l'annuncio
Zingaretti: "Domani firmerò le mie dimissioni"
Il governatore del Lazio lascia l'incarico e dice: "Possiamo vincere le elezioni regionali anche senza il M5s". Intanto Calenda spinge per candidare D'Amato. Si voterà il primo o il secondo fine settimana di febbraio
Come anticipato dal Foglio arriveranno domani mattina le dimissioni di Nicola Zingaretti da presidente della Regione Lazio. A tarda notte infatti il consiglio regionale ha approvato il collegato al bilancio, l’ultimo atto che il governatore aveva annunciato di attendere prima dell’addio. “Domani mattina - ha detto il governatore a durante la presentazione del suo rapporto di fine mandato - firmerò le mie dimissioni".
Dopo la bollinatura della Corte dei Conti al rendiconto di bilancio e una visita alle fosse Ardeatine il presidente firmerà le dimissioni. Si apriranno così i 90 giorni previsti dalla legge per il ritorno alle urne. Si voterà dunque il primo o il secondo fine settimana di febbraio. E assicura il presidente “Possiamo vincere le elezioni regionali del Lazio anche senza il M5s”
Al Tempio di Adriano, alla presentazione del rapporto di fine mandato, in prima e seconda fila c’è tutta la giunta Zingaretti. Sono solo due le assenti: le assessore del M5s Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Per l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato si tratta - dopo le parole ultimative di ieri di Giuseppe Conte sul termovalorizzatore di Roma, ostacolo insormontabile all’alleanza con i dem in Lazio - di “uno sgarbo istituzionale che segna una rottura definitiva, la fine del campo largo”. Sarà lui, lo si capisce dai tanti dem che sgomitano per salutarlo, il candidato per provare a continuare l’esperienza Zingaretti in Lazio. Domani quasi certamente l’annuncio.
Anche Zingaretti ha chiosato ironico sull’assenza delle due grilline: “Stanotte siamo stati in Aula fino alle 4 del mattino per approvare il collegato al bilancio, forse avevamo sonno”. Poi il governatore attacca Conte. “Ha rotto l’alleanza che governa il Lazio senza motivo, i termovalorizzatori li abbiamo tolti noi dal piano rifiuti, non ce lo deve dire di certo lui. La scelta di Gualtieri riguarda la città di Roma dopo che per dieci anni nessuno ha fatto nulla sui rifiuti. È come dire io non vado a vedere Bambi perché ho paura del re leone, dove però Bambi non c’è, dunque è una scusa per rompere. Possiamo vincere le elezioni regionali anche senza il M5s”, assicura il presidente uscente.
A fine evento però Valentina Corrado, finalmente arriva, lo fa notare il vicegovernatore Daniele Leodori, l’altro candidato dem, il fautore del campo largo. “Non c’ero perché ero a un altro evento a rappresentare la Regione e il presidente, nessun segnale contro l’alleanza per il Pd”. E però Zingaretti dice che le parole di Conte “hanno rotto l’alleanza che governa il Lazio”. “Non è vero - replica Corrado - ma per andare avanti serve che il Pd sia coerente con il suo no agli inceneritori a tutti i livelli, anche in Campidoglio”.
Intanto dal Terzo Polo Calenda attacca: “Sulle regionali del Lazio sta succedendo la qualsiasi. Zingaretti prova a ingraziarsi Conte facendo finta che il termovalorizzatore nulla c’entri con la Regione. Gualtieri ieri invece ha ribadito l’importanza del termovalorizzatore per Roma. È un balletto indecoroso che nasconde la pulsione irrefrenabile di Zingaretti di sottomettersi al M5S. Basta. Iniziamo a parlare di come rilanciare una regione impantanata. Zingaretti e Bettini se ne facciano una ragione: i 5S non li vogliono più”.
La vicenda si fa sempre più commedia perché per caso il leader di Azione passa in scooter a piazza di Pietra in motorino e si ferma a parlare con Daniele Leodori e l’eurodeputato del Pd (ed ex vicegovernatore) Massimiliano Smeriglio. “Abbiamo trovato un accordo: candidiamo Smeriglio, è comunista però è bravo”, scherza Calenda. Poi seriamente: “Conte ha rotto l'alleanza. Ora che volevo fa’? Il candidato è loro. Ormai su D’Amato direi che è l’ora di chiudere e smettere di inseguire i cinque stelle. Anche sulla Lombardia abbiamo chiesto un tavolo: il Pd si può convincere anche su Moratti, anche se le due cose non sono collegate”. Calenda esclude anche eventuali primarie. “Su cosa? C'è un solo candidato”. In realtà ci sono anche Leodori e la consigliera della sinistra civica Marta Bonafoni. “Facessero un bel ticket Bonafoni-D’Amato allora”, dice il leader del Terzo Polo. Poco più in là, seduta a un bar, c’è proprio Marta Bonafoni. Parla fitto fitto con le deputate del Pd Elly Schlein e Cecilia D’Elia.