lo scenario
Per Bonaccini (voluto da 1 elettore Pd su 3) non sarà facile disarcionare le correnti
In attesa di capire chi saranno i suoi sfidanti, il presidente dell'Emilia-Romagna è il candidato alla segreteria con il maggior seguito tra i dem. "Non voglio il sostegno delle correnti", ha detto ieri. Ma la sua elezione passa anche dalle scelte della dirigenza
Fresco di autocandidatura alla segreteria del partito, Stefano Bonaccini ha dalla sua parte pure i sondaggi. Che, complice anche un quadro ancora poco definito, lo vedono come il più probabile prossimo leader del Pd. La fotografia l'ha scattata Ilvo Diamanti su Repubblica: secondo la rilevazione condotta dall'istituto Demos, il 32 per cento degli elettori dem vorrebbe il presidente dell'Emilia-Romagna come prossimo segretario. Un dato in crescita (di 6 punti) anche solo rispetto a un mese fa. Dietro di lui, però, ci sono solo candidati unofficial: per dire, la ex vicepresidente di Bonaccini in regione Elly Schlein, è accreditata dell'8 per cento dei consensi, ma non ha ancora sciolto la riserva sul futuro. Ad alcuni parlamentari ha confessato di starci pensando, ma molte delle sue mosse passano anche dalle considerazioni e dalle eventuali pressioni che le dovessero giungere dalle cosiddette correnti.
Già, le correnti. Annunciando il passo in avanti, Bonaccini ha utilizzato parole tra le più ferree nella storia recente del Pd. “Non chiederò a nessuna corrente di sostenermi né vorrò il sostegno di qualsivoglia corrente. Non possiamo più permetterci di selezionare le classi dirigenti attraverso le correnti, basta“, ha detto dimostrando di non temere le contromosse degli avversari. Che per adesso studiano la reazione rimanendo silenti, in un cono d'ombra. A essersi espressi a favore del governatore ci sono gli amministratori locali come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, il presidente della Toscana Eugenio Giani, un endorsement potrebbe presto giungergli dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che a lungo ha coltivo ambizioni da segretario e che però con ogni probabilità adesso si tirerà fuori dalla corsa. Il sostegno di Base riformista, cui aderiscono tra gli altri l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri e Luca Lotti, è dato per scontato. Questo nonostante Bonaccini, considerato all'epoca della segreteria Renzi molto vicino all'ex premier, non abbia mai aderito alla sigla interna ai dem.
Fatto sta che l'ostracismo nei confronti del correntismo dovrà convivere con l'organizzazione storica che si sono dati i dem. La quale, giocoforza, avrà un peso nell'allestimento del prossimo congresso. Come avevano anticipato in una lettera al Foglio, le parlamentari dem Lia Quartapelle e Marianna Madia hanno fatto un j'accuse nei confronti della struttura delle correnti, proponendone l'abolizione. Ma nell'assemblea convocata sabato scorso per approvare le modifiche allo statuto, l'ordine del giorno delle due deputate non è stato messo ai voti. Sebbene il segretario uscente Enrico Letta si sia speso per assumersi l'impegno di "fare una proposta sul regolamento congressuale".
Sullo sfondo rimangono poi gli attendismi di una parte di Pd ancora indecisa (e indecifrabile) sul da farsi. Così mentre Dario Franceschini e tutti gli altri iscritti ad AreaDem sono propensi a sostenere Elly Schlein, la cosiddetta sinistra del partito, quella che va da Goffredo Bettini ad Andrea Orlando, passando per l'ex segretario Nicola Zingaretti, dopo il fastidio per l'accelerazione sui tempi del congresso medita ancora se scomettere su un proprio candidato o puntare già adesso le sue fiches sui maggiori contendenti. Alcune considerazioni le meriterà senz'altro il posizionamento dello stesso Letta, che per ragioni di opportunità ci tiene a mostrarsi il più neutrale possibile. Ma è indubbio che, dopo averla inserita nelle liste e averla accolta nel percoso delle Agorà democratiche, non vedrebbe affatto male un passaggio di consegne con Schlein. Mentre non è ancora chiaro se e in che modo, in vista della primarie del 19 febbraio, Speranza e compagni saranno della partita.
A ogni modo, il prossimo 27 novembre è prevista un assemblea degli amministratori locali organizzata dal sindaco di Firenze Dario Nardella. Lì si capirà meglio se il primo cittadino toscano se la sentirà di provare, dopo mesi voci, a essere in partita. Ma c'è la concreta possibilità che alla fine la convention finisca per essere una specie di volata per Bonaccini. Con il rischio che qualcuno la consideri come un'investitura da parte dell'ennesima corrente.