tra camera e senato

Da Craxi a Garavaglia, tutti i nomi dei presidenti eletti nelle Commissioni

Ruggiero Montenegro

A Palazzo Madama FdI ottiene cinque presidenze, la Lega tre mentre a Forza Italia ne spettano due. A Montecitorio monta la polemica per l'assenza di donne tra i quattordici eletti 

Cinque presidenze per Fratelli d'Italia, tre alla Lega e due affidate a Forza Italia. Dopo la Camera, anche il Senato ha eletto questa mattina gli uffici di presidenza delle Commissioni permanenti. Spettavano alla maggioranza, come da consuetudine, e così è andata. A presiediere la commissione Giustizia sarà Giulia Bongiorno, della Lega. Era considerata una papabile anche per il ruolo di ministro, prima che Giorgia Meloni scegliesse di puntare su Carlo Nordio. Per lei si era parlato anche di un incarico di sottogoverno.

Al Carroccio vanno anche la commissione Cultura, con il senatore Roberto Marti, e quella dedicata alle Finanze: in questo caso la scelta è ricaduta su Massimo Garavaglia, dopo aver visto sfumare la riconferma a ministro del Turismo, ruolo ricoperto nella scorsa legislatura con il governo Draghi e oggi affidato a Daniela Santanchè. Il nome di Garavaglia era stato anche associato al ruolo di sottosegreatario per l'Economia, carica di cui era stato titolare durante l'esecutivo gialloverde.

In virtù degli equilibri nella maggioranza, il partito di Giorgia Meloni piazza poi Giulio Terzi di Sant'Agata alla Commissione Politiche dell’Unione europea. Un incarico affine alla biografia dell'ex ambasciatore, diplomatico di lungo corso e già titolare della Farnesina con il governo Monti, tirato a lungo in ballo anche per la nomina a ministro degli Esteri di questo governo. Sempre dalla compagine meloniana arrivano Nicola Calandrini, che presiede la commissione Programmazione economica e Bilancio, Luca Balboni agli Affari costiruzionali, Francesco Zaffini che guiderà gli Affari sociali e Luca De Carlo a cui spetta l'Industria. 

Forza Italia infine porta a casa la commissione Esteri, con la conferma di Stefania Craxi che  nell'ultima fase della scorsa legislatura aveva preso il posto di Vito Petrocelli, il grillino vicino alle posizioni di Putin. L'altra presidenza azzurra è quella all'Ambiente: Claudio Fazzone è il nome individuato, dopo il rifiuto da parte di Gianfranco Micciché alla proposta avanzata "anche da Berlusconi", come ha rivelato in un'intervista a Repubblica. Miccichè, che è pure coordinatore regionale del partito in Sicilia, non ha ancora deciso se rinunciare allo scranno di Palazzo Madama per dedicarsi a quello ottenuto nelle regionali in Sicilia lo scorso 26 settembre. "Mi pare che non abbiano più cosa offrirmi per farmi andare via", ha spiegato ancora l'ex presidente dell'Ars, protagonista di asprissime polemiche con Nello Musumeci. Una dinamica che evidentemente il centrodestra voleva non ripetere, sfruttando l'opportunità delle presidenze di Commissione.


Ieri si è invece votato alla Camera con l'elezione dei 14 presidenti di Commissione e qualche polemica (di genere) sollevata dalle opposizioni. Il partito di Giorgia Meloni se n'è accaparrate sette: Giulio Tremonti agli Esteri, Marco Osnato alle Finanze, Ciro Maschio alla Giustizia, Mauro Rotelli all’Ambiente, Salvatore Deidda ai Trasporti, Federico Mollicone alla Cultura, e Walter Rizzetto al Lavoro. Il Carroccio si è fermato a quattro: Mirco Ciarloni per l'Agricoltura. Alessandro Giglio Vigna per le Politiche europee, Antonino Minardo per la Difesa mentre Alberto Gusmeroli guiderà le Attività produttive. Tre, infine, le presidenze per Forza italia: si tratta di Nazario Pagano agli Affari Costuzionali, Ugo Cappellacci per quelli Sociali e Giuseppe Mangiavolu per la Commissione Bilancio. 

Quattordici uomini su quattordici nomine che hanno provocato le critiche da sinistra, in particolare dal Pd, con Debora Serracchiani – protagonista di una polemica sui temi di genere con Giorgia Meloni, nel giorno del discorso programmatico a Montecitorio – che ha sottolineato l'assenza di nomi femminili.

Completeranno il puzzle degli incarichi parlamentari le nomine della Vigilanza Rai e del Copasir, su cui sono già partite le trattative tra le opposizioni, con il Terzo Polo escluso dalle vicepresidenze di Camera e Senato – appannaggio di Pd e M5s per quanto riguarda la quota opposizione – che rivendica per sé una delle due cariche e teme il riproporsi dell'asse tra dem e grillini.