Allarme opere pubbliche
“Occhio ai Tar, il Pnrr è a rischio”. Parla il viceministro Bignami
In Puglia fermata l’alta velocità da un tribunale. Il governo Meloni è preoccupato: così passa una logica suicida per l’Italia
Galeazzo Bignami, viceministro dei Trasporti in quota Fratelli d’Italia è preoccupato. “Con questa logica – dice – qualsiasi opera è a rischio, così si mette in pericolo l’intera struttura del Pnrr nel nostro paese”. La logica allarmante che, dice “rischia di far saltare tutto”, è quella contenuta nelle 55 pagine della sentenza del Tar della Puglia che mercoledì ha accolto il ricorso di alcuni cittadini e di un comitato ambientalista per l’annullamento della delibera regionale che ha autorizzato il nuovo nodo ferroviario di Bari Sud, un’opera da 406 milioni di euro, di cui più della metà di fondi Pnrr. La notizia non poteva non fare rumore. Si tratta del primo stop da parte di un tribunale di un’opera finanziata dal piano europeo. La decisione del tribunale amministrativo si regge, tra gli altri, su un motivo.
Si legge nella sentenza: “L’amministrazione regionale dovrebbe motivare in ordine all’assenza di alternative localizzative e/o progettuali, non facendo genericamente riferimento all’esistenza di ‘un lungo percorso di confronto’ rispetto al quale non sarebbe più possibile tornare indietro”. Insomma, Regione e Rfi non avrebbero valutato alternative. “È proprio questo che mi lascia perplesso”, dice Galeazzo Bignami. “Se il tribunale sostiene che per tutte le opere c’è l’esigenza di condurre delle valutazioni comparative sulla valutazione d’impatto ambientale, sulla valutazione di sostenibilità sanitaria, sull’economicità del progetto, si apre una breccia nella normativa straordinaria creata dal governo Draghi, il cosiddetto fast track, che rischia di far crollare tutto”.
Il viceministro fa suo il ragionamento che spinse Draghi ad adeguare la normativa: “I Tar sono sempre sensibili alle istanze dei comitati, è un problema di ordine generale. La normativa del fast track era funzionale proprio a rendere più rapida l’attuazione dei progetti del Pnrr con la rimozione di queste forme comparative, mentre con questa sentenza il Tar svolge un sindacato ispettivo sanzionando proprio l’assenza di un’operazione comparativa, che però è del regime ordinario, non di questa procedura semplificata”. E adesso il rischio è che in qualche modo questa sentenza possa fare scuola. “Siamo molto preoccupati perché il modello del fast track consente la velocizzazione dei tempi della burocrazia, se questa sentenza fosse confermata dal Consiglio di stato ci sarebbe il rischio di tornare ai vecchi paludosi meccanismi, non compatibili con le esigenze del Pnrr e aggiunge ai problemi che abbiamo già, dal caro energia alla carenza di manodopera e materie prime, il tema della burocrazia, speriamo che, in appello, il Consiglio di stato ribalti questo verdetto”.
Ma non è solo la sentenza del Tar a preoccupare il viceministro di FdI. Uno dei principali obiettivi del governo nei prossimi mesi sarà la revisione del Codice degli appalti, una modifica che dovrà rendere ordinarie molte delle attuali norme derogatorie. “Il problema – dice – è che l’attuale bozza di revisione del codice è in larga parte un copy out delle direttive europee 23, 24 e 25 del 2014 che però non incidono sulla fase burocratica che occupa il 70 per cento del tempo di una procedura. Dal rilascio del bando in poi, per ridurre i tempi, si accelera nell’aggiudicazione con un modello simile a quello Genova”. E qui secondo Bignami si nasconde un inghippo. “Quel modello – dice – è stato fatto senza considerare appieno il tema della concorrenza, vista l’emergenza in cui fu elaborato. È un riferimento, ma dobbiamo stare attenti perché il rischio è suscitare una reazione dall’Ue per compressione della concorrenza di mercato che potrebbe portare all’avvio di una procedura di infrazione. Il fast track così come altre disposizioni dei decreti semplificazioni, se generalizzate, si espongono a questo rischio. Per noi la vera semplificazione è tagliare la parte burocratica a monte”.