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Salvini premier per un giorno

Salvatore Merlo

Meloni a Bali, Tajani a Bruxelles e a Roma resta Salvini. Da solo. “Ehm, ma Tajani a che ora torna?”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è a Bali, due oceani la separano dall’Italia. Il vicepremier Antonio Tajani è a Bruxelles, a farsi arrostire da francesi e tedeschi. E così a Roma, a Palazzo Chigi, a guidare la nave – per così dire – ieri c’era  lui, l’altro vicepremier... Matteo Salvini. Presidente del Consiglio per un giorno. Fortunatamente o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista, ieri è stato un tranquillo lunedì di metà novembre. Nessuna urgenza, nessun cataclisma, nessuna crisi diplomatica da risolvere convocando il governo.

 

Altrimenti Salvini avrebbe potuto realizzare il sogno della vita, fin qui appena sfiorato, sì, ma certamente ben rappresentato nella misura di massima aspirazione esistenziale attraverso quel frustrante simbolo della Lega che recita in calce: “Salvini premier”. Appunto. Pare che di fronte all’ipotesi di lasciarlo da solo a casa, proprio come succede con i figli piccoli o con il gatto, quando cioè capita di temere che gli uni possano ruzzolare giù dalle scale e l’altro fare la pipì sul divano, la presidente Meloni – che a Salvini ha negato il Viminale e voleva togliere pure la Guardia costiera – abbia provato un brivido infinitesimale del pensiero: “Ehm, ma Tajani a che ora torna? E Alfredo mica si allontana?”.

 

Partito con lei anche il fidatissimo Giovanbattista Fazzolari, a presidiare la quiete domestica di Palazzo Chigi, a controllare cioè che la casa non andasse a fuoco, era rimasto soltanto Alfredo (Mantovano), ovvero il sottosegretario anziano alla presidenza del Consiglio. Il più esperto dei badanti. Chiusi metaforicamente a chiave anche  i bagni del secondo piano, allertato lo staff, alla fine Salvini non si è nemmeno fatto vedere in quelle stanze che tuttavia il segretario della Lega  e ministro e vicepremier ha assolutamente voluto non lontano da quelle di Meloni (per dargliele, a Chigi sono stati sfrattati i sottosegretari minori, deportati nella sede distaccata di via della Mercede).

 

D’altra parte da qualche tempo Salvini si autorappresenta come una specie di premier-ombra o di abilissimo suggeritore. Una specie di Goffredo Bettini di Giorgia Meloni. Giovedì, appena concluso il Cdm, aveva persino anticipato il comunicato ufficiale del governo dando lui la notizia del rinnovo dei contratti nella scuola. È ministro dei Trasporti, annuncia ponti sullo Stretto di Messina e riforme epocali del codice degli appalti, ma spazia pure sui vasti continenti della politica estera e dell’immigrazione. Meloni lo lascia fare. D’altra parte è crollato al 7,7 per cento nei sondaggi. Lo considera innocuo. Sì va bene, “ma Tajani a che ora tona?”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.