Il caso
Piantedosi sui migranti si smarca da Salvini: "Non cercavo l'incidente con la Francia"
Questa mattina l'informativa del ministro dell'Interno sui migranti. Ancora non c'è stato un incontro a Bali fra Macron e Meloni. L'ambasciatore Masset: "Non ci sarà"
Il prefetto alla prova dell’Aula. Per la prima volta Matteo Piantedosi si presenta in Parlamento consapevole che non sarà più il tecnico del Viminale, né l’ex capo di gabinetto di Matteo Salvini, ma il ministro dell’Interno del governo di centrodestra. Pronto a essere messo in discussione dalle opposizioni e forse punzecchiato da pezzi di maggioranza. Questa mattina – prima al Senato, poi alla Camera – è atteso dall’informativa sui migranti. E sul caso che ha provocato una crisi diplomatica con la Francia. A partire dal caso della Ocean Viking sbarcata a Tolone. Dirà che non era il suo obiettivo arrivare a delle frizioni con Parigi.
Non a caso, martedì scorso, quando la Francia si diceva pronta ad accogliere la nave, mentre Salvini parlava di “aria cambiata” facendo indispettire l’Eliseo, Piantedosi si era limitato a commentare: “Non sono soddisfatto né insodisfatto. A me interessa il principio dello stato di bandiera, che in questo caso era la Norvegia”.
Una sfumatura non banale. Che colloca il ministro lontano dalla propaganda del capo del Carroccio, nonostante sia stato nominato, almeno sulla carta, in quota Lega. In questa fase, nel governo, tutti si dicono pronti a ricucire lo strappo con la Francia, soprattutto dopo l’intervento di Sergio Mattarella. Oggi, ultimo giorno disponibile, si capirà se Giorgia Meloni riuscirà a parlare con Emmanuel Macron al G20 di Bali. Finora i due si sono praticamente sfiorati e incrociati, ma non risultano colloqui a margine né soprattutto bilaterali. Il grande freddo sembra destinato a continuare. L’ambasciatore Christian Masset dice che, da quanto gli risulta, non sono previsti incontri. E che nel merito della faccenda l’importante è che sul tema dell’immigrazione ci sia “solidarietà, responsabilità e rispetto del diritto”.
Dentro Fratelli d’Italia, poco si minimizza, molto si tiene il punto. Guido Crosetto, dal vertice dei ministri della Difesa Bruxelles, parla di “crisi quasi rientrata” e che insomma certi bisticci “succedono anche nelle famiglie”. Salvo ribadire che l’obiettivo è ottenere “una linea europea”. Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, rivendica “di aver fatto la voce grossa” con Parigi e che lo scontro “non era fine a se stesso”, ma per rivendicare un principio. Il tutto con una postilla: “Noi disumani? Sono loro che hanno chiuso le frontiere a Ventimiglia”. Si capisce che la situazione è ancora abbastanza incagliata. E qui entra in scena Piantedosi protagonista attivo della vicenda, soprattutto nel balletto degli sbarchi delle quattro navi arrivate in Italia. Ieri mattina per un’ora ha incontrato al Viminale i capigruppo di Camera e Senato della maggioranza. Per ragguagliarli sull’informativa. La delegazione di Forza Italia, capitanata dalla coppia Ronzulli-Cattaneo, torna ad auspicare che la tensione con la Francia si abbassi. “Mi auguro che ci sia un chiarimento fra Meloni e Macron: non c’è nessuna intenzione di avviare una conflittualità”. Cattaneo, nel ripercorrere il film di questa tensione diplomatica, parla di una “escalation da parte di qualcuno”. Piantedosi racconta che il vertice con la maggioranza è andato bene e che insomma aspetta di ascoltare anche le opposizioni che fanno il loro lavoro, anche se sono divise al loro interno, a partire dalla posizione di Carlo Calenda, lontana rispetto a quella del Pd.
Il ministro dell’Interno in Aula vorrà continuare a insistere sulla responsabilità degli stati di bandiera delle navi ong. Ma anche sull’importanza di “un approccio europeo” nella gestione dei migranti. “Fenomeno non eliminabile, ma controllabile sì”. Da qui l’esigenza di un nuovo decreto flussi con accordi bilaterali con paesi di ingresso e di transito, non solo insomma con Tunisia e Libia. “Servono arrivi, sicuri e regolari”. A margine dell’informativa, il titolare del Viminale è sempre più convinto di portare a termine la stretta sulle ong con provvedimenti più duri: sequestri, multe e poteri ai prefetti. Il tema dell’immigrazione insomma rimane centrale. Il governo Meloni ne fa una questione di principio. La Francia può aspettare. Nell’informativa – lunga venti pagine – che leggerà questa mattina Piantedosi vuole dare una fotografia del fenomeno. Ribadendo che non era sua intenzione provocare una crisi con Parigi.