E allora il nazismo?

La pretestuosa polemica dell'Anpi con Valditara sul crollo del Muro di Berlino

Luciano Capone

L'attacco di Pagliarulo al ministro dell'Istruzione, colpevole di "anticomunismo" per aver ricordato la fine dell'oppressione sovietica in Europa, mostra che anche i sedicenti custodi della memoria non hanno fatto i conti con la storia  

L’arrivo di Giorgia Meloni al governo ci ha fatto scoprire con somma sorpresa, dopo trentatré anni, che anche il crollo del Muro di Berlino è diventato “divisivo”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, in occasione del Giorno della libertà istituito dal Parlamento, ha inviato una lettera agli studenti per riflettere sull’“evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa”. Valditara scrive che “il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo… e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale”, ma dove è riuscito a imporsi ha portato “annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte”.  In questo senso, il crollo del Muro di Berlino il 9 novembre del 1989 significa l’arrivo della libertà per la metà dell’Europa orientale che era “soffocata dal dispotismo” e pertanto quella data “non può che essere una festa della nostra liberaldemocrazia”.

 

Il ministro è stato attaccato dal Pd, che con la presidente dei senatori Simona Malpezzi lo ha accusato di fare “propaganda” con “una lettura strumentale della caduta del Muro di Berlino”. Ma con più veemenza dell’opposizione, contro il ministro si è scagliata l’Anpi. Il presidente dell’associazione dei partigiani, il già cossuttiano Gianfranco Pagliarulo, ha detto che la lettera di Valditara “è un dotto manifesto anticomunista”. Come se essere anticomunisti, nello specifico contro la dittatura sovietica, fosse un’indecenza. Inoltre, Pagliarulo ha accusato Valditara di non aver ricordato anche che “il 9 novembre è la giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo”, in quanto anniversario del pogrom nazista della Notte dei cristalli del 1938.

 

L’attacco è pretestuoso per due motivi. Il primo è che questa omissione, il non aver ricordato anche la Notte dei cristalli, non è mai stata rinfacciata né dall’Anpi né da altri ai presidenti della Repubblica, da Sergio Mattarella a Giorgio Napolitano solo per stare agli ultimi due, per le loro commemorazioni della caduta del Muro. Entrambi hanno ricordato l’importanza di questa ricorrenza per l’avanzata della libertà, la sconfitta del totalitarismo comunista e l’unità democratica dell’Europa. Nessuno di loro ha mai fatto un cenno al pogrom del 1938, perché ci sono altre occasioni in cui le istituzioni commemorano le vittime dell’Olocausto, la lotta all’antisemitismo e al nazifascismo (27 gennaio e 25 aprile). Il 9 novembre 2016, ad esempio, la presidente della Camera Laura Boldrini celebrò il Giorno della libertà, certo senza grandi condanne del comunismo e della dittatura sovietica come ha fatto Valditara (questione di diverse sensibilità politiche, probabilmente), ma neppure lei ricordò la Notte dei cristalli. Eppure in quell’occasione non risultano comunicati né reazioni sdegnate dell’Anpi contro le “rimozioni” di Boldrini.

 

Ma il motivo per cui l’indignazione dell’Anpi è pretestuosa è che se l’accusa a Valditara è di aver ricordato solo una delle due ricorrenze, si presupporrebbe che l’Anpi le abbia rievocate entrambe. E invece il 9 novembre l’Anpi non ha ricordato né la caduta del Muro di Berlino né la Notte dei cristalli. Insomma, viene il sospetto che al cossuttiano Pagliarulo abbia semplicemente dato fastidio la condanna del comunismo. Ed è questo il problema.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali