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Il sottosegretario alla Salute Gemmato (FdI): "Pandemia peggiore senza vaccini? Non ne abbiamo la prova"

"Non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini”, dice il responsabile Sanità del partito di Giorgia Meloni, mettendo in discussione un'evidenza ormai acclarata dalla comunità scientifica. Non è la prima volta che l'onorevole si mostra ambiguo sul Covid

Giovanni Rodriquez

“Io registro che per larga parte della pandemia l'Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità quindi questi grandi risultati non li vedo". E quando gli si fa notare che senza i vaccini sarebbe stato peggio: "Questo lo dice lei, non abbiamo l'onere della prova inversa ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini”. Così il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, intervenuto ieri sera a ReStart su Rai Due, ha messo in discussione l’efficacia dei vaccini contro il rischio di decesso andando contro non solo un’evidenza ormai acclarata da tempo dall’intera comunità scientifica internazionale ma mettendo anche in discussione quei dati che settimanalmente vengono forniti dall’Istituto superiore di sanità, l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.

 

Ma questa è stata solo l’ultima gaffe di Gemmato. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Salute, interpellato sulla somministrazione della quarta dose di vaccino contro il Covid, ha spiegato: “La vaccinazione va fortemente consigliata ai cluster che danno mortalità. Non ha senso farlo nelle persone che evidentemente non muoiono contraendo il virus, perché vi sono delle reazioni avverse all'assunzione di farmaci e di vaccini, in questo caso l'idea è bilanciare sempre”. A questo punto perché non rivedere anche il Piano di prevenzione e controllo per la stagione influenzale o l’intero Piano nazionale di prevenzione vaccinale? Se, come ha suggerito Gemmato a proposito dei vaccini contro il Covid, il rischio di morte è l’unico elemento da tenere in considerazione per giudicare come “utile” o meno il ricorso ad una vaccinazione, non ha senso continuare a raccomandarla per malattie che non espongono le persone a un alto rischio di esito fatale.

  

Oggi, per esempio, il vaccino contro l’influenza stagionale è offerto gratuitamente a quelle donne che si trovano in gravidanza e nel periodo “postpartum” all’inizio della stagione epidemica, così come a personale sanitario, forze di polizia, vigili del fuoco e categorie “socialmente utili” che potrebbero “avvantaggiarsi della vaccinazione per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa”.

 

Al di là del rischio decesso si dovrebbero infatti tenere in considerazione anche quei criteri di pubblica utilità per chi ad esempio lavora nei servizi primari, esattamente come già si fa per le vaccinazioni contro l’influenza, oltre ad altre ragioni di salute pubblica come la possibilità di non contrarre una malattia che potrebbe anche assumere forme gravi o, ancora, evitare forme di long Covid che potrebbero pesare a lungo sullo stato di salute delle persone. Se questo è l’approccio del ministero della Salute sul tema vaccini, il rischio di far diventare un grande flop l’attuale campagna vaccinale diventa quasi una certezza.

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