L'intervista
“L'autonomia? Fratelli d'Italia è in prima linea”. Parla il senatore De Carlo
Il coordinatore veneto del partito meloniano nega la spaccatura col sud e il dietrofront della premier “sulla madre di tutte le battaglie: dopo cinque anni di nulla, la porteremo a casa noi”
Passo indietro di Fratelli d’Italia? “Macché. Una legge quadro sull’autonomia differenziata è tra i nostri obiettivi prioritari”. Mal di pancia fra i parlamentari del sud? “Va spiegato che il principio di sussidiarietà fa bene anche a loro”. Zero scaramucce in sede di governo? “Zero. I veneti stiano tranquilli”. Parola di Luca De Carlo, senatore e coordinatore regionale di FdI, che smentisce le voci attorno a una Giorgia titubante, perché in questa prima fase della legislatura le urgenze sarebbero altre. “Abbiamo discusso di autonomia più in queste poche settimane che negli ultimi cinque anni: direi che il ritmo è cambiato. Presto porteremo a casa la partita”.
Insomma, altro che partito spaccato tra forze stataliste e spinte centrifughe. “Fratelli d’Italia ha un’anima sola incarnata dal nostro grande leader”, De Carlo gonfia il petto. “Lo ribadisco”, è vero, parlava così al Foglio anche in campagna elettorale, “autonomia e presidenzialismo sono due capisaldi che si rinforzano tra loro. Il primo prevede un iter legislativo più veloce, l’altro necessita di una modifica costituzionale: viaggiano a due velocità ma questo non è un problema. Lo dice anche Lollobrigida”. Nessuno, nella coalizione di maggioranza, starebbe mettendo il bastone fra le ruote al ministro Calderoli. “Lui ha la deroga agli Affari regionali: ovvio che si occupi da subito di uno dei temi chiave per il centrodestra. Propone bozze sulla legge quadro, queste vengono discusse in Consiglio dei ministri e convergeranno in una soluzione che soddisfi tutti. Gli amici della Lega la pensano come noi. E gli alleati sanno che non tradiamo mai”.
Pure il Doge Zaia, in effetti, negli ultimi giorni aveva dichiarato che “attorno all’autonomia emerge una certa sintonia tra le parti”. Ma come fare con il mezzogiorno, in preda alla riscossa di Giuseppe Conte? “Dovremo essere bravi noi a farci capire”, dice De Carlo. “Sussidiarietà vuol dire maggiore efficienza per ogni realtà a livello locale. Sia a nord, sia a sud. Avete visto cos’è successo col reddito di cittadinanza?”. Sfonda una porta aperta. “Prima esisteva il reddito d’inclusione: uno strumento migliorabile ma funzionava, era una forma federalista di gestione delle risorse. Col Rdc si è passati all’accentramento del contributo, bypassando il territorio e buttando all’aria il grande lavoro fin lì assicurato dai servizi sociali dei comuni. La diminuzione della povertà è stata irrisoria, zero aumento dei posti di lavoro. In quel caso, devolvere fino al livello più capillare degli enti locali era la soluzione giusta. In altri invece, la sussidiarietà si esprime su base regionale”.
Il senatore ci tiene a spiegarlo a chi legge, “ma i veneti non ne hanno bisogno. Qui, alle ultime elezioni, FdI è andato oltre 32 per cento: il dato più alto di tutte le regioni. Significa che i cittadini ci hanno premiato e si fidano. L’autonomia gliela daremo noi”. Un giorno. “Entro questa legislatura. Questo è un governo finalmente politico, nato in difficili condizioni esterne: la priorità ora è garantire la sicurezza delle imprese. Ma a partire dalla finanziaria, ci sono già chiari segnali a supporto di lavoratori ed enti locali”. Agli alfieri l’onere di esporsi. A Meloni l’onore del silenzio: sondaggi alla mano, vale più di mille proclami.