Giorgetti e la moneta fiscale spiegata alla Lega
"Il credito d’imposta non è moneta", dice il ministro dell’Economia. Bisogna sperare che i primi a recepire il messaggio siano i parlamentari del suo partito, quelli che nella passata legislatura, ogni volta che Draghi prospettava modifiche al Superbonus, si schieravano compatti a difesa dei diritti di poter far circolare senza limiti, sempre e per sempre, i crediti fiscali
Gli tocca ribadirlo con parole chiare, dopo averlo già detto ma con tono più allusivo pochi giorni fa. “È passata nell’immaginario collettivo l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta. Questo non è”, dice Giancarlo Giorgetti. Ed è apprezzabile la sua nettezza. Bisogna però sperare che i primi a recepire il messaggio siano i parlamentari del suo stesso partito, quelli che nella passata legislatura, ogni volta che Mario Draghi prospettava modifiche all’abominio del Superbonus, si schieravano compatti a difesa dei diritti di poter far circolare senza limiti, sempre e per sempre, i crediti fiscali. E non è solo una convinzione del passato, per gli uomini della Lega. Ancora mercoledì scorso, proprio in replica al suo ministro dell’Economia, il deputato Alberto Gusmeroli, neo presidente della commissione Attività produttive, incalzava: “Non possiamo nasconderci che esiste un problema enorme, attuale, di rischio di fallimento di tante imprese che hanno cassetti fiscali pienissimi e scarsa liquidità”. Col che, tracciando proprio quel parallelismo tra credito d’imposta e moneta che Giorgetti così energicamente stigmatizza. Come se, insomma, i crediti fiscali dovessero davvero andare a costituire una sorta di compensazione per gli ammanchi di cassa. Quando a criticare questo meccanismo perverso del Superbonus era Draghi, l’obiezione dei leghisti era che “un banchiere centrale non conosce l’economia reale”. Chissà se Giorgetti, per Gusmeroli e soci, è abbastanza “uomo del popolo” per essere preso sul serio.