Riccarco Riccardi (Foto dal profilo FB)

L'intervista

"Tutti i medici dovrebbero essere vaccinati". Parla Riccardi (FI), assessore alla Sanità del Friuli

Annalisa Chirico

"Sulla pandemia il governo ha voluto dare un segnale di rottura. Il problema non è solo il Covid: nel 2019 il tasso di adesione dei sanitari alla campagna antinfluenzale si è attestato sotto il 20 per cento", dice l'esponente di Forza Italia e vice di Massimiliano Fedriga. 

“Il governo deve restare compatto perché abbiamo davanti una delle stagioni più difficili della storia repubblicana”, parla così al Foglio Riccardo Riccardi, vicepresidente e assessore alla Sanità del Friuli Venezia Giulia. “Gli italiani si sono espressi in modo inequivocabile, la democrazia non vale soltanto quando a vincere sono gli altri – scandisce l’esponente di Forza Italia. In questa fase FI e la Lega non sono le forze trainanti del centrodestra ma questo fa parte della politica. Il presidente Giorgia Meloni ha ricevuto un mandato importante in un momento delicato: servono decisioni forti senza cedere alle liturgie paralizzanti del burocratese”.

Si avverte però qualche tensione dentro la maggioranza, soprattutto dalle parti di FI. “Il governo deve garantire compattezza e responsabilità istituzionale. La stagione che ci attende non sarà facile. L’Italia si muove all’interno di un quadro internazionale destinato a ridisegnare gli equilibri mondiali. Già in passato la questione energetica ha definito la storia d’Italia, sin dai tempi di Enrico Mattei passando per Aldo Moro, Bettino Craxi e Silvio Berlusconi”. La collaborazione proficua tra Lega e FI in Friuli potrebbe essere d’ispirazione? “La dialettica tra forze diverse è inevitabile ma la mediazione è il dovere della politica. Io mi sono formato da giovanissimo nelle sezioni della Democrazia cristiana dove il confronto delle idee non mancava ma poi si sapeva individuare un elemento unificante. Durante il mandato in regione, che volge al termine, abbiamo affrontato fasi complicate, persino drammatiche, a causa della pandemia, della tempesta Vaia, della crisi energetica, eppure con il presidente Massimiliano Fedriga abbiamo lavorato sempre in perfetta sintonia, senza mai un motivo di divergenza sulle azioni strategiche da intraprendere per lo sviluppo del nostro territorio”.

 

Il governo intende sbloccare le trivellazioni per tornare ad estrarre gas in Adriatico ma c’è chi, come il presidente del Veneto Luca Zaia, solleva obiezioni di carattere ambientale. “Conosco troppo bene Zaia per fraintendere il suo messaggio. A mio giudizio, non lo preoccupano le trivellazioni ma la fragilità ambientale di una specifica zona. Sono certo che noi esprimeremo un favore unanime al nuovo piano di estrazioni. L’Italia è il paese dei no ma, a forza di no, siamo finiti per essere fanalino di coda in Europa”. Che cosa pensa del reintegro anticipato dei medici non immunizzati? “Mettiamoci d’accordo: se il governo Meloni assume una decisione, le regioni sono tenute ad applicare le regole. Non si può agire ciascuno di testa propria. Il governo ha voluto dare un segnale di rottura rispetto alla precedente gestione Covid. Anche durante i mesi durissimi dell’emergenza sanitaria, le regioni hanno saputo coordinarsi per esprimere sempre una posizione unanime al governo. Il Covid esiste ancora ma di questa infezione sappiamo molto più di prima. I sanitari ci dicono che non si vedono polmoniti da mesi, non possiamo ignorare la realtà. Esiste una sanità oltre il Covid che riguarda migliaia di persone che attendono prestazioni a lungo rinviate, a fronte di ritardi e carenze gravi. Quanto ai medici non vaccinati, le direzioni sanitarie si atterranno a un principio di prudenza e li indirizzeranno nei reparti non a rischio. La riflessione che l’Occidente dovrebbe svolgere è un’altra”.

 

Quale? “Fosse per me, i sanitari dovrebbero essere tutti vaccinati. Ma il problema non è solo il Covid: nel 2019 il tasso di adesione alla campagna antinfluenzale tra i sanitari si è attestato sotto il 20 per cento. Abbiamo vissuto la prima pandemia in tempo di social network, e in Europa è mancata la solidarietà tra i paesi membri, ognuno ha fatto per sé. Di colpo, ci siamo resi conto di dipendere dall’estero anche per i più basilari ausili di protezione, oltre che per i ventilatori, mentre la gente moriva”. Sulle Ong il governo esagera? “Nient’affatto, il dialogo in Europa va conquistato a parità di condizioni. Vivo in una terra che conosce l’emigrazione, i nostri vecchi sono andati dall’altra parte del mondo. La solidarietà a chi cerca un futuro migliore per sé e per la propria famiglia va garantita ma l’Italia non può essere il ventre molle d’Europa. Vogliamo parlare degli scafisti? Il buonismo non risolve i problemi, io sono per il buon senso”.

Ma, secondo lei, nel disagio di Berlusconi verso Meloni premier pesa anche la difficoltà di accettare una donna che comanda? “Lo escludo. Mai in un partito come il nostro c’è stata una tale presenza femminile e di rilievo. Quante donne sono arrivate a ruoli apicali grazie a Berlusconi? Il primo presidente del Senato lo abbiamo indicato noi. Meloni dimostra, con la sua parabola, che le quote rosa non servono. Se sei brava, sei brava”.