Meloni ha sdoganato i No vax. Su questo punto dobbiamo avviare una valutazione politica”.
Anche perchè, ragiona Morani, “se guardiamo in filigrana, le critiche di Moratti si legano con l'atteggiamento di Forza Italia, che ha contestato fortemente le prime mosse del governo sulla pandemia". Si riferisce in particolare (ma non solo) al forzista e vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, tra i più critici su questo aspetto. Episodi che rivelano “un reale disagio nella parte più moderata del centrodestra. Questo disagio può diventare rottura: per il centrosinistra disarticolare la destra è fondamentale”.
Intanto, mentre la destra ha deciso di puntare nuovamente su Attilio Fontana, si registrano una serie di critiche riguardanti la biografia di Moratti che sembrano frenare il Pd e che è stato lo stesso segretario Letta a sottolineare. Come se ne esce? “Bisogna sapere qual è il nostro obiettivo. Se la purezza del partito, che non mi pare sia stata preservata negli anni, oppure se vogliamo perseguire il bene comune”. Ovvero? “Togliere alla destra una regione come la Lombardia che può diventare un fattore estremamente importante nel quadro politico nazionale”. Eppure i dem lombardi sembrano preferire altri nomi con un passato meno contradditorio, come il sindaco di Brescia Emilio Del Bono o Giuliano Pisapia, e vorrebbero pure le primarie. “Parliamo di personalità estrememante importanti. Bisognerebbe mettersi tutti allo stesso tavolo e ragionare su quello che ci unisce. Perchè la Lombardia – ne è convinta Morani – può diventare un luogo in cui fare innovazione politica nel centrosinistra. Non dimentichiamoci che con il Ppe ci siamo alleati in Europa. Dobbiamo tenerne conto visto che ci definiamo europeisti”.
Potrebbero però accusarvi di rincorrere Calenda, ed è un rimprovero che arriva anche da una parte dello stesso Pd. “Io penso che il leader di Azione abbia il difetto di voler mettere il cappello su ogni cosa. E questo è un errore, bisogna avere il coraggio della mediazione”, dice Morani. “Ma sbaglieremmo anche noi, e peggio, nel chiudere la porta a Moratti senza un confronto vero. Il Pd deve fare il Pd, senza andare a traino di nessuno”. Un'impasse che i dem potevano forse risparmiarsi andando dritti su Carlo Cottarelli, che ormai si è defilato. Ma che poteva essere attrattivo anche per Calenda. “Io spero e credo che Cottarelli voglia dare comunque una mano”, assicura Morani. E poi quella dell'economista non è l'unica figura da considerare. “In Lombardia abbiamo un Pd che a differenza di tanti altre zone è vivace, riformista, vincente. Dovrebbe giocare questa partita e riprendere il timone. Ci sono le personalità e l'energia per poterlo fare. In maniera parallela a quello che accade a Roma”.
Proprio nella Capitale in queste ore un dibattito analogo si ripropone in vista delle regionali del Lazio. In campo c'è l'assessore alla Salute Alessio D'Amato, su cui il Terzo Polo si è gia espresso con favore. Qui la strada è più facile? “Dovremmo partire anche qui dagli obiettivi. E uno dei principali temi, la transizione ecologica, passa per il termovalorizzatore di Roma”. Niente M5s, insomma? “Va fatta una coalizione che guarda al futuro, sul termovalorizzatore non si può mediare, né tornare indietro. Se quella questione è dirimente, e lo è, bisogna fare l'alleanza con chi guarda al futuro con noi e non con chi ha posizioni antistoriche e del no a prescindere”.
Eppure sembra che la dirigenza del Pd e lo stesso Letta non ne siano ancora convinti. “Bisogna constatare che Letta e il suo entourage perserverano nella confusione, sono distanti dalla realtà”. E la soluzione, conclude Morani, non può che essere un congresso in tempi brevi, a differenza di quelli prospettati. “Altrimenti il rischio è che si trovi un nuovo segretario, ma non si trovi più il paritito. Con gravi danni non solo rispetto alle prossime sfide elettorali ma anche per il futuro”